“Chiunque”. Questa è la risposta resa dal cantautore Jovanotti alla giornalista Francesca Fagnani, che nel corso di un’intervista nel suo programma ‘Belve’ gli aveva posto la seguente domanda: “Chi vorrebbe riportare in vita per due minuti e cosa vorrebbe dirgli”? Quel che ci ha colpito è stato il profondo spessore umano di Jovanotti, che invece di dare la risposta più scontata, menzionando una persona a lui cara venuta a mancare, ha mostrato il desiderio di estendere a tutti la possibilità di riassaporare la vita, anche solo per pochi istanti. Ciò ha evidenziato il profondo rispetto che egli nutre per il concetto di vita, a cui peraltro ha dedicato, pochi anni fa, una canzone. Il cantautore sembra aver raggiunto uno stato di grazia di completa maturazione umana, che lo rende completamente libero da personalismi e capace di gestire con equilibrio sentimenti e passioni. Con distacco, egli ha anche affermato che il tradimento sia un’opportunità di crescita: “Un’occasione per rivedere criticamente i propri errori ed evolvere nella dinamica dei rapporti”. Non bisogna essere dei 'superuomini' per arrivare a questo livello di saggezza: una persona che vi giunge non è un asceta, bensì un individuo che ha vissuto appieno la propria esistenza, sperimentandone gioie e dolori nella maniera più autentica. Liberarsi dal fardello dei risentimenti e dei retropensieri è una scelta: in parte, può rappresentare un ‘salto nel buio’, perché si ha l’impressione di distaccarsi dal proprio passato e da tutto ciò che si conosce di se stessi. Tuttavia, è anche la miglior decisione che si possa prendere. Dentro ciascuno di noi esiste un altro sé, che non conosciamo e che può emergere solo quando riusciamo a scollegarci da tutto ciò che ci appesantisce. E’ questa rara capacità di rinascere ogni volta, a rendere la vita un’avventura inimitabile: la vera scommessa da vincere, al di là delle personali convinzioni circa l’esistenza di una vita dopo la morte. Per quanto migliore essa possa essere non avrà mai il sapore della vita terrena. Per questo motivo, chiunque l’abbia attraversata “merita la possibilità di riassaporarla di nuovo”, secondo il pensiero di Jovanotti. Suonano particolarmente toccanti anche le parole di Rita Dalla Chiesa, che nel ricordare Fabrizio Frizzi in un programma televisivo, esortava i giovani a non aver paura di essere buoni. Spesso si ritiene, infatti, che essere tali significhi essere perdenti. In una società in cui troneggia il mito del più forte, ci si dimentica troppo spesso che la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. Chi, invece, sa usare la propria intelligenza, insegue la leggerezza; è consapevole che la vita non è una sequenza cronologica di eventi, ma un susseguirsi di fatti in cui l’ultimo accadimento può assumere un significato tale da soppiantare tutte le altre vicende avvenute in precedenza, in rapporto con un’architettura interna che intesse l’intera esistenza del singolo individuo. Per cogliere tale profondo senso del vivere è, quindi, saggio liberarsi del passato, aprirsi a nuove sfide con fiducia, facendo tesoro degli errori e delle sconfitte precedenti. Non c’è, infatti, nulla di più efficace dell’allegria per far tacere “il mormorìo della gente”, parafrasando il testo di un noto brano proprio di Jovanotti. Oppure, ricordando le parole di Marilyn Monroe: “Le persone dolci non sono ingenue, né stupide, né tanto meno indifese. Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare nessuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici”.