La pianista, cantante e compositrice tedesca annuncia l'uscita del suo nuovo album, ‘Like Water’ (Warner Music Italia), registrato a New York sotto la guida del leggendario produttore americano Russ Titelman: un’artista gigantesca che ha voluto offrirci una sintesi personale delle sue molteplici influenze musicali, attraversando con naturalezza i confini tra jazz, pop e musica classica
Nata a Stoccarda da una famiglia di musicisti, Olivia Trummer ha iniziato a studiare pianoforte classico all'età di tre anni. Senza conoscere ancora nulla del jazz, si è appassionata anche alla composizione e all'improvvisazione per i primi anni esclusivamente a orecchio, non sapendo ancora leggere la musica. Affidarsi esclusivamente alla sua memoria durante l'apprendimento e l'esecuzione della musica, che si trattasse di Bach, Mozart, Ravel o dei suoi primi pezzi originali, l'ha ispirata a sviluppare la capacità, da compositrice, di creare melodie “immediatamente memorizzabili”, come notato dalla rivista britannica ‘Jazzwise’. Dopo essersi laureata con lode sia in jazz, sia in pianoforte classico presso l'Università di Musica di Stoccarda, le è stata assegnata una borsa di studio Daad (German Academic Exchange Service, il servizio tedesco per lo scambio accademico, ndr), che le ha permesso di conseguire un Master presso la Manhattan School of Music di New York. Arrivata come studentessa nella ‘Grande Mela’ all'età di 22 anni con all’attivo già due album strumentali pubblicati a suo nome, ha iniziato a esplorare un altro lato del suo talento, che presto sarebbe diventato parte essenziale della sua identità musicale: la voce. Da allora, Olivia continua a coltivare contemporaneamente ciascuna di queste parti, eseguendo musica classica e repertorio jazz, componendo a volte anche per piccole orchestre, scrivendo canzoni e cantando in 3 lingue. Dopo 10 album pubblicati, che hanno riscosso un grande successo sia di pubblico, sia dalla stampa, Olivia è giunta alla ribalta come un'artista unica nel suo genere, che continua a sorprendere l'ascoltatore. Attiva in tutto il mondo, si è esibita come solista e bandleader in luoghi come la Carnegie Hall (NYC), la Konzerthaus di Berlino, il Porgy&Bess di Vienna, la National Concert Hall di Dublino e in festival come il Jazz Fest London, l’Umbria Jazz, il JazzFest Bonn, il Jazz Open Hamburg, l'Ingolstädter Jazztage, il Galway Jazz Festival o il Ludwigsburg Festival. Ha lavorato e condiviso il palco con artisti come Eric Clapton, Bobby McFerrin, Jimmy Cobb, Fabrizio Bosso, Mario Biondi, Luciano Biondini, Gabriele Mirabassi, Tim Garland, Wolfgang Haffner, Caecilie Norby, la DR Bigband e la NDR Bigband. La sua intensa e lunga collaborazione come pianista e cantante con un chitarrista di fama mondiale, Kurt Rosenwinkel, l'ha portata a esibirsi in oltre cinquanta importanti locali e festival in tutto il mondo, come il Montreux Jazz Festival, il Birdland Jazz Club di New York, il Blue Note di Tokyo e Pechino, il ‘Ronnie Scott's’ di Londra, il ‘New Morning’ di Parigi, il Vancouver Jazz Festival, il GroundUp Festival di Miami e il Crossroads Guitar Festival di Los Angeles. Ha ricevuto, inoltre, numerosi premi e borse di studio, tra cui il ‘Jazz Award Baden-Württemberg’, il ‘Jazz Award Ingolstadt’, il ‘Bruno Frey Music Prize’, la ‘Art Foundation Baden-Württemberg’, insieme al sostegno per le sue produzioni da Initiative Musik e Bayer Kultur di Leverkusen. Oltre alla sua lunga storia come bandleader dei suoi progetti (Olivia Trummer Trio e altri ensemble, ndr), Olivia si è concentrata sul suo lavoro come solista, al pianoforte e alla voce. Dopo il grande successo, nel 2019, del concerto con la Beethovenorchester Bonn, ovviamente all'Opera di Bonn, dove si è esibita come solista nella Fantasia Corale di Beethoven, alla quale ha fatto precedere un'introduzione liberamente improvvisata guadagnandosi una standing ovation, ha continuato a collaborare con la Reutlingen Philharmonic e, nel 2024, ha eseguito la parte solista del Concerto per pianoforte n. 11 di Joseph Haydn, prima di condurre il pubblico nel mondo del jazz e presentare un set completo dei suoi brani originali, suonando e cantando insieme all'orchestra. Il 2025 vedrà una sua collaborazione con la SWR Bigband, vincitrice di un Grammy e diretta da Magnus Lindgren. Infine, pochi mesi fa, Olivia ha pubblicato per la Warner Music Italy il suo nuovo album da solista, ‘Like water’: un lavoro registrato a New York City, che ha segnato l'inizio della sua collaborazione con il leggendario produttore americano Russ Titelman, vincitore di 3 Grammy: una vera icona della musica avendo firmato, come produttore, album storici di artisti del calibro di Rickie Lee Jones, Eric Clapton, Steve Winwood, Randy Newman e George Benson.
Olivia Trummer, tu sei un’ottima pianista che di recente ha pubblicato questo nuovo album, dal titolo ‘Like Water’, ovvero “come l’acqua”: perché questo titolo, innanzitutto?
“Like Water è il titolo di uno dei brani originali che ho registrato per questo disco. Riflettendo su un possibile titolo per l'album, Russ Titelman e io ci siamo resi conto che ‘Like Water’ ne descrive perfettamente lo spirito: muoversi liberamente, rendendo i confini tra i generi più fluidi e anche creare un album che offrisse una rappresentazione di me, come artista, più autentica e trasparente possibile”.
Per te suonare è un qualcosa di naturale, come l’acqua che scorre in un torrente?
“L’acqua è un elemento in continuo movimento, così come lo è la mia creatività, che “non si ferma mai”. Nel mio percorso artistico e discografico, ho portato avanti progetti molto diversi e ho concentrato i miei sforzi su un focus diverso per quasi ogni album. Essere in continuo movimento è meraviglioso”.
Questo tuo album è già l’undicesimo: puoi riassumerci, in qualche modo, la tua carriera artistica e il tuo percorso?
“Sono cresciuta in una famiglia di musicisti, venendo a contatto con ogni genere musicale fin dalla prima infanzia. Ho iniziato a studiare pianoforte classico con mia madre in modo del tutto spontaneo, senza leggere la musica per i primi anni e, allo stesso tempo, ho scoperto la mia passione per l'improvvisazione e la composizione. A vent'anni, mentre studiavo pianoforte classico e jazz all'Università di Musica di Stoccarda, ho iniziato a registrare e pubblicare i miei primi album. Erano puramente strumentali, poiché, a quel tempo, mi consideravo solo una pianista/compositrice. Il periodo in cui ho approfondito gli studi di pianoforte jazz a New York, mi ha poi ispirato a includere la voce nella mia musica. Cantare era sempre stato un compito facile per me: scrivevo canzoni con i testi e desideravo condividerle con il pubblico. Fortunatamente, al mio terzo album, ‘Nobody Knows’, il primo in cui mi sono proposta nella triplice veste di pianista, compositrice e cantante, è stato accolto molto positivamente. Negli album successivi ho esplorato la scrittura di canzoni tedesche e la scrittura di canzoni inglesi, il riarrangiamento di musica classica e diverse formazioni in duo e in trio. Infine, il lavoro da solista in ‘Like Water’: sento che tutto ciò che ho osato esplorare nel corso degli anni ha trovato posto in questo album solista. Quindi, in un certo senso, lo sento il più completo".
Tu sei di Stoccarda, la capitale tedesca dell’automobile, dunque una città industriale, anche se provieni da una famiglia di musicisti: ci racconti qualcosa della tua infanzia e come è nata la tua passione per il pianoforte?
“Stoccarda è una città con una grande offerta culturale (opere, teatri, una compagnia di balletto di fama mondiale, 3 festival jazz, sale da concerto di musica classica, cori, letteratura e via dicendo) e di opportunità, non solo per l'industria automobilistica, ma in generale, incluso un sistema di educazione musicale di alto livello. Incoraggiata e supportata dalla mia famiglia fin dall'inizio nell'esplorazione del mio talento musicale, ho avuto la fortuna di avere sempre ottimi insegnanti di pianoforte e di ricevere fino a 3 lezioni di pianoforte a settimana. Oltre agli studi classici, ho sempre avuto una grande passione per l'improvvisazione e la composizione di canzoni (anche prima di saper leggere o scrivere musica). Dall'età di 9 anni in poi, ho iniziato a trascorrere diverse ore al giorno con un programma musicale sul computer di mio padre, che mi permetteva di registrare idee musicali tramite una tastiera, utilizzando suoni diversi, come basso, sassofono e sintetizzatori. Ho creato e orchestrato instancabilmente nuove canzoni e idee. E credo che questo spazio creativo e questo periodo di apprendimento sul campo siano stati davvero cruciali per diventare chi sono oggi”.
Poi hai vissuto una lunga esperienza a New York grazie a una borsa di studio: puoi narrarci com’è stato l’impatto con il mondo artistico e musicale americano?
“A New York sei circondato dai musicisti più talentuosi e tutti danno il 200%. Ti apre gli occhi sul tuo potenziale e sul fatto che non c'è alcun motivo per nascondersi. È stata un'esperienza molto motivante per me, che alla fine mi ha anche ispirato a includere la mia voce e a prendere più seriamente la scrittura di canzoni. Sono contenta che New York sia ancora un luogo sulla mia ‘mappa’ personale e che, ogni tanto, riesco ad andarci e a passarci del tempo: è sempre una fonte di ispirazione”.
Pianista classica e, in seguito, pianista jazz: come vivi oggi queste due diverse ‘sfere’ musicali?
“In realtà, è il contrario: il mio interesse per la musica classica e il jazz (che per me equivale alla curiosità di esprimersi attraverso lo strumento) è nato contemporaneamente: ho cominciato a praticarli entrambi nello stesso momento. Ecco perché, per me, non ci sono confini netti tra i generi che normalmente vengono separati, come ‘musica classica’, ‘jazz’ e ‘pop’. Nei miei primi sette anni tutto era solo suono: non esistevano categorie. Oggi sono più consapevole delle differenze nell'approccio a ciascuno di questi generi, ma mi piace pensare che siano di più le cose che hanno in comune di quelle che li separano”.
Noi, in Italia, abbiamo dei grossi problemi con i saperi e le culture eclettiche e una brava pianista come te viene vista come un’artista di ‘nicchia’, per eletti: come giudichi queste nostre arretratezze culturali e, in fondo, anche commerciali?
“Credo che il mio essere pianista, cantante, compositrice e anche attraversare in modo fluido il jazz, il pop e la musica classica offra molto, tanto da poter attrarre anche chi non si considera un ‘pubblico jazz’. La mia musica è molto comunicativa. E credo che questo sia il frutto della sfida che raccolgo ogni giorno nel creare qualcosa di nuovo, rispetto alla grande quantità di musica prodotta per puri fini commerciali, alla quale siamo esposti ogni giorno. Richiede molta energia, ma è anche estremamente gratificante”.
La qualità è per pochi, secondo te?
“No, dovrebbe essere per tutti: è solo un problema di comunicazione”.
La tua tournée, parliamone dai... Il tuo tour è iniziato già da un ‘mesetto’ e hai toccato alcuni centri importanti, in Italia e in Europa: prossimamente, dove suonerai?
“Oltre che in Germania, suonerò un po’ in tutta Italia: a Lecco, Cervo, Sortino, Rivergaro, Sulmona, Roma, Nuoro, Elba e, in seguito, anche a Londra e Parigi”.
Leggo che ad agosto suonerai a Sulmona e anche a Roma: vuoi raccontarci un po’ il tuo repertorio?
“Suonerò una serie di nuovi brani originali con il mio trio, che include, oltre a me al piano e alla voce, Makar Novikov al contrabbasso ed Earl Harvin alla batteria. Il repertorio del trio ha una sensibilità ‘pop’, con melodie che ti restano subito in mente e un forte senso del ‘groove’. Spero che i brani riescano a conciliare qualità musicale e godibilità”.
(intervista tratta dal sito www.funweek.it)
La foto utilizzata nel presente servizio giornalistico è di Dovile Sermokas, che ringraziamo