Vittorio LussanaCorradino Mineo è un caro amico e un valente giornalista. Uno di quelli ‘veri’, che ha lavorato duramente per lunghi decenni, occupandosi di tutto quel che accadeva nel mondo. Egli merita sicuramente rispetto, così come è giusto lo pretendano tutti coloro che stanno esprimendo obiezioni in merito all’attuale progetto di riforma del Senato della Repubblica. E’ fatto altresì notorio che chi scrive sia favorevole a una politica ‘decisionista’, che cioè sappia tenere in debito conto le lentissime tempistiche della politica italiana, affrontando le questioni con un preciso ‘piglio’ teso alla concretezza. Dunque, non ho la minima intenzione di colpevolizzare chi, sulla base di tale metodologia, ha impostato il proprio progetto di cambiamento istituzionale del sistema politico italiano. Quel che invece vorrei sottolineare è l’impressione di come siano ‘saltati’, già da qualche tempo, tutte le normali convenzioni sociali di raggiungimento di un accordo. Di un accordo qualsiasi, in senso generico. Si tratta di una caratteristica negativa che si può individuare anche sul versante dei comportamenti quotidiani di numerosi individui: sembra ormai difficilissimo riuscire a far ‘incrociare’ due volontà distinte seguendo criteri di equilibrio ed equità. Nelle normali contrattazioni lavorative o di affari, sempre più spesso si nota una più che sensibile distanza tra chi offre un compromesso e chi intenderebbe accettarlo. Sul primo versante, troppo spesso appare evidente la volontà di chiudere l’accordo stesso senza rinunciare a nulla, senza offrire in cambio alcunché, con velleità quasi ricattatorie: se una cosa la si vuol fare, bisogna cedere a determinate condizioni. Sul secondo versante, viceversa, si nota sempre più frequentemente una diffidenza e una sfiducia che delineano una scarsa attitudine a quell’idea contrattualistica la quale, pur non essendo applicabile in tutti i campi e settori, in tanti altri risulta il solo e unico modo per far incontrare due interessi contrapposti. Nella querelle esplosa tra il presidente Renzi e il senatore Mineo, a sua volta seguito da un gruppo di 13 senatori, non intendiamo schierarci né da una parte, né dall’altra. Ci schieriamo, invece, con fermezza e decisione, contro l’intero episodio in sé, in quanto discendente da concezioni puramente burocratiche, che inquadrano ogni confronto politico sul piano grettamente pragmatico del mero scontro di potere. L’incapacità di trovare un punto di incontro tra le parti ha delineato una distanza, se non una lontananza netta, da quel mondo di discendenza microeconomica e ‘liberaleggiante’ che ha sempre fondato la propria ragion d’essere sul raggiungimento di un punto di equilibrio, in cui ognuna delle due parti sia disposta a rinunciare a qualcosa per ottenere il vantaggio di tutti. Tale criterio è il fondamento stesso della cultura liberaldemocratica, ma né la ‘cordata Renzi’, né il ‘gruppo Mineo’ hanno dimostrato di conoscerlo. Le culture mafiose del sud d’Italia, in genere risolvono simili empasse ‘subappaltando’ l’operazione da realizzare a un soggetto terzo, il quale naturalmente si ritrova nelle condizioni di poter approfittare della situazione, imponendo condizioni da monopolista ancor più vessatorie e prezzi totalmente arbitrari. Si chiede, pertanto, all’intero Partito democratico di non far cadere l’Italia dalla ‘padella’ nella ‘brace’. E’ un rischio che questo Paese non può permettersi. Siate dunque più ‘liberal’, per favore.




Direttore responsabile di www.laici.it e del mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
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Massimo - Roma - Mail - martedi 17 giugno 2014 6.4
C'è in questo periodo, ma forse in Italia c'è sempre stato in fondo, una voglia di cultura dell'uomo forte, decisionista, qualcuno che sia il nostro "braccio armato" di una concezione giustizialista, sociale, di interesse personalistico, politico, culturale, di come noi vediamo le cose. Ognuno di noi spera nel "colpo di stato" o rivoluzione pseudodittatoriale diretta da quel "qualcuno alla "lo so io chi ci vorrebbe!". Tale simulacro, o totem poi però, dovrebbe essere al nostro servizio, un nostro personalistico "avatar" da tirare per la giacca, o di più, ricalcante i nostri sogni fantozziani, che magari chieda a noi cosa "deve" fare, avere un telefono rosso in contatto diretto con ognuno di noi da cui prendere ordini. E così eccoci quà, Briatore, (come anche da lui stesso dichiarato, in merito al bisogno italiano di avere un dittatore a tempo) vorrebbe un dittatore filo iper cazzipropista che trasformi il nostro paese in una sorta di enorme "practice" o "master people" in cui ci si azzanna senza regole l'un con l'altro, pronti a farci le scarpe tra individui in cui vinca il più forte; l'imprenditore puro, vorrebbe un dittatore invece liberista che smantelli l'italia e la dia pezzo per pezzo ai vari "bravi e buoni" padroni i quali loro si che sanno come mandare avanti tutto; il finanzierista invece vorrebbe un dittatore che altro non pensi a far quadrare i conti, tagliando, vendendo, giocando amonopoli, senza considerare minimamente l'obsoleta e inutile necessità dei diritti della vita umana, in quabto l'uomo altro non è che un qualcosa al servizio della finanza e della moneta; l'artigiano, vorrebbe un dittatore che tagliasse tutte le tasse, anche a costo di smantellare uno stato siciale e avere regole liberissime nella contrattazione dei rapporti di lavoro, per mandare avnti la nazione, come fosse una enorme bottega di calzoleria o falegnameria in cui il bravo padrone sa lui come far stare bene i ragazzi di bottega a cui fa tanto del bene; l'operaio o disoccupato, purtroppo, vittime esasperate di un sistema che li sta riducendo alla fame, vorrebbero un novello stalin che tolga tutto alle banche, arricchiti a dismisura e garantisca poi almeno una "pagnotta" a tutti; il giustizialista, vorrebbe il dittatore che mandasse in giro giorno e notte squadracce a bastonare e arrestare chiunque minimamente avesse magari solo un pò di "forfora nei capelli", il liberal-libertario invece nella sua contraddizione vorrebbe l'uomo forte che "imponesse" una forzata libertà e svincolo da qualsiasi regola. Ecco, ognuno di noi, oscilla, come un pendolo galileiano, tra l'estremo decisionista, che faccia ciò che vogliamo noi, e l'estremo liberista, quando l'uomo forte dell'occasione, non rappresenta quello che diciamo noi. Vogliamo essere pienamente liberi di decidere noi l'uomo forte, basta che l'uomo forte faccia quello che vogliamo noi! Se in Itaglia ci sono, durante i mondiali 30 milioni di commissari tecnici, ecco, in Itaglia ci sono invece 100 milioni di uomini forti, due a testa: a secondo di quello che ci fa comodo al mattino quando ci svegliamo.
Cristina - Milano - Mail - lunedi 16 giugno 2014 12.47
Io abolirei il Senato, dimezzerei i parlamentari e il loro stipendio. Via anche le auto blu. Si servissero di taxi o auto proprie a loro spese. Cominciassero a lavorare.
mario - italia - Mail - lunedi 16 giugno 2014 12.27
Grazie sig. Lussanna per il suo commento, sicuramente ci sarà occasione per confrontarsi su questo aspetto. Il mio virgolettato su "antipatico" era proprio per evitare che si interpretasse nell'accezione superficiale che ha in se il termine, ma si collegasse invece proprio nell’aspetto giornalistico, che, senza mentire a se stessi, rivela sempre un'appartenenza e che ha più volte mostrato di esprimere palesemente.
Ma proprio per l’assiduità con il quale sempre con piacere la leggo nei suoi interventi sono a dire quanto sia vero il suo breve postato, che il pensiero sia per sua natura un elemento in itinere e mai fermo..perchè con piacere Le confermo quanto di più vero il suo pensiero in questi anni si sia tanto diversificato e sempre più vicino al mio…..
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - lunedi 16 giugno 2014 12.0
RISPOSTA AL SIG. MARIO: carissimo lettore, la ringrazio a mia volta per il suo commento, che dimostra come sia possibile riuscire a concepire la politica come una normale diversità di opinioni, senza che ciò vada a intaccare quei reciproci rapporti umani 'svestiti', diciamo così, da certe impalcature ideologiche ormai fuori dal tempo (su quest'ultimo punto, in particolare, siamo completamente d'accordo...). La sola cosa che mi dispiace è il fatto che lei ritenga che al sottoscritto la destra risulterebbe meno simpatica della sinistra: ciò fa un 'torto' alla mia posizione di analista e di giornalista, che dunque deve prescindere da posizioni politiche preconfezionate. Anche perché, guardi, quel che lei scrive non è affatto vero: io stesso, se mi ritrovassi in una fase in cui fossero le destre a presentare esponenti politici e squadre di governo più convincenti e preparate non farei alcuna fatica a scriverlo. Siccome, allo stato, le cose non stanno così né a destra, né a sinistra, non capisco come lei possa pensare che io avrei in particolare antipatia la prima rispetto alla seconda. Tutto qui. Ma penso anche che potremo tornare a riflettere sicuramente, intorno a tale questione, in futuro. Cordialità. VL
mario - italia - Mail - lunedi 16 giugno 2014 11.13
La ringrazio Sig. Lusanna per aver centrato nel suo commento al sig. Giavazzi lo spirito "libero" e democratico del suo blog. Anch’io mi trovo sovente in antitesi completa verso alcuni suoi interventi che aimè mostrano spesso farraginose posizioni che spiegano bene le ragioni per cui questo nostro paese si trovi così ingessato e pieno di pregiudizi in particolar modo verso la parte a lei meno “simpatica” che è la dx. Anche in questo caso il suo desiderio che la sx diventi “liberal” mostra quanta distanza ci sia tra la realtà e il suo desiderio; cioè come ci si possa così illudere che la luna si mostri un giorno quadrata. La genesi degli ultimi 50 anni mostra inequivocabile come la rovina di questo paese è stato proprio la mentalità “retrogada” di quel pensiero a cui fa capo Mineo. Per lo stato delle cose, come in natura, non si può cambiare il corso del fiume o di un essere organico se non attraverso un radicale riconfigurazione della struttura di un DNA. Con l’avvento delle idee di Renzi la dx ha subito un duro colpo non tanto di consensi (penso che i voti non espressi siano quasi tutti di dx!) ma di identità. Proprio perché il programma di questa sx di oggi è chiaramente il programma desiderato negli ultimi 20 anni della dx. Com’è possibile non avere quella onestà intellettuale di riconoscere che gioco forza questa ilarità sinistroide non poteva che esprimersi con tanto ardore e “ignoranza”?... Felice , molto felice che la natura si esprima sempre inequivocabilmente come la natura stessa delle cose si mostri…
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - lunedi 16 giugno 2014 7.55
RISPOSTA AL SIG. GIAVAZZI: gentilissimo lettore, la ringrazio sinceramente per il suo commento, anche in merito al fatto che lei non sempre condivida il nostro pensiero: in caso contrario, ci troveremmo a scambiare opinioni e punti di vista immersi nella più totale e noiosa monotonia, rendendo questo spazio l'opposto di quel che, invece, ha sempre cercato di essere. Ovvero, un luogo di analisi e di approfondimento vivace e originale, che offre spunti di riflessione ricchi di saggezza e intelligenza. La saluto cordialmente. VL
Giuseppe - Roma - Mail - domenica 15 giugno 2014 23.7
Articolo chiarissimo; complimenti!
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - domenica 15 giugno 2014 20.40
Gentile Direttore,
quello che non mi piace dell'attuale situazione politica è che non sappiamo niente dei veri programmi di Renzi, né li abbiamo votati. Infatti il voto europeo è stato espresso da una minoranza. Quindi è tutto un salto nel buio salvo una cosa: l'ultimo che ha fatto come Renzi senza riuscire a rispettare le promesse è finito a testa in giù...
Giovanni Giavazzi - Vigevano - Mail - sabato 14 giugno 2014 21.59
Gentile Lussana.
Anche se non sempre condivido il Suo pensiero (non vedo nulla di male in questo) riconosco che il Suo attuale commento alla diatriba Minneo/Renzi è assolutamente centrato ed estremamente saggio. Siamo diventati troppo litigiosi, a tutti i livelli, incapaci di riconoscere quanto di buono può esserci anche nelle proposte dell'altro e quanto può essere sacrificato nelle nostre. Mala tempora currunt


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