Lucilla Corioni

Nell’attesa del film ‘Springsteen: liberami dal nulla”, è giunta in questi giorni la 'Expanded Edition' di 'Nebraska ’82': un cofanetto che riporta in vita la poesia inquieta del 'Boss' tra silenzi, chitarre e redenzione. Ci sono dischi che restano sospesi nel tempo, come lettere mai spedite. 'Nebraska' è uno di questi. Quarant’anni dopo, Bruce Springsteen riapre le porte del suo passato più silenzioso per Sony Music, nelle versioni 4 Lp + Blu-Ray e 4 Cd + Blu-Ray (pre-order). Un ritorno nostalgico, una confessione sottovoce registrata in una sala vuota: il Count Basie Theatre del New Jersey. Cioè, lo stesso luogo dove il 'Boss', accompagnato solo da Larry Campbell e Charlie Giordano, ha risuonato per intero quell’album spoglio, pieno di fantasmi e di grazia. Girato dal regista Thom Zimny senza pubblico, né commenti, il video incluso nel cofanetto diventa un dialogo silenzioso tra passato e presente. "Si sentono soltanto le voci dei personaggi", spiega Bruce Springsteen, "l’unica cosa che non facemmo con l’album 'Nebraska' fu non suonarlo dal vivo. Quindi, il mio primo pensiero, quando si parlava di celebrare il disco, è stato: ci deve essere una performance, bisogna cantare questi brani dall’inizio alla fine. Credo che, suonando di nuovo queste canzoni per essere filmate, la loro importanza mi abbia colpito. C’è qualcosa in quel gruppo di canzoni che contiene una sorta di magia". Zimny, fedele interprete visivo dell’universo ‘springsteeniano’, racconta il senso più profondo dell’impresa: "Come regista, l’intenzione è quella di voler arricchire la performance senza che sia evidente, entrare in quella musica e cercare davvero di esserne un partner invisibile. Le cose si dispiegano da sole. Ed è questa la bellezza di Bruce come narratore". Il cofanetto include anche le Electric Nebraska Sessions, tra cui la versione inedita in trio di 'Born in the Usa', registrata con Max Weinberg e Garry Tallent e rarità come 'Losin’ Kindì, 'Child Bride' e 'Downbound Train'. Una sezione speciale, 'Nebraska Outtakes', svela invece perle dimenticate delle registrazioni casalinghe e una sessione solista unica del 1982: "Abbiamo eliminato le tastiere e suonato essenzialmente come un trio", ricorda Bruce, "era un po’ come fare 'punk-rockabilly': stavamo cercando di portare Nebraska nel mondo elettrico". Il suono è grezzo, ma intimo come un respiro nel buio. Il mix, curato da Rob Lebret, restituisce la purezza di un nastro magnetico che sembra ancora pulsare di malinconia e polvere d’asfalto. E mentre il cofanetto approda nei negozi, il prossimo 23 ottobre giungerà nelle sale cinematografiche  italiane anche 'Springsteen: liberami dal nulla', diretto da Scott Cooper, con Jeremy Allen White nei panni del 'Boss'. Il film, tratto dal libro di Warren Zanes, racconta proprio la nascita di 'Nebraska' in quanto atto di sopravvivenza: un disco inciso in solitudine, su un quattro piste, 'casalingo', mentre il successo bussava alle porte e la paura bussava più forte. Nel cast anche Jeremy Strong nel ruolo di Jon Landau; Paul Walter Hauser come tecnico delle chitarre; Stephen Graham nei panni del padre di Bruce; Odessa Young in quelli di Faye: il suo amore inquieto. Una parabola di redenzione, dolore e poesia, come se la musica potesse davvero liberare dal nulla. E allora, in questo ottobre che profuma di pioggia e leggende, Bruce Springsteen torna a ricordarci che le storie non finiscono mai davvero: si ascoltano di nuovo, si suonano al buio e tornano a respirare. Perché 'Nebraska', oggi come nel 1982, è una preghiera per chi ha ancora il coraggio di cercarsi dentro le proprie ombre. Springsteen, restaurando un suo classico, lo riattraversa come un uomo che rilegge la propria vita alla luce del tempo. Un’opera che non appartiene più soltanto al 1982, ma a ogni ascoltatore che riconosce nella sua voce il silenzio delle proprie ferite.


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