Le utopie a lungo coltivate dai pensatori del passato erano un luogo del pensiero verso il quale si doveva tendere. Una dimensione completamente scomparsa nel mondo occidentale, divenuto discontinuo, segmentato, puntiforme. E' dunque la nostra incapacità di produrre pensieri forti a indebolirci e a paralizzarci. Pensieri capaci di prescindere dai nostri bassi interessi egoistici e materiali, in grado di proiettarsi verso il futuro. E' necessario uscire dallo schiacciamento omologativo sul presente, rifomulando un'idea di progresso spirituale, che diviene materiale proprio perché coltiva un sogno immateriale e, tuttavia, praticabile. La nostra più autentica ricchezza è quella del vento, delle onde, delle montagne, dei tappeti d'oro che compaiono dopo ogni passo verso il miglioramento di noi stessi. Non si tratta di un ritorno verso utopie meta-politiche, ideologiche, teologiche o religiose, bensì di ritrovare quella semplice 'filosofia dello spirito' che ci chiede di coltivare un rapporto con il paesaggio, il prossimo, gli occasionali compagni di viaggio che incontriamo durante un percorso qualsiasi della nostra esistenza. Un cammino che mantiene alcuni aspetti 'sacrali', ma che non risulta dettato da maestri o sacerdoti, poiché ognuno conduce se stesso. Anche sotto il profilo artistico, un moderno pensiero laico deve saper abbandonare la pura soggettività dell'arte medesima, per indirizzarsi verso un ideale di autenticità e di umanità che sappia trascendere, al contempo, la pura oggettività della religione. L'uomo, inoltre, deve anch'esso cominciare a far parte di un'opera d'arte, in una visione sociale più profonda e inclusiva, che elimini ogni alienazione e divisione. Infine, il concetto di esplorazione del sogno è una delle principali smentite nei confronti di coloro che considerano la cultura una sorta di 'zavorra' anti-economica. Paesi come l'Italia esistono sin dagli albori della Storia e hanno proprio nella cultura la loro principale 'materia prima'. Ma è anche giunto il momento di affermare, senza mezzi termini, che all'interno di un'accezione 'laica', la vera cultura non è un qualcosa di statico e 'museale', una sorta di 'bagaglio' non obbligatorio, bensì l'applicazione quotidiana di princìpi e valori, anche a costo di essere giudicati dei 'borderline' da coloro che vorrebbero trascinarci, ancora una volta, 'fuori dalla Storia'. L'arte, inoltre, in quanto momento di creazione e rigenerazione non è solo fondamentale per l'evoluzione umana, ma può essere occasione di economia virtuosa, di investimenti legati all'accoglienza 'ricettizia' del turismo, trasformando un posto qualsiasi in un luogo mitico, come accaduto di recente con il Sebino, antico nome del lago d'Iseo, in cui non sia obbligatorio essere felici per forza o ridere a comando, ma si possa toccare con mano il futuro di una società aperta, di una condivisione allargata, di un coinvolgimento basato su una sincera solidarietà, che sappia incontrare, accogliere e ascoltare. Uno 'schiaffo' in piena faccia a un presente disumano, composto da fanatici che non rinunciano ad alimentare e a diffondere l'odio tra gli esseri umani, rimanendo prigionieri della contraddizione più macroscopica per chi afferma di professare una fede: la rinuncia a rinnovare il nostro patto con Dio.