Vittorio Lussana

Dare la colpa all’Unione europea, torna sempre comodo a tutti. Anche al professor Mario Draghi, evidentemente. Eppure, egli dovrebbe sapere che non è una congiuntura semplice, quella attuale, per la Ue, dato che si ritrova ad avere a che fare con un alleato imprevedibile come Donald Trump e con una doppia-guerra mossa da interlocutori che non cedono di un millimetro dalle loro posizioni. Sia come sia, l’analisi espressa dal nostro economista più prestgioso al Meeting di Comunione e Liberazione, in pieno svolgimento a Rimini, contiene anche elementi di risposta costruttivi, quali la differenziazone dei mercati e l’eliminazione dei dazi interni alla Ue. Due prime soluzioni, che allevierebbero la situazione creata dal ritorno del protezionismo in economia. I dazi sono delle tasse sulle importazioni, usate dai governi per proteggere la propria produzione interna, quando questa esiste, dalla concorrenza estera. Ci sarebbero anche gli accordi bilaterali: per esempio, la Ue, già da tempo, ne ha uno col Perù. Il quale, tuttavia, non è una tassa, ma un limite alle nostre esportazioni dolciarie, poiché il simpatico Paese sudamericano è un rispettabile produttore di canna da zucchero. Nessun ricatto, dunque, ma un normalissimo accordo di non ‘esondazione’ con lo zucchero prodotto da Italia e Spagna oltre il 40% del mercato interno peruviano. I dazi, invece, fanno salire i prezzi delle merci, rendendole meno convenienti per i consumatori, che preferiranno acquistare prodotti locali. I quali, nel caso degli Usa, sono spesso di media, per non dire scarsa, qualità. Per essere competitivi con noi europei, che ci 'becchiamo' i dazi di Trump solo perché siamo ‘bravi’  a trovare nuovi mercati di sbocco e a vendere prodotti fatti "come Cristo comanda", gli americani dovrebbero investire nella loro produzone interna, oppure attrarre investitori stranieri negli Stati Uniti. Nella migliore delle ipotesi, per fare tutto questo ci vogliono 3 anni: “Campa cavallo”, mister Donald Trump! Si tratta di uno sforzo, insomma, che ricadrà interamente sui consumatori americani, che si vedranno costretti a spendere di più e a mangiare peggio. Per non parlare della morale di fondo di una simile politica economica: praticamente, se sei un bravo imprenditore devi essere colpito, anziché dare consigli in merito alle ricette dei tuoi biscotti, sulla normazione dei coloranti, sulla produzone di carni non troppo estrogenizzate o stracolme di additivi. Siamo di fronte alla più totale mancanza di visione politica, fondamentalmente: al trionfo del 'qualunquismo'. A quel famoso ‘’uno vale uno” che qualcuno, qualche anno fa, diffondeva anche dalle nostre parti. Un concetto aberrante, quasi pornografico, che appiattisce tutto e tutti sullo stesso livello di efficienza, competenza e preparazione. Anzi, se sei uno preparato nella tua professione, diventi un soggetto pericoloso, da fermare in qualche modo. Non vi mando tutti ‘a quel paese’, solamente perché l’autorevolezza della testata che dirigo non me lo consente... Tutto ciò provoca semplicemente una riduzione delle quantità importate e un aumento della domanda di prodotti interni. Il dazio, cioè, favorisce i produttori nazionali ma danneggia i consumatori, che dovranno pagare prezzi più alti. Il rischio di queste politiche è che i Paesi danneggiati reagiscano, a loro volta, con dazi ‘ritorsivi’ applicati alle esportazioni del Paese che li ha introdotti per primo, scatenando una 'guerra commerciale' che, alla 'fine della fiera', produrrà solamente una riduzione del commercio internazionale e danni per tutti. Mettere un dazio è una questione delicata, non una forma di minaccia da lanciare ai '4 venti'. Si possono anche introdurre delle linitazioni commerciali, ma allo scopo di riequilibrare i mercati, come nel caso peruviano esposto poc’anzi. Nel lungo periodo, tutto ciò rafforzerà la coesione proprio dell’Unione europea, senza neanche dover fare nulla. Una politica di continue minacce, come quella rappresentata dai dazi americani, potrebbe stimolare i Paesi europei a rafforzare la propria coesione interna, trasformandosi in un’opportunità di rilancio del processo d'integrazione europeo. Senza contare gli effetti di ‘deviazione commerciale’, provocati dai dazi bilaterali tra Usa e Cina, per esempio. Carissimi europei, preparatevi a bere una marea di ottimo caffè prodotto dall’amico Lula, il presidente del Brasile: un vecchio e saggio socialista, che già se la sta ridendo, trattenendosi l’addome con le mani. La produzione dei Paesi colpiti dai dazi causerà una differenziazione dei mercati, catturando parte dei flussi commerciali tra Brasile e Stati Uniti, già oggi ridottisi a causa della guerra commerciale scatenata contro Brasilia dal 'parrucchino biondo' che fa 'sbellicare' il mondo. Carissimi amici americani, ve lo siete votato, mister Donald Trump? Adesso godetevelo!




Direttore responsabile di www.laici.it

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