Giorgio MorinoA volte il calcio è più di quel che dovrebbe essere. La prima semifinale della coppa del mondo Fifa 2014 è entrata di diritto nella storia di questo sport come uno dei momenti più surreali che si siano mai visti in competizioni di tale livello: la nazionale brasiliana (la Seleção) Paese ospitante del torneo, è caduta sotto i colpi della Germania con un indecoroso 7 a 1. Una partita mai cominciata, già finita a metà del primo tempo. Una risultato da partita di ‘calcetto’ all’oratorio, una lezione di umiltà per i giocatori brasiliani. Le reazioni sono state varie, su ogni fronte: le lacrime dei giocatori brasiliani, increduli al cospetto della loro inadeguatezza; la gioia dei tedeschi, che hanno comunque cercato di consolare i loro avversari (probabilmente per evitare le bordate di fischi e di dissenso durante la prossima finale al Maracanã contro la neo-qualificata Argentina di Leo Messi); i tifosi che hanno sfogato nelle lacrime e nella disperazione una serata che non potranno mai dimenticare. Ma non ci sono state solo lacrime: dopo l’incontro, sono stati registrati disordini, furti, incendi e violenze a Rio de Janeiro, São Paulo e Belo Horizonte (città dove la partita si è disputata). Qui si travalica il confine calcistico, per andare in una regione assai più selvaggia e ostile. La popolazione brasiliana aveva già manifestato la propria insofferenza nei confronti del Governo di Brasilia, in particolare contro alcune politiche della presidente Dilma Rousseff: l’aumento dei prezzi del trasporto pubblico e il dirottamento dei fondi destinati all’istruzione e alla sanità verso il completamento degli impianti sportivi (non solo per il mondiale Fifa, ma anche per le prossime Olimpiadi a Rio de Janeiro) avevano già provocato disordini lo scorso anno. Le elezioni che si terranno in ottobre potrebbero essere molto complesse per l’attuale presidente, che ha visto precipitare la propria popolarità, dovendo ora gestire i postumi di una sconfitta calcistica così grave, dal sapore di umiliazione nazionale, ed evitare che il suo esecutivo risenta di quanto avvenuto. Il calcio, in Brasile, è qualcosa che supera la nostra concezione sportiva: Churchill diceva che “gli italiani prendono le guerre come partite di calcio e le partite di calcio come guerre”: sicuramente, non conosceva il calcio ‘verdeoro’. Per i brasiliani, questo mondiale, al di là delle spese folli per l’organizzazione e le infrastrutture, era l’occasione di salire alla ribalta, di confermare la propria presenza tra le potenze mondiali: un biglietto da visita per il mondo. Adesso, rimane soltanto un occasione persa.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio