
La presente testata si unisce al disappunto di molti nei confronti della Fiera della piccola e media editoria ‘Più libri, più liberi’, in corso in questi giorni a Roma presso la ‘Nuvola’ di Fuksas. Lo facciamo non perché animati da uno spirito censorio, che di certo non ci appartiene, ma per l’ipocrisia di un sistema culturale che non recepisce l’esigenza – e anche l’urgenza – di comprendere come il revisionismo storico non sia una mera digressione nostalgica nei confronti dei regimi autoritari, ma l’occasione per una rielaborazione dottrinaria del pensiero conservatore nazionale e mondiale. Dunque, più che con l’organizzazione fieristica in sé, ce la prendiamo con l’intero panorama editoriale, totalmente incapace di organizzare una riflessione dignitosa in merito alla questione di una nuova cultura di destra democratica e di governo, rispetto alle continue 'scaramucce' sull’immigrazione, sulla sostituzione etnica e sull’impianto demagogico di molte idee provenienti da un passato raccapricciante. Non è possibile mantenere in asse alcun tipo di riflessione se si tollera, implicitamente, il neo-nazismo, il razzismo e l’antisemitismo come fossero tendenze alla moda. Ci dispiace, ma siamo di fronte al decadimento evidente del concetto di dignità, al fine di consegnarsi, mani e piedi, alle ‘marchette’ imposte dal mercato. Il mondo dell’editoria è divenuto anch’esso oligopolistico, costringendo gli editori piccoli e medi a sopravvivere in una sorta di ghetto qualunquista e semi-parassitario, perennemente in attesa di aiuti esterni. Si lavora per darsi un contegno autoreferenziale, al fine di nascondere la più totale mancanza di idee. E in questo vuoto di idee, si concede spazio a quelle che utilizzano, come proprie bussole di riferimento, il razzismo, la discriminazione sociale, la continua ricerca di un nemico da utilizzare, di volta in volta, come parafulmine di comodo. Passi pure il fascismo da ‘burletta’, poiché ognuno di noi ha le origini familiari che gli sono capitate. Ma la subcultura del nichilismo più intollerante, ci dispiace, non può essere considerata degna di rappresentazione. Sarebbe come teorizzare le rapine a mano armata in quanto tecnica per finire sui giornali: un bel modo di fare notizia, complimenti! Una nuova cultura conservatrice deve battersi per un’effettiva presenza cristiana nella società. E siamo proprio noi laici ad affermare tale concetto, perché la formula ‘Dio, Patria e Famiglia’ non è altro che una scorciatoia per il revisionismo più trucido e volgare. Dio continua a non dare notizie di sé e, anche quando le dà sottoforma di Provvidenza, giunge sempre con notevole ritardo; la Patria è ormai ridotta a vuoto ideale, che va letteralmente in frantumi non appena si frequenta un qualsiasi ambiente militare, composto in larga parte da quegli ufficiali e sottoufficiali che Longanesi definiva i "tengo famiglia"; e la famiglia, infine, continua a essere intesa in quanto concetto puramente apologetico, trasformandosi in un soggetto chiuso, quasi ‘appartamentato’, sul modello delle Brigate Rosse. Insomma, si chiudono le ‘stalle’ quando i ‘buoi’ sono ormai fuggiti. Per cui vi consigliamo, per l’ennesima volta, di tornare a concentrarsi su una più moderna presenza del Cristo-Uomo nella nostra società, rinunciando alle consuete riedizioni del superomismo in tutte le sue forme, comprese quelle dei cartoni animati nipponici; al “soggetto atomico privato” di Alfred Rosenberg in quanto mero detrito culturale; ai deliri trascendenti e messianici del misticismo più bigotto e inattuale. Una cosa solamente vi si chiede, a destra come a sinistra. E nemmeno quella siete capaci di fare, costringendo gli italiani a convivere all’interno di una polarizzazione forzata, sintomo preciso di una perenne campagna elettorale. Noi vi avevamo avvertiti per tempo: la crisi occidentale non è solamente economica, ma anche e soprattutto antropologico-culturale, tra nostalgie lagrimevoli e ‘revanchismi’ di dubbia provenienza e nessuna utilità. E ci avete dato ragione. Ma ci tenevate così tanto?
Direttore responsabile di www.laici.it