
Le festività natalizie del 1951 sono ricordate per un fatto di cronaca del tutto peculiare, che per la prima volta, in Francia, accese un vivo dibattito sul ruolo di Babbo Natale nel panorama delle celebrazioni cristiane. Alle tre di domenica pomeriggio, il 23 dicembre, un fantoccio di Babbo Natale fu prima impiccato all’inferriata davanti alla porta principale della cattedrale di Digione e poi arso sul sagrato, con l’accusa di essere un eretico e un usurpatore. La sua barba fu avvolta dalle fiamme e l'immagine scomparve nel fumo, di fronte a centinaia di bambini. Questo atto di plateale crudeltà destò grande risonanza mediatica, finendo sulle prime pagine di molti quotidiani, come 'France-Soir', che il 24 dicembre 1951 ne diede un dettagliato resoconto giornalistico. L’occasione non mancò di attirare l’attenzione di diversi intellettuali, tra i quali l’antropologo Claude Lévi-Strauss (1908-2009). L’autore di 'Tristi Tropici' dedicò all’analisi e alla critica dell’accaduto il saggio 'Le Père Noël supplicié' (Babbo Natale giustiziato, ndr), pubblicato nel 1952. La macabra esecuzione pubblica segnava l’acme di una querelle religiosa alimentata dal clero cattolico e, con toni più pacati, da quello protestante, uniti nell’obiettivo comune di riaffermare la centralità della nascita di Cristo come unico fulcro della festa. Le due Chiese erano, infatti, molto preoccupate per il dilagare del mito pagano di Babbo Natale, mentre in tutta Europa, con la ripresa dell’attività economica, si assisteva a uno sviluppo delle celebrazioni natalizie di portata inedita, risultato in gran parte diretto dall’influenza e dal prestigio americani, all’indomani del secondo conflitto mondiale. Tuttavia, la fase americana, in realtà, è solo l’ultima di un lungo processo di trasformazione, diffusione e convergenza di pratiche folkloriche molto antiche e di diversa provenienza, mai cadute nell’oblio. Albero magico, fuoco, luce duratura e verde permanente: tutti i simboli non cristiani più significativi del Natale hanno radici nelle antiche tradizioni religiose europee. Con le caratteristiche che conosciamo, il Natale è essenzialmente una festa moderna. L’albero, per esempio, nella forma di un ramo di abete o agrifoglio, variamente decorato, carico di dolci e giocattoli da dare ai bambini, è menzionato in testi tedeschi del Seicento, arriva in Inghilterra nel Settecento e in Francia inizia a essere conosciuto solo il secolo dopo. A sua volta, però, l’albero illuminato richiama elementi arcaici: dalla leggenda degli alberi soprannaturali dei romanzi del ciclo arturiano, fino all’uso altomedievale di ardere un ceppo durante la sera del solstizio d’inverno, decorato e addobbato come già avveniva nei Saturnali romani – celebrati dal 17 al 24 dicembre e in occasione dei quali si banchettava e ci si scambiavano doni. Spiegare lo sviluppo delle celebrazioni natalizie in Francia e in Europa solamente attraverso il condizionamento degli Stati Uniti sarebbe, quindi, troppo semplicistico. L’evento del 1951 suscitò un’ondata di reazioni contrastanti, dividendo la cittadina in due schieramenti. In generale, l’atteggiamento del clero di Digione fu disapprovato, evidenziando una frattura profonda tra l’opinione pubblica e la Chiesa. La Francia vanta un lungo e solido legame con la Chiesa cattolica, pur essendo, al contempo, caratterizzata da una forte tradizione laica e, in quel periodo, era impegnato in un processo di graduale riconciliazione con le rappresentanze cattoliche. La "laicité", in Francia, è un principio costituzionale fondamentale, che si traduce nella separazione tra Stato e Chiese e sancisce il divieto di esibizione di simboli religiosi nei luoghi pubblici e nelle scuole. Proprio per questo, nel comunicato stampa pubblicato dopo l’esecuzione “in rappresentanza di tutte le famiglie cristiane della parrocchia”, si spiegava che Babbo Natale era accusato di “paganizzare la festa del Natale e di essersi insediato al suo interno, occupando sempre più spazio e di essersi infiltrato in tutte le scuole pubbliche, dalle quali il presepe è scrupolosamente bandito”. Babbo Natale, Père Noël, San Nicola, Santa Claus: sono diversi i nomi attribuiti al personaggio, che ha il compito di distribuire giocattoli ai bambini: vestito di rosso scarlatto (in quanto re, ndr), con barba bianca, pelliccia, stivali e slitta (evocanti l’inverno) e chiamato “padre” (autorità benevola), il nostro amico barbuto è il risultato di una convergenza di simboli e tradizioni dei popoli nomadi e seminomadi del nord, con la figura di San Nicola, vescovo di Myra, dalla cui festa hanno origine direttamente le credenze relative a calze, scarpe e camini. Da un punto di vista storico-religioso, l’identità di Babbo Natale non è così semplice da individuare: non è l’eroe protagonista di un mito (non esiste una vicenda che spieghi la sua origine, ndr), né un personaggio leggendario, poiché non collegato ad alcun racconto storico o semistorico. Apparterrebbe, invece, alla famiglia delle divinità: è un essere soprannaturale, una figura rituale che premia i buoni e punisce i cattivi, immutabile nella forma e definito da una funzione esclusiva e una periodica ricomparsa. Inoltre, può essere inserito nell’ambito più vasto dei riti di iniziazione e di passaggio, poiché è la divinità di una precisa classe d’età: quella dell’infanzia. I bambini 'credono' in lui, riservandogli un vero e proprio culto sotto forma di lettere e preghiere. L’unica differenza, rispetto a una divinità autentica, è che gli adulti, pur alimentandone la leggenda, non credono in lui. Piuttosto, ne fanno ricorso per mantenere l’ordine e disciplinare le richieste infantili. Di fronte alla generale disapprovazione da parte dell’opinione pubblica su questa delicata faccenda che animò le feste natalizie del 1951, il clero di Digione preferì mantenere un discreto riserbo e ritirarsi senza ulteriori commenti, mentre il sindaco si astenne dal prendere posizione. Il giorno dopo, il 24 dicembre 1951, l’amministrazione cittadina convocò i bambini di Digione in Place de la Libération per un "rito di resurrezione” di Babbo Natale, “assassinato ieri sui gradini della cattedrale”, che avrebbe parlato loro dai tetti del Municipio. Il Natale era salvo. Resta da vedere se è salvo anche il diritto dell’uomo moderno di poter essere scettico. Almeno in parte.