
Altro che socialità virtuale: i giovani sognano in grande e fanno davvero community
Ci sono luoghi che nascono già con un’energia speciale, che sanno raccontare una storia ancora prima che il menù arrivi sul tavolo. 'Cocta' è uno di questi. Un nuovo ristorante romano, anzi un 'risto-social', che è anche un’idea di comunità, un cocktail bar che profuma di incontri, una start-up che dimostra come i fondi europei e un bando della Regione Lazio possano trasformarsi in futuro, se finiscono nelle mani giuste: quelle di giovani che hanno deciso di rischiare, innovare e sognare in grande. Qui il cibo è pretesto e promessa: piatti firmati da chef giovanissimi; tavoli sociali dove ci si siede con gli amici o accanto a sconosciuti che presto lo diventano; frigoriferi ‘dry aged’ all’avanguardia, che frollano e custodiscono carne e pesce come fossero tesori. All’interno della sala si coltivano germogli, essenze e verdurine in una ‘serra verticale idroponica’. E’ presente anche un angolo dedicato al vintage e all’upcycling, per portarsi a casa non solo sapori, ma anche storie. Il tutto immerso in un’atmosfera che vibra tra il calore del ristorante, la freschezza dello spazio esterno e la magia dei cocktails, delle birre artigianali e dei vini naturali che, accompagnati dai 'Cocta Bites', sanno trasformare una sera qualunque in un ricordo indimenticabile. In cucina trovate lo chef, Stefano Garonna e il suo aiuto, Lorenzo Maresca. Il barman è Rony Salinas Gomez e, in sala, vi accolgono, pieni di energia, Matthias Di Schiena e Sofia Theo, tutti tra i 20 e i 31 anni. Abbiamo chiesto a Jacopo de Sanctis, uno dei giovani fondatori di 'Cocta', di raccontarci la loro avventura.
Jacopo de Sanctis, la vostra è una start-up nata con il supporto della Regione Lazio e dei fondi europei: quanto è stato importante questo trampolino per trasformare il sogno in impresa?
“Senza questo sostegno iniziale sarebbe stato difficile dare forma a un progetto così complesso e innovativo. Il supporto della Regione e dei fondi europei non è stato solo economico, ma anche simbolico: ci hanno dato la fiducia e la spinta per credere che ‘Cocta’ potesse nascere e crescere come un’impresa solida, una nuova realtà per il territorio, non solo come un sogno”.
Il cuore di 'Cocta' sono i tavoli sociali: cosa accade quando ci si siede qui?
“Accade la magia più semplice: ci si incontra. I tavoli sociali abbattono barriere, uniscono persone e favoriscono la condivisione, proprio come avveniva nei club di una volta. Questo è stato lo spunto per creare dei tavoli sociali innovativi, dove i clienti avranno la possibilità di usufruire di vari punti di cottura internazionali (hotpot, raclette, fonduta e via dicendo...) su cui potranno cuocere, scottare, fondere o grigliare diversi prodotti scelti da loro e sporzionati dalla nostra brigata. Un’esperienza unica di convivialità”.
Colture idroponiche, materie prime pregiate, piatti fusion: la vostra filosofia di cucina suona poetica e visionaria. Cosa significa davvero per voi 'Cocta'?
“Cocta per noi significa mescolare, sperimentare. Ed è proprio questo che siamo: un mix di culture, tecniche, ingredienti e persone. Non vogliamo chiuderci in definizioni rigide: la nostra cucina è fusione consapevole, sperimentazione, ma sempre con radici solide nella qualità e nel rispetto della materia prima. Privilegiamo, infatti, filiere corte, piccoli agricoltori e ingredienti a chilometro zero, con un menu stagionale e circolare”.
La tecnologia non è dietro le quinte, ma parte della vostra filosofia: raccontateci di questi frigoriferi 'dry aged' e dell’Horto verticale, che sembrano quasi i guardiani del vostro menù...
“La tecnologia, per noi, non è fredda, ma uno strumento al servizio della natura. I frigoriferi ‘dry aged’ ci permettono di esaltare al massimo le carni e i pesci, mentre l’Horto4 - realizzato da Tomato+, una startup fiorentina con cui collaboriamo - porta freschezza e sostenibilità dentro il ristorante. Sono presenze vive e visibili, quasi dei simboli della nostra volontà di unire innovazione e rispetto per la Terra”.
I vostri chef hanno l’età dell’entusiasmo e la maturità acquisita accanto a chef stellati: come riescono a trasformare la materia prima in piatti così raffinati e semplici allo stesso tempo, nonché alla portati di tutti?
“La loro forza è l’equilibrio: da un lato, la formazione tecnica e l’esperienza; dall’altro, la freschezza e la curiosità che li porta a osare. In questo modo, riescono a trasformare ingredienti semplici in piatti sorprendenti, senza mai perdere di vista la genuinità e l’accessibilità. Hanno sposato da subito il nostro progetto e noi non potremmo essere più contenti del team di giovani che abbiamo messo su”.
Il cocktail bar, le birre artigianali, i vini naturali e lo spazio esterno sono un invito a fermarsi, a vivere la serata fino in fondo: qual è la vibrazione che volete trasmettere ai vostri ospiti?
“Vogliamo che chi entra in ‘Cocta’ senta una vibrazione di leggerezza e appartenenza. Che sia per un aperitivo, una cena o una serata lunga, l’idea è quella di vivere un’esperienza che vada oltre il cibo e il bere: un’atmosfera calda, inclusiva e vibrante, in cui ognuno trovi il proprio spazio”.
All’interno del locale, è ospitato quell’angolo curioso e affascinante di abbigliamento vintage: non un gioco, ma un vero e proprio manifesto. Da dove nasce questa contaminazione?
“Nasce dalla nostra storia. Claudia, la mia ragazza, è una fashion designer atipica: non è mai stata attratta lavorativamente dai grandi brand, ma ha cercato di inseguire una sua idea di moda, fatta di unicità, qualità, recupero, storie e incontri. Ha aperto ‘Friperie’, un e-commerce di abbigliamento second hand e upcycling, dove oltre a ricercare, recupera capi modificandoli, dandogli così una nuova vita. Da qui è venuto spontaneo, per me, pensare: ‘Quale miglior luogo per esporre i propri pezzi se non Cocta’? È la stessa filosofia che portiamo a tavola: rispetto per le materie prime, per il tempo e per il valore di ciò che ci precede. Non è un vezzo estetico, è un modo di dire che ‘Cocta’ è un intreccio di esperienze, di passato e presente che, insieme, creano qualcosa di nuovo”.
Se doveste racchiudere 'Cocta' in tre parole che emozionano, quali scegliereste?
“Convivialità, visione, radici”.