Clelia MoscarielloSecondo l’Istat, già nel 2011 l‘emigrazione dei cittadini italiani all’estero non superava i 24 anni di età. Oltre un quarto del totale degli individui emigranti era in possesso di una laurea e la meta preferita risultava essere la Germania. Il 3 ottobre 2013, a  Roma, presso l’Auditorium ‘Vittorio Bachelet’ della Domus Mariae di Palazzo Carpegna, si è tenuta la presentazione dell’ottavo Rapporto italiani nel mondo, a cura della Fondazione Migrantes. Secondo l’associazione ‘Migrantes’, che ogni anno monitora il fenomeno migrazioni ed emigrazioni, gli italiani che vanno a vivere all’estero non vogliono più essere definiti ‘cervelli in fuga’, ma piuttosto ‘cittadini del mondo’. Sempre secondo il Rapporto Italiani nel mondo 2013, a gennaio di quest’anno i cittadini emigrati all’estero sono 4.341.156, ovvero il 7,3% dei circa 60 milioni di italiani residenti in Italia. Questo sensibile aumento pone molti interrogativi. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha commentato così l’indagine presentata alla stampa nazionale: “Negli ultimi anni, caratterizzati da una grave crisi economica e occupazionale, lasciano l'Italia per motivi di studio e di lavoro molti nostri concittadini, soprattutto giovani con alti livelli di istruzione e professionalità qualificata, diretti specialmente verso economie emergenti che offrono maggiori opportunità di lavoro. Sono convinto che esperienze di arricchimento del percorso professionale e personale compiute all’estero siano importanti soprattutto per le giovani generazioni (…). Deve naturalmente trattarsi di una scelta e non di un obbligo ed è comunque auspicabile prevedere la possibilità di un pieno reinserimento in Italia che valorizzi tali esperienze a beneficio del nostro sistema produttivo e del mondo della ricerca”. Il Rapporto 2013 è stato inoltre accompagnato da un video del cantautore e chitarrista residente a Bruxelles, Giacomo Lariccia, dal titolo ‘Povera Italia’, per la regia di Marco Matteo Donat Cattin. Le frasi più emblematiche sono: “Cambio Paese, cambio continente, cerco di nascondermi tra la gente, ma è la mia di gente che non riconosco. Povera Italia, cosa hai fatto? Hai sbandato e sei in ginocchio”. Dato che, statisticamente, gli emigranti in aumento sono più che altro giovani, quando parliamo di loro ci riferiamo a una generica volontà di viaggiare e di fare nuove esperienze oppure, considerati i dati allarmanti della disoccupazione, siamo di fronte a una vera e propria fuga se non di ‘cervelli’, questa volta, bensì di laureati alla ricerca di nuove opportunità che in Italia non riescono a trovare? Per capire meglio le motivazioni di tale fenomeno abbiamo contattato quattro ragazzi italiani, Pasquale Canzanella, Costanza Fraia, Claudio Moscariello e Marika Cervone, i quali hanno deciso di emigrare - o che già da qualche anno sono emigrati - in quel di Berlino, al fine di comprendere, oltre ai motivi che li hanno spinti, anche le difficoltà che s’incontrano andando a vivere in un Paese straniero.

Ragazzi, dove vi trovate, precisamente, in questo periodo? Avete già avuto qualche esperienza di lavoro all’estero o la state vivendo per la prima volta?
Pasquale Canzanella: “In questo periodo sono in Germania, anche se sono ancora in una fase embrionale per riuscire a tirare le somme di quel che sto vivendo. Per me non si tratta della prima ‘fuga’: è la seconda volta che lascio l’Italia per fare un’esperienza all'estero. Al momento, le mie impressioni sono positive. Mi trovo a Berlino, una città in cui si riescono a cogliere quelle possibilità che in Italia sembrano ‘chimere’. La vivibilità é ottima e le tante anime della città si adattano alla personalità di chiunque”.
Claudio Moscariello: “Anch’io avevo già vissuto un’esperienza all’estero, in passato. E ho deciso di riviverla. Circa 5 anni fa ho lavorato per un anno e mezzo in Spagna, Paese in cui vivevo discretamente. Poi, la situazione è cambiata e ho deciso di far ritorno in Italia. Nel frattempo, dai noi le cose sono peggiorate ulteriormente, così ho deciso di riprovare con la Germania”.
Costanza Fraia: “Io sto vivendo la mia prima esperienza all'estero qui a Berlino: mi sono laureata all’Accademia delle Belle Arti e sono arrivata all’incirca 5 mesi fa”.
Marika Cervone: “Io sono laureata in architettura. Dallo scorso mese di settembre mi sono trasferita a Berlino”.

Qual è stato il motivo che vi ha spinto a fare quest’esperienza?
Pasquale Canzanella: “Le motivazioni sono varie: il lavoro, certamente, ma anche il disagio di vivere in una realtà, quella italiana, che per una lunga serie di motivi risulta ormai inaccettabile”.
Marika Cervone: “Anche per me tutto è nato dal disagio rispetto al Paese in cui sono nata: l’Italia. Forse non è esatto parlare di ‘Paese’, credo sia più corretto parlare degli italiani, della loro mentalità, dei loro modi di vivere e di fare le cose, della politica, della televisione, del lavoro, delle nuove generazioni e delle finte rivoluzioni".
Costanza Fraia: “Io ho deciso di venire qui perché, dopo 5 anni di studio, più un anno in una scuola privata, non ho trovato nessun tipo di occupazione e nemmeno un'opportunità di stage. Ho tanto desiderato di vivere facendo il lavoro per cui ho studiato, ma l'unico modo per farlo era quello di andare all'estero. Perciò, ho pensato fosse meglio perdere un anno per imparare una lingua e fare uno stage, piuttosto che stare anni ad aspettare di essere pagata per ciò che, ormai, mi ero abituata a fare gratis, poiché avevo il piacere di farlo ugualmente”.
Claudio Moscariello: “Il  motivo per cui sono andato via non riguarda solo l'aspetto lavorativo, ma anche la qualità della vita. Oggi, qui a Berlino, mi trovo decisamente bene”.

Avete trovato difficoltà? Se sì, quali?
Claudio Moscariello: “Si, all’inizio ho trovato delle difficoltà, relative soprattutto al problema linguistico. Ma ormai le sto superando. E, comunque, era una difficoltà che avevo messo in ‘conto’…”.
Pasquale Canzanella: “In effetti, integrarsi in una nuova realtà non é semplice. La lingua é una difficoltà, così come l’adattarsi a una serie di abitudini differenti. Non esiste il ‘Paradiso’ sulla Terra, ma con un po’ di impegno ben presto si riescono a fare dei passi in avanti”.
Marika Cervone: “Anch’io ho trovato difficoltà con la lingua, ma sto andando a scuola di tedesco sin dal primo giorno in cui sono arrivata qui e, mano a mano, diventa sempre meno un problema. Diciamo che, alla fine, trovandomi in un posto in cui le difficoltà linguistiche non mancano e, insieme a questo, anche il comprendere appieno alcune dinamiche sociali, tutto questo passa, in qualche modo, in secondo piano. Alla fine, vince il fatto di vivere giorno per giorno in una città accogliente, moderna, composta prevalentemente da giovani. Una città multiculturale, aperta, in cui la parola ‘libertà’ prende ben altro significato e accezione rispetto all’Italia”.
Costanza Fraia: “La mia è stata un’autentica necessità per potere vivere di ciò che amo realizzare. Ma, allo stesso tempo, è stata anche una scelta, nel senso che se non fossi stata sostenuta, moralmente ed economicamente, dalla mia famiglia non sarei neanche potuta partire. Qui sto trovando la mia indipendenza, una cosa che non sarebbe stata neanche pensabile in Italia...”.

Pensate che la situazione nel Paese in cui vi trovate adesso sia migliore rispetto a quella che si vive da noi?
Marika Cervone: “Sì, certo: la situazione generale qui è decisamente migliore”.
Pasquale Canzanella: “Anche secondo me”.
Costanza Fraia: “Io voglio tanto continuare a sognare. In Italia, mi stavo abituando all'idea che lavorare nel campo dell'arte fosse un ‘optional’ e che si dovesse quasi sempre fare altri lavori per sostenersi”.
Claudio Moscariello: “Io credo che qui la qualità della vita, rispetto all’Italia, non abbia confronti”.

La ‘fuga’ di tanti giovani che come voi decidono di andare ‘oltralpe’ è una scelta o, soprattutto, una necessità di carattere occupazionale?
Paquale Canzanella:
“Una necessità, una scelta e, forse, anche una ‘moda’. Qualunque siano le motivazioni di ognuno, credo comunque che un’esperienza del genere male non faccia, sia che si tratti di una scelta momentanea, sia per la vita”.
Claudio Moscariello: “Io, invece, ritengo che la fuga in massa dei giovani dall’Italia sia una necessità, più che un'opportunità”.
Marika Cervone: “Io penso sia, più che altro, una scelta: si respira un’insofferenza generale e non credo che derivi solo dalla necessità di dover trovare un lavoro”.
Costanza Fraia: “Diciamola tutta: qui è proprio un altro mondo. Non funziona tutto tramite conoscenze, ma dipende da quanto sei desideroso di svolgere o meno una determinata attività. Quando hai un forte desiderio, da queste parti si avvera. Con più o meno sacrifici, ma si avvera. Tutto è possibile e a questo mi ero persino disabituata. In Italia ero ormai rassegnata all'idea che, purtroppo, ci sono delle professioni che non si possono fare…”.

Che tipo di contratto avete e quanto guadagnate?
Marika Cervone: “Ho un contratto ‘mini job’ da 400 euro al mese: ne guadagno 25 al giorno per 4 giorni alla settimana”.
Claudio Moscariello: “Io invece ho un contratto ‘full time’: lavoro nel settore della gastronomia come aiuto cuoco in un ‘pub’ tedesco. Guadagno 1.200 euro al mese, più i servizi extra”.

Quali servizi  offre Berlino rispetto alle principali città italiane?
Marika Cervone: “Berlino possiede una rete di trasporti pubblici che funziona 24 ore su 24 e permette un’ampia scelta per ciò che riguarda la mobilità, anche notturna, di giovani e lavoratori. Non ti senti mai ‘paralizzata’ e i tempi di raggiungimento dei luoghi di lavoro, anche di quelli più distanti, risulta decisiva, sia in termini di produttività effettiva, sia sotto il profilo della puntualità ed efficienza personale”.
Claudio Moscariello: “E’ vero: i servizi pubblici e l'efficienza dei mezzi di trasporto è fondamentale. Inoltre, dopo tre mesi di lavoro, qui ti permettono di fare richiesta per un sussidio, se risulti disoccupato o se guadagni meno di 400 euro. La disoccupazione è nella media degli altri Paesi europei. Tuttavia esiste un sistema diverso: lo Stato, se risulti temporaneamente privo di occupazione, dopo un certo periodo di tempo, anche se vieni dall’estero, ti propone costantemente lavori secondo il tuo profilo professionale e ti offre un sussidio”.

Vi manca il nostro Paese?
Costanza Fraia: “L’Italia ci manca, nonostante l’Italia: il sole, il mare e il cibo, tanto per essere banali. Ma solo quando te ne vai, ti accorgi che queste cose tanto una banalità non sono…”.
Paquale Canzanella: “In alcuni momenti mi manca Napoli, nonostante le sue difficoltà. Ma poi penso che ci sono cose che mi mancheranno sempre”.
Claudio Moscariello: “L'Italia non mi manca: mi mancano soltanto i miei affetti”.
Marika Cervone: “A me no: mi manca la famiglia, ma l’Italia proprio no”.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio