Chiara Genovese

Erano i primi anni ‘80 del secolo scorso, quando il regista e filosofo, Silvano Agosti, decise di filmare una serie d’interviste che avessero come argomento: 'La tenerezza, la sessualità e l’amore'. L’idea era quella di realizzare un documentario dal titolo ‘D’amore si vive’. Soggetto delle interviste: alcune persone comuni della provincia di Parma, ciascuna con una propra storia particolare da condividere. Storie che, ancora oggi, colpiscono per la straordinaria spontaneità dei protagonisti nel raccontare i dettagli più intimi delle proprie vite.

Perché 'D’amore si vive' destò scandalo?
Già noto per essere un regista 'sopra le righe', con questo suo lavoro Silvano Agosti suscitò scandalo e infuocate polemiche. Qualcuno arrivò perfino a definire il documentario “pornografico”. Non v’è dubbio che le interviste siano state condotte in maniera diretta. E che gli argomenti dell’amore e della sessualità vennero sviscerati senza 'peli sulla lingua'. Anche i soggetti furono scelti con estrema cura, senza preoccuparsi degli eventuali pregiudizi del pubblico. Su ben 46 interviste svolte nell’arco di 2 anni, il sofisticato Agosti ne scelse infine soltanto 7 tra le più rappresentative e suggestive.

I protagonisti
I protagonisti dell'inchiesta scelti da Agosti per il suo 'D’amore si vive' ci ricordano tanto quegli ultimi di cui Fabrizio De André cantò nel corso di tutta la sua carriera. Ci troviamo di fronte a un’umanità variegata, apparentemente semplice, ma con alle spalle storie complesse. Ciascuno a modo proprio: chi timidamente, chi completamente a proprio agio. In ogni caso, ognuno di loro condivise la propria esperienza di fronte alla telecamera. Una giovane madre dall’aria sognante raccontò il proprio parto, descrivendo le emozioni provate quando ha visto suo figlio per la prima volta. Una donna sposata da anni raccontò del proprio rapporto difficile e doloroso col sesso, frutto di una rigida educazione cattolica. Al termine dell’intervista, rivelò un segreto sconcertante: il suo padre biologico era un sacerdote. Un ragazzino di nove anni parlò del suo rapporto con la scuola, esprimendo acute osservazioni sul mondo degli adulti. Con sorprendente spontaneità, raccontò anche della sua prima esperienza sessuale con una coetanea. Una ragazza tossicodipendente confessò la sua unica, traumatica esperienza di prostituzione. E Anna, un’ex prostituta di mezza età, descrisse per filo e pe segno il proprio lavoro e le sue esperienze con gli uomini. Un diclaimer ci dice che Anna si tolse la vita il giorno successivo all’intervista. Gloria, una prostituta transgender, narrò la sua passione per la lirica e del rimpianto di non aver potuto fare la cantante, a causa della sua identità di genere. Anche Lola, una persona che oggi definiremmo non binaria, parlò della sua lunghissima, profonda relazione d’amore col proprio compagno e della propria fede in Dio. In una clip al termine del documentario, un ragazzo con sindrome di Down abbraccia e accarezza una bambola.

Dopo le interviste
Dopo aver rivisto 'D’amore si vive', è inevitabile domandarsi dove siano e cosa facciano, oggi, i suoi protagonisti. E questo perché, nell’arco di quelle brevi interviste (la più lunga dura circa 30 minuti, ndr), Agosti riuscì a far entrare lo spettatore in sintonia con i soggetti. Grazie a una sapiente scelta delle domande, certo, ma anche grazie all’indiscutibile, naturale, carisma degli intervistati. Che il filmato duri una manciata di minuti, come nel caso della giovane madre, o mezz’ora, come in quello di Lola, è impossibile non rimanere conquistati dai racconti e dai loro protagonisti. Vi fu indubbiamente una cura certosina nella scelta di sole 7 interviste, sulle 46 totali, da inserire nel montaggio finale. Certo, oggi vien da chiedersi se ci sia qualcosa di pilotato nei racconti di 'D’amore si vive', specialmente in quello del bambino di 9 anni straordinariamente precoce. Ma è ormai impossibile stabilirlo ed è, anzi, piacevole pensare che quanto detto nelle interviste sia assolutamente autentico. Una finestra socchiusa sulle vite di sconosciuti che, più che singoli individui, erano campioni di un’umanità, a volte gioiosa, in altre malinconica, ma sempre complessa e affascinante. Come ciascuno di noi.


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