I film di guerra targati ‘Usa’ hanno spesso avuto una funzione propagandistica, soprattutto durante o dopo i principali conflitti del XX e XXI secolo. Esplicitamente prodotti o supportati dalle varie amministrazioni americane per influenzare l’opinione pubblica, sostenere l’arruolamento e promuovere una narrativa specifica in merito ai conflitti, essi sono, principalmente, dei veri e propri film propagandistici o patriottici. Nei casi dei registi più pregevoli, lo stile filmico statunitense ama l'esplorazione della violenza, che hanno generato film iconici o capisaldi del loro genere. Ma anche pellicole come 'Taxi Driver' e 'Tornando a casa', che sfiorano solamente il tema bellico come contesto in cui far muovere la vicenda di vita propria, hanno avuto il merito di denunciare il tema dei reduci e del loro difficile reinserimento nella società. Sia come sia, eccovi qui di seguito un rapido elenco di questa particolare cinematografia americana.
Seconda guerra mondiale
Durante la seconda guerra mondiale, molti film furono prodotti con il supporto diretto del Dipartimento della Guerra: da 'Why We Fight' (1942–45), una serie di documentari diretti dal regista americano Frank Capra, finanziati dal governo per spiegare ai soldati e al pubblico perché gli Stati Uniti erano entrati in guerra, al film 'Sahara' (1943), interpretato dalla star hollywoodiana Humphrey Bogart, passando per il discutibile 'Thirty seconds over Tokyo' (1944), che celebra il bombardamento di Tokyo da parte degli Usa.
Guerra del Vietnam e film pluripremiati
Durante e dopo il conflitto in Vietnam, l’approccio 'hollywoodiano' divenne più critico che celebrativo, fatta eccezione per 'The Green Berets' (1968), interpretato da John Wayne: uno dei pochi film apertamente pro-guerra durante i un periodo in cui l’opinione pubblica era fortemente divisa. Uno dei primi film pluripremiati anti-guerra, 'Il cacciatore' (The Deer Hunter, 1978), diretto da Michael Cimino (cast stellare e interpretazioni indimenticabili) si concentra sui marines americani che finiscono a giocare con la morte nelle bische clandestine del nemico. Il capolavoro di Francis Ford Coppola, 'Apocalypse Now' (1979), ispirato a 'Cuore di tenebra' di Joseph Conrad, è un film epico sulla guerra in Vietnam, che narra la storia del capitano Benjamin L. Willard alle prese con un leggendario Marlon Brando nel ruolo del colonnello dell’esercito americano Walter E. Kurtz, da tempo disertore, ormai padrone assoluto di un gruppo di fedelissimi cambogiani. Una figura emblematica, che ha incarnato l’antimilitarismo e l’attacco al potere. Altre opere premiate sul tema della guerra in Vietnam sono 'Full Metal Jacket' (1987), di Stanley Kubrick, film che mostra la disumanizzazione attraverso l’addestramento e il combattimento e 'Platoon' (1986), del regista americano, Oliver Stone. Sempre di Oliver Stone, il premiatissimo 'Born on the Fourth of July' (1989), racconta la trasformazione di un patriota in attivista pacifista.
Guerra del Golfo e conflitti più recenti
Dagli anni 2000 in poi, vari film americani hanno mostrato il ritorno ad un’ottica più 'patriottica' e, a volte, propagandistica. Sono film realizzati, spesso, con la diretta collaborazione del Pentagono: se 'Top Gun' (1986 e 2022) è celebre per la sua funzione 'pro-arruolamento' nella Marina USA, il discutibile 'Black Hawk Down' (2001), realizzato con la collaborazione del Dipartimento della Difesa (oggi della Guerra, ndr), glorifica l’intervento americano in Somalia, che fu un orrore e un totale fallimento. Anche in 'American Sniper' (2014), di Clint Eastwood, viene glorificato il patriottismo del cecchino Chris Kyle - una figura estremamente attuale nella sua aberrazione - che vigila sui suoi commilitoni dagli attacchi dei 'cattivi' iracheni. Si pensi, per contrasto, alla 'demonizzazione' del cecchino donna-vietcong in 'Full Metal Jacket'.
Segni distintivi della propaganda cinematografica
Insomma, anche nei film di una certa qualità, vi è quasi sempre una rappresentazione manichea tra i 'buoni' soldati Usa contro i 'cattivi' nemici stranieri. In quelli con finalità di arruolamento - non documentari, ma opere di finzione con trama e personaggi - il linguaggio è enfatico, corredato da musiche e montaggi spettacolari. Nessuna o minima rappresentazione delle vittime civili o dei danni collaterali viene mai sottolineata.
Antibellici
A metà strada tra i pluripremiati Oliver Stone, Stanley Kubrick o Francis Ford Coppola e i film di propaganda bellica, vi sono alcuni lavori antibellici come 'Johnny Got His Gun' (1971): un film che racconta di un soldato mutilato durante la seconda guerra mondiale; oppure, il crudo 'Casualties of War' (1989), con Michael J. Fox e Sean Penn, pellicola che racconta uno stupro di guerra commesso da soldati americani in Vietnam.
Guerra in Iraq e Afghanistan
'The Hurt Locker', del 2008, analizza l’adrenalina e la dipendenza dalla guerra, piuttosto che glorificarla, mentre nel film 'In the Valley of Elah' (2007), un padre cerca il figlio scomparso, tornando con sguardo critico sulla guerra e i suoi effetti psicologici.