
Il 7 febbraio 2020,
Patrick George Zaki, studente egiziano presso
l’Università di Bologna, di ritorno in
Egitto per una visita alla famiglia, viene fermato all’aeroporto del
Cairo, in nome di un mandato di arresto emesso nel
settembre 2019 e di cui nessuno era a conoscenza. Da qui ha inizio la vicenda che ha suscitato scalpore e generato moltissime manifestazioni a richiesta della liberazione del ragazzo, del rispetto dei valori democratici e dei diritti fondamentali dell’uomo da parte dello
Stato egiziano. Un caso che ha scosso le istituzioni e, in particolare, la società civile dell’intera
Unione europea, poiché ha colpito un giovane che, pur essendo cittadino extracomunitario, vive e studia in
Europa. Dopo mesi di battaglia giudiziaria, la vicenda di
Zaki continua a rimanere un rebus impossibile da decifrare. A dispetto del pressing
dell’Italia e
dell’Unione europea, l’Egitto continua a tirare dritto dopo aver
prolungato la detenzione dello studente, accusato di propaganda sovversiva e in attesa di processo dal
febbraio 2020. Il
14 aprile scorso, il nostro
Senato della Repubblica ha approvato una mozione che chiede di concedere la cittadinanza italiana a
Zaki, con
208 voti favorevoli, 33 astenuti e
nessun contrario. Al
Governo viene chiesto di valutare
"la possibilità dell’utilizzo degli strumenti previsti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti". Il
Senato auspica, inoltre, che l’esecutivo continui
"a monitorare, con la presenza in aula della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione" e chiede
"di attivarsi, a livello europeo, per sollecitare istituzioni e Stati membri, affinché richiedano all’Egitto e agli altri Paesi in cui persistono diffuse violazioni dei diritti umani, miglioramenti concreti su questo tema e si adoperino per effettuare un monitoraggio rafforzato sulle questioni più critiche in materia, nel Paese". L’ aula di
Palazzo Madama ha dato inoltre il via libera anche a un’altra mozione, che impegna il Governo a
"intraprendere tempestivamente ogni ulteriore iniziativa presso le autorità egiziane per sollecitare l’immediata liberazione" del
29enne, studente iscritto a un master
dell’Università di Bologna. Questa doppia iniziativa è stata sostenuta da tutti i gruppi dell'arco parlamentare. Anche alla
Camera è stata presentata una mozione per concedergli la
cittadinanza italiana. In particolare, si fa riferimento al riconoscimento previsto dal
secondo comma dell’articolo 9 della
Legge n. 91 del 1992 per lo straniero che
"abbia reso eminenti servizi all’Italia", oppure
"quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato".