Alessandra Satriani

Finalmente, la cucina italiana è ora 'Patrimonio culturale immateriale dell'Unesco' nella sua totalità. Apprezzata ormai da tutti, possiamo essere fieri della nostra gastronomia. Ricorderemo a lungo il 10 dicembre 2025 come il giorno in cui la cucina italiana è diventata una tradizione indiscutibile da tramandare alle giovani generazioni, che spesso non sanno cuocere nemmeno due uova al tegamino. Scherzi a parte, già nel 2023, il ministero della Cultura aveva presentato un dossier nel quale apprezzava, elogiandola, non solo alcuni singoli piatti del nostro patrimonio gastronomico, bensì l'intera tradizione culinaria italiana, presentata come “un rito collettivo di un popolo che concepisce il cibo come elemento culturale identitario". La sua candidatura, intitolata ‘La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bio-culturale’, era stata proposta e sostenuta dalle istituzioni italiane, ricevendo un'iniziale parere tecnico positivo. L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, infatti, facendo seguito alla pubblicazione - il 10 novembre scorso - della valutazione tecnica del dossier di candidatura, ne aveva raccomandato l'iscrizione nella lista dei patrimoni immateriali. La decisione definitiva, di competenza del Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunitosi a New Delhi (India) dall’8 al 13 dicembre scorso per deliberare sulle nuove iscrizioni, l'hanno ricevuta e valutata il 10 dicembre, durante la seduta del Comitato. Ebbene: dopo tanta attesa e tante speranze, finalmente è arrivata la notizia che tutti aspettavano con trepidazione: parere positivo e conferma dell'iscrizione nella lista dei patrimoni immateriali. Felicità, apprezzamento e commenti positivi sono arrivati da ogni dove. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha subito dichiarato: "Siamo fieri della nostra cucina, che non è soltanto qualche cosa che si realizza ai fornelli, ma rappresenta la nostra identità, la nostra Storia, i nostri valori e la nostra cultura". Positivi anche i commenti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e del ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, il quale ha affermato: "Questo riconoscimento celebra la forza della nostra cultura, che è identità nazionale, orgoglio e visione". E ancora: "La cucina italiana è il racconto di tutti noi: un popolo che ha custodito i propri saperi e li ha trasformati in eccellenza, generazione dopo generazione. È la festa delle famiglie che tramandano sapori antichi". Il riconoscimento riguarda la cucina italiana nella sua globalità. Il principio lo troviamo in ciò che essa rappresenta, come motivato dai membri stessi dell’agenzia dell’Onu: “La cucina italiana è una miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie”. Questo perché, per noi italiani, la cucina e il cucinare hanno un'importanza fondamentale, in quanto intimi momenti di condivisione attorno alla tavola; consentono di mantenere viva la memoria della nostra identità culturale; sono alla base delle nostre radici familiari; rafforzano i legami parentali e conviviali; mantengono l'unione e la continuità generazionale attraverso quei piccoli momenti di condivisione di ricette e sapori, racconti e ricordi, abilità e convivialità. Con la nostra cucina, esprimiamo l'identità dei nostri territori. E, nei piatti che cuciniamo, se ne ritrovano forza e debolezze, sapori, colori e profumi che ne derivano. Quando cuciniamo, noi italiani creiamo un profondo rapporto con il cibo, rispettandone gli ingredienti, le stagionalità dei prodotti, valorizzandone le qualità. Inoltre, proponiamo ricette che esaltano i sapori, riuscendo a mantenere vivi sia i piatti della tradizione, sia a rivisitarli in una ‘chiave’ più moderna, senza stravolgerli ma ravvivandoli con cura e amore. Sì, è vero: altre tradizioni hanno ottenuto il riconoscimento dell'Unesco, come per esempio il ‘Pasto gastronomico’ dei francesi (2010), il ‘Caffè turco’ (nel 2013), il ‘Washoku’ giapponese (sempre nel 2013). Ma la vera forza della cucina italiana è la sua capacità di essere inclusiva, di accogliere tutti attorno alla tavola, scaldando i cuori con i sapori, i colori, i profumi delle nostre terre con l'abilità e la passione culinaria tramandata amorevolmente da ogni generazione alle successive. E’ un viaggio tra i ricettari della nonna, fra tradizione e innovazione, condimenti e sapori fatti anche di scambio tra le varie realtà cittadine o regionali. I nostri piatti sono il risultato di un percorso alimentare ampio, composto da piccoli rituali che vennero consacrati già nei primi ricettari italiani del 1300: il ‘Liber de coquina’, risalente alla corte angioina del Regno di Napoli. Tutto questo determina la forza e l’unicità della cucina italiana.


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