
Un presidente degli Stati Uniti politicamente distruttivo come Donald Trump non rappresenta solamente un grave rischio di arretramento per il proprio Paese, ma può provocare danni anche all’intera comunità internazionale. In un’epoca di masochismo come quella attuale, quanto emerso dal Piano di scurezza nazionale americano, che prevede l’allontanamento dell’Italia dall’Unione europea, ha dato nuovamente il via a una serie di polemiche basate su una sorta di nazionalismo narcotizzato, che si rivelerebbe come un vero e proprio tradimento da parte di chi afferma di voler mantenere "la nazione" in una condizione di stabilità e di sicurezza. Veniamo, dunque, per l’ennesima volta, a elencare le probabili conseguenze di un’uscita dell’Italia dalla cosiddetta 'Eurozona'. Innanzitutto l’operazione non avrebbe delle tempistiche immediate, come si è già visto nel caso della Brexit. In secondo luogo, il nostro abbandono della Ue e dell'Euro comporterebbe gravi conseguenze economiche e sociali: a) una svalutazione della nuova valuta; b) un aumento dell'inflazione e dei tassi d'interesse; c) la perdita di accesso al mercato unico e la limitazione della libertà di movimento. Si assisterebbe, cioè, a una lunga fase d’incertezza finanziaria, con potenziali crisi bancarie e una significativa contrazione del Pil, accompagnata da un calo verticale del potere d'acquisto e da una forte difficoltà di finanziamento sia del welfare, sia delle imprese. Insomma, niente soldi per tutti. Probabilmente, coloro che si dichiarano favorevoli a una simile decisione non sono spinti da sentimenti emotivi di folle ignoranza: semplicemente, si teme che diventi palese ai cittadini che un’Italia collocata all’interno di una potenza sovranazionale pone in forte discussione tutti quei principi nazionalisti e localisti che avevano condotto il Paese verso la distruzione della seconda guerra mondiale e a un lungo regime semi-coloniale da parte degli Usa. Non si tratta di spinte che albergano solamente in Fratelli d’Italia o in quelle forze che si ritrovano alla destra estrema dell’attuale Partito di maggioranza relativa: anche la Lega teme di veder superati i propri obiettivi federalisti e autonomisti, imperniati attorno a un principio d’identità localista basato su campanili e gonfaloni. Ed ecco spiegato il forte rigurgito tradizionalista teso a utilizzare qualsiasi vecchio arnese, persino il cattolicesimo più bigotto e controriformista. Siamo di fronte a una sorta di resa dei conti per un bel 'pezzo' di popolo italiano, che proprio non intende uscire da una sorta di labirinto subculturale. Ma analizziamole meglio le possibili conseguenze di un’uscita dell’Italia dalla Ue.
Conseguenza n. 1
L'adozione di una nuova valuta nazionale al posto dell’Euro, in termini di cambio valutario non comporterebbe affatto un’equazione automatica 1 Lira=1 Euro. Se così fosse, l’abbandono della moneta unica sarebbe un’operazione puramente simbolica. Una caratteristica che piace molto alle forze di destra, come abbiamo visto con la norma sull’utero in affitto, proclamata reato universale nonostante questa pratica sia legale in molte parti del mondo. Tuttavia, nel caso della nuova moneta non ci sarebbe solamente materia per farsi 4 risate, perché il ritorno della Lira, nel giro di pochi giorni, si tramuterebbe in una forte svalutazione rispetto all'Euro, facendo aumentare il costo dei beni importati e un conseguente aumento dell'inflazione.
Conseguenza n. 2
Quanto descritto nel paragrafo precedente avrebbe, inoltre, un forte impatto sul nostro debito pubblico, che a quel punto dovrebbe essere 'riconteggiato' nella nuova moneta svalutata: una sorta di 'default', che aumenterebbe i costi per il suo rifinanziamento e una forte sfiducia sui mercati internazionali.
Conseguenza n. 3
In termini finanziari, l’uscita dall’Eurozona provocherebbe una forte fuga di capitali, con conseguente rischio di crisi per il sistema bancario nazionale. La qual cosa potrebbe richiedere l'intervento dello Stato in molti settori, per riuscire a rispondere alla domanda di credito di molte aziende in un momento di risorse limitate.
Conseguenza n. 4
La perdita di accesso al mercato unico di beni e capitali ci obbligherebbe a dover affrontare dazi e controlli doganali per le esportazioni verso i Paesi europei, riducendo la competitività delle nostre imprese.
Conseguenza n. 5
L'inflazione e i tassi d'interesse più alti ridurrebbero il potere d'acquisto di stipendi e pensioni, erodendo il valore reale dei risparmi.
Conseguenza n. 6
Con l’uscita dalla Ue verrebbero meno le libertà di movimento, di lavoro e anche di studio (come per esempio il Progetto Erasmus, ndr) per tutti i cittadini italiani all'interno dell'Unione europea.
Conseguenza n. 7
L'Italia si troverebbe emarginata dal contesto politico, economico e culturale europeo, perdendo influenza e credibilità a livello internazionale.
Conseguenza n. 8
La contrazione del Pil, la minore competitività delle imprese e la crisi economica generale porterebbero a un forte aumento della disoccupazione, vanificando ogni sforzo fatto, fino a oggi, in tal senso.
Conseguenza n. 9
Lo Stato si ritroverebbe ad avere maggiori difficoltà nel finanziare servizi essenziali come sanità, istruzione e ricerca, con possibili tagli e un peggioramento del welfare.
Conclusioni
L’uscita dell’Italia dalla Ue è solamente un 'bluff'. Anche da parte di chi afferma (gli Stati Uniti) di volerla distruggere dall’esterno. Una buona parte dei debiti contratti dagli americani dopo la crisi dei subprime del 2008 sono nella pancia della Bce, della Banca popolare cinese e di una serie di soggetti privati niente affatto disposti ad assistere a un panorama destabilizzato. La Cina popolare, a sua volta, risulta decisiva per l’acquisto di petrolio russo. Quindi, anche Mosca avrebbe ben poco da stare allegra. Se si vuole veramente stabilizzare la situazione, per rimettersi in cammino verso una lenta, ma costante, ripresa dovremmo 'congelare' al più presto il conflitto in Ucraina, che rappresenta il vero 'pomo' della discordia di tutto il contesto geopolitico internazionale. Pertanto, sarebbe il caso che anche il presidente Putin scendesse a patti con le richieste della comunità internazionale. Solamente in questo modo, potremmo reindirizzarci verso una nuova fase di distensione dei rapporti. Anche nel confronti della Federaziona russa, nei riguardi della quale non nutriamo, in realtà, alcun male.
Direttore responsabile di www.laici.it