Vittorio Lussana

Intervista al presidente della commissione Giustizia del Senato della Repubblica in merito alla Legge costituzionale n. 253 del 30 ottobre 2025, di recente promulgazione, che saremo chiamati a confermare in primavera tramite referendum

Nei giorni scorsi, la Corte di Cassazione ha accolto le quattro richieste che alcuni parlamentari, di maggioranza e di opposizione, hanno presentato per poter celebrare il referendum sulla riforma della giustizia. La consultazione si terrà all’inizio della prossima primavera, in base alle tempistiche consentite dalla legge. Il primo firmatario della riforma è il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Ma chi ne ha seguito, passo per passo, il lungo iter parlamentare è stato il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia a Palazzo Madama.

Senatore Zanettin, la riforma di modifica del titolo IV della Costituzione, che prevede la separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti, presto sarà posta al vaglio dell’elettorato: perché era così importante questa legge costituzionale per la maggioranza di centrodestra?

“Perché per Forza Italia è il coronamento di un percorso storico: quando Silvio Berlusconi scese in campo, più di trenta anni fa, egli pose proprio la riforma della Giustizia tra i punti fondamentali del programma elettorale dell’intera coalizione di centro-destra. Dopo la riforma del giusto processo, con la separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero, finalmente avremo un giudice terzo e imparziale, equidistante dall’avvocato e dal pubblico ministero. Un po' come si vede nei film americani”.

Ora si andrà al referendum, cosa vi aspettate?
“Siamo convinti che la riforma otterrà un’approvazione convinta da parte dei cittadini. Tutti i sondaggi danno il ‘Sì’ in grande vantaggio. Del resto, chi può dirsi soddisfatto dell’attuale stato della Giustizia?”.

Come si sta organizzando Forza Italia, in vista di questo appuntamento con il corpo elettorale?
“La coalizione del centro-destra non intende politicizzare questa consultazione referendaria. Nessuno vuole commettere l’errore di Matteo Renzi, che disse di legare all’esito referendario addirittura il suo futuro politico. Ai parlamentari è stato, invece, richiesto di fare un passo indietro. A mobilitarsi dovrà essere la società civile. Io e il collega Enrico Costa siamo stati incaricati dal segretario, Antonio Tajani, di favorire la creazione di comitati di cittadini a sostegno del ‘Sì’. Proprio la settimana scorsa si è costituito a Roma, con atto notarile, il Comitato ‘Cittadini per il Sì’, presieduto da Francesca Scopelliti, la compagna di Enzo Tortora. Tra i soci fondatori ci sono anche alcune vittime di malagiustizia: saranno loro i principali testimonial della campagna referendaria. L’idea è, ora, di costituire sul territorio una rete capillare di comitati che svolgeranno attività di mobilitazione dei cittadini”.

L'istituzione di un doppio Consiglio superiore della magistratura, entrambi eletti tramite sorteggio, non potrebbe generare conflitti tra i due organi di autogoverno dei magistrati e una loro possibile paralisi?
“Escludo in modo assoluto interferenze tra i due Csm: saranno due organi separati, del tutto autonomi e indipendenti. Date le premesse, non vedo come potrebbero confliggere”.

La creazione di un’Alta Corte disciplinare, chiamata a emettere sentenze nei confronti dei magistrati di entrambe le funzioni, sembra un’idea vendicativa nei confronti del giudice che sbaglia: c’è una declinazione tra le diverse sanzioni, oppure un errore può bastare a mettere in discussione un intero percorso di carriera?
“Occorre premettere che l’Alta Corte è chiamata a giudicare soltanto la responsabilità disciplinare dei magistrati, sostituendo, nella funzione, la sezione disciplinare del Csm, che nel tempo si è dimostrata troppo permeabile alle influenze correntizie. Non si tratta di una vendetta politica, ma di applicare, anche per la responsabilità disciplinare, il principio del giudice terzo e imparziale”.

La responsabilità civile dei magistrati rimane indiretta? E gli eventuali risarcimenti verso un cittadino qualsiasi, danneggiato da una sentenza sbagliata, saranno sempre a carico dello Stato?
“La riforma non tocca la responsabilità civile: tutto resta come oggi. E anche l’azione disciplinare resta in capo al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la Cassazione, com’é già oggi”.

Non rischia di diventare una riforma costosa, nella sua applicazione concreta?
“Sicuramente, l’attuazione della riforma comporterà dei costi. Ma il recupero di credibilità della Magistratura che ne deriverà, varrà certamente la pena”.

 




(intervista tratta dal sito www.funweek.it)

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