Layers
Articolo di: Lucilla Corioni
Lucilla Corioni

Durante l’ascolto di 'Layers', il tempo sembra arrestarsi. E' come se il pianoforte di Fabrizio Paterlini parlasse, sommessamente, con la dolce urgenza di chi vuole raccontare ciò che accade mentre accade. Da venerdì 14 novembre, l’album è disponibile in digitale, pubblicato da Memory Recordings (sotto licenza esclusiva a Believe, ndr) e segna un punto di svolta nella carriera del pianista mantovano, che da oltre quindici anni ipnotizza con la sua musica capace di coniugare intimità e vastità, silenzio e respiro. Con 'Layers', questo artista sceglie la via più coraggiosa, quella di abbandonare il controllo. “Per la prima volta “, ha raccontato Paterlini, “non ho scritto le parti degli altri strumenti. Ho voluto che Marco Remondini e Stefano Zeni potessero trovare la loro voce, la loro sensibilità. Era il modo più onesto per raccontare l’interazione dal vivo”. E così, tra pianoforte, violino e violoncello, il disco prende forma in tempo reale, strato dopo strato, come una conversazione fatta di intuizioni, esitazioni e improvvise armonie. Le dieci tracce, da 'Simpler' a 'Nervous', passando per la vertigine lirica di 'Vertical Limit' e la malinconia sospesa di 'Silent Remains', nascono da sessioni di 'live-looping', dove ogni suono si deposita come un velo di luce sopra il precedente. E' un lavoro che si fonda sulla composizione verticale; una costruzione simultanea, in cui ogni gesto musicale si intreccia con gli altri, creando un paesaggio sonoro che respira, rischia, sorprende. In 'Layers', Fabrizio Paterlini sembra aver raccolto i frammenti dei suoi viaggi, delle sue esperienze e li ha intrecciati in un racconto che parla di fiducia. Fiducia nella musica, nei compagni di palco e nel pubblico che ascolta. La sua ricerca, iniziata con il minimalismo intimo di 'Viaggi in aeromobile' (2007) e passata per i paesaggi 'acquei' di 'Riverscape' (2023), trova ora una nuova dimensione: quella della presenza condivisa. Ogni suono diventa una mano tesa verso l’Altro, un invito a partecipare all’istante creativo. Chi lo ha visto suonare, sa che Paterlini nelle sue esibizioni cerca l’incontro. Nelle sue note c’è la stessa delicatezza con cui un fiume incontra il mare, un gesto di resa e di accoglienza. 'Layers' è un disco che unisce l’eleganza del pianoforte alla spontaneità del dialogo, la precisione del gesto alla libertà dell’imprevisto. Negli ultimi anni, la musica di Paterlini ha attraversato il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, dove si è esibito nell’ottobre 2024, conquistando milioni di ascoltatori (oltre 259 milioni di stream). Brani come 'Waltz' e 'Rue des Trois Frères' hanno trovato posto nei cuori di molti, persino in quello dell’attore Chris Evans, che ne ha condiviso l’ascolto con entusiasmo. Eppure, con questo nuovo lavoro, tutto sembra tornare all’origine, all’atto puro del suonare insieme, dell’ascoltare mentre si crea. “La musica è un luogo dove ci si incontra, anche senza parole” ha aggiunto il pianista con un sorriso lieve, “e Layers è la prova che la bellezza può nascere solo quando ci si fida del silenzio degli altri”. Nel crepuscolo sonoro di questo album, Paterlini trasforma le distanze in incontri. Ogni brano è una soglia, un respiro, un passo verso una musica che non finisce quando la traccia termina, ma continua dentro chi ascolta.
E in quel silenzio che segue l’ultima nota di 'Nervous', resta l’impressione più dolce. 'Layers' si rivela un incontro di anime e silenzi.
Pagine social: www.youtube.com/@fpaterlini - www.facebook.com/fabriziopaterlini

 


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