Elisabetta Lattanzi

36 anni fa, nel mese di novembre del 1989, veniva abbattuto il muro di Berlino: una costruzione simbolo di un mondo diviso tra l’ovest democratico e l’est comunista. Il politologo atatunitense, Francis Fukuyama, parlò di “fine della Storia”, interpretando i fatti berlinesi come la vittoria delle democrazie liberali e la fine di conflitti ideologici. Dopo mesi di pacifiche proteste, finalmente quella parte della Germania venne liberata e quell’indimenticabile momento rappresentò la spinta per la caduta di altri regimi dittatoriali europei. Da quel giorno, l’Europa si unì al grido di libertà e democrazia: sembrava l’inizio di una forte coesione tra gli Stati-membri, saldati insieme dall’idea di combattere contro ogni forma di oppressione e discriminazione. Pochi anni dopo, il Trattato di Maastricht (7 febbraio 1992) individuò i pilastri dell’Unione europea: la politica estera e di sicurezza comune (Pesc); la cooperazione in materia di giustizia e affari interni (Gai); l’unione economica e monetaria, nonché la trasformazione della Cee (Comunità economica europea) in Ue (Unione europea). Insomma, l’Europa si avviava verso grandi riforme che avrebbero dovuto rafforzare l’unione tra tutti gli Stati-membri. Furono anni lunghi e difficili, che plasmarono la coscienza europea come mai prima di allora. L’illusione di vivere in pace e nella stabilità venne meno dopo soli 12 anni: l'11 settembre 2001, con l’attentato alle Torri gemelle di New York. Questo tragico evento scosse il mondo, provocando uno sconvolgimento geopolitico: la paura del terrorismo e la vulnerabilità degli Stati Uniti portarono a un senso di disorientamento sia in America, sia tra i Paesi alleati. La caduta del muro di Berlino aveva rappresentato la fine della 'guerra fredda', ma nuove guerre cominciavano e, con esse, la fine dell’illusione della pace e della stabilità nel mondo. Quell’Europa vicina al popolo tedesco e a tutti gli indifesi, paladina della libertà e della prosperità, oggi sembra indebolita, meno unita, più distante dagli obiettivi comuni, incapace di trovare una sinergia e una soluzione sia per porre fine alla guerra in Ucraina, sia per il riconoscimento di 2 Stati: quello ebraico e quello palestinese. Pare che ognuno guardi al proprio 'orto', mentre contrasti e battibecchi non stanno portando da nessuna parte; un rimbalzare di decisioni e di responsabilità che nessuno vuole assumersi, dai problemi del vecchio continente come la 'questione migrantoria' al mezzo ‘flop’ delle auto elettriche; dai disastri ambientali, che ogni volta provocano migliaia di vittime ai cibi modificati; dalla mancanza di sicurezza all’incertezza del lavoro; dalle mancate politiche in favore dei giovani e delle famiglie alle richieste delle famiglie arcobaleno; dalla violenza di genere alle disuguaglianze salariali tra uomini e donne, fino al riaccendersi dell’odio razziale. Gli europei dichiarano di non sentirsi sicuri di fronte a un’ondata di violenza che non risparmia nessuno: ebrei, palestinesi, homeless, persone con disabilità, donne, anziani, immigrati. Nel mese di settembre 2025 sono aumentate le manifestazioni pro-Palestina, ma la pace è ancora lontana: scioperi generali sempre più frequenti non solo nei trasporti, ma anche negli altri comparti lavorativi. Gli attuali leader politici mondiali, Trump, Netanyahu, Putin, Erdogan, Xi Jinping, si sono incontrati separatamente varie volte, ma dopo questi meeting la situazione non è cambiata: ucraini e palestinesi continuano a morire sotto le bombe. I sopravvissuti vivono nel terrore di esser fatti prigionieri o di vedersi all’improvviso la casa distrutta o espropriata, mentre l’Ue appare un gigante fermo e immobile, senza voce in capitolo. Passano i giorni, i mesi, gli anni e quell’Europa fiera paladina della democrazia, dal 1989 a oggi ha subito un evidente indebolimento. Gli stessi rappresentanti politici del parlamento europeo si scagliano l’uno contro l’altro. Si forniscono armi a Kiev per difendersi dalla Russia, ma non si trova un accordo per la pace. Si inviano aiuti umanitari nella striscia di Gaza, ma l’idea dei ‘2 popoli e 2 Stati’ resta lontana. Un altro autunno è passato e il muro di Berlino sembra un ricordo sbiadito, che non ha più presa nello scuotere il mondo contro le ingiustizie.


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