Carmen Posta

Musiche sognanti, dai suoni classici, di una chitarra suonata con l’anima. Corde che respirano, che vibrano di sapienza antica e di nuova innocenza. La voce di Ichiko Aoba non invade, non pretende, ci accarezza e basta. E' soffice, gentile, a tratti appassionata, sempre intima. Ogni canzone è un viaggio. Ascoltarla significa camminare scalzi dentro un paesaggio interiore: il nostro paese dei sogni. C’è chi riconosce in quelle note i riflessi dell’infanzia, chi le profondità marine, chi la dolcezza di un ricordo mai vissuto, eppure familiare. Il giapponese, lingua che si dispiega tra sillabe leggere e pause contemplative, nelle sue canzoni diventa suono puro. Non serve comprenderlo razionalmente: basta lasciarsi cullare. Nelle composizioni di Ichiko Aoba c’è un'alchimia segreta. Classica e contemporanea, semplice e complessa, fragile e, insieme, indistruttibile. Ci sono echi di folk, carezze di jazz, ombre di musica da camera e aperture orchestrali. Eppure nulla è forzato. Tutto respira insieme, come se fosse naturale riunire in uno stesso spazio la delicatezza e il mistero. Ogni creazione musicale è una stanza segreta, che apre con discrezione, invitandoci a entrare in silenzio, senza scarpe, con il cuore aperto. 'Windswept Adan', il bellissimo album uscito nel dicembre 2020, ci porta sulle coste di un’isola immaginaria, tra vento e mare. Mentre il più recente 'Luminescent Creatures' ci fa nuotare tra bagliori subacquei e creature che esistono solo nella soglia tra la veglia e il sonno. Uscito a febbraio 2025, si tratta di un nuovo approdo sonoro: un disco nato non sulla terraferma, ma tra correnti marine e bagliori segreti. L’artista giapponese ha raccontato di essersi ispirata ai suoi viaggi nelle isole Ryukyu, dove si è immersa nell’oceano di notte, circondata da creature bioluminescenti. Seguendo le note dell’album si ha la sensazione di fluttuare, sospesi in un mondo liquido. La chitarra classica è sempre presente, radice e respiro, ma attorno a lei si intrecciano strumenti insoliti: celesta che scintilla come la superficie del mare sotto la Luna; clarinetti e flauti che imitano il respiro marino: archi che si muovono come alghe nell’abisso. In alcuni passaggi emergono anche canti tradizionali dell’isola Hateruma, intonati con rispetto e delicatezza, come fili di memoria che attraversano l’oceano. La voce di Ichiko è quasi sussurrata: un faro che guida con dolcezza. Ogni brano è un piccolo ecosistema, popolato da presenze invisibili che brillano solo al buio. È un lavoro che non si limita a essere “musica da ascoltare”: è un’esperienza sensoriale da toccare. Nei concerti dal vivo, alcuni dei quali in spazi raccolti e quasi sacrali, la Aoba ha presentato l’album in una forma ancora più intima. In certe occasioni, ha scelto di spegnere il microfonole sedersi in mezzo al pubblico, creando un cerchio acustico, in cui il respiro collettivo si mescola alla musica. Ichiko Aoba non canta soamente: evoca. Non suona soltanto: incanta. Ed è raro trovare un’artista che riesca a farci sentire così chiaramente ciò che non ha nome, ciò che abita tra la nostalgia e la meraviglia, ciò che è spesso sepolto nelle profondità nostro oceano interiore. E' un invito a scendere dentro di sé, come in un’immersione notturna: là, tra le ombre, ci accolgono luci misteriose, creature che brillano non per farsi vedere, ma per ricordarci che, anche nel buio, la vita trova sempre un modo di splendere.


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