
Intervista-dibattito con Francesca Coddetta e Silvia Bonamano, responsabili del progetto ‘To-Gather’: un’importante iniziativa europea nel quadro del Fondo sociale Ue ‘Plus (Fse+)’ 2021–2027
Inclusione non è solo una parola: è un percorso da costruire insieme. 'To-Gather' è un progetto che, con il sostegno dell’Unione europea e della Regione Lazio, sta accompagnando oltre 140 persone rifugiate dall’Ucraina — soprattutto donne — verso la ricostruzione di una nuova vita in Italia. Lo fa con empatia, umanità e mediante strumenti concreti. L’obiettivo? Creare un ecosistema di empowerment e integrazione. Il progetto, attivo dal 3 marzo 2025, è promosso da 'Cuore' Impresa Sociale, Eulab Consulting s.r.l. e l’associazione 'Donne for Peace' Ets, con il supporto del Municipio Roma IX Eur e dell’Istituto dell’Approccio centrato sulla persona (Iacp). Il primo passo è stata l’apertura di uno sportello di ascolto presso la scuola primaria 'Rosalba Carriera', in via Orazio Console n. 80 nel cuore del Municipio IX della capitale. Da lì, 'To-Gather' ha messo in campo un ventaglio di servizi: corsi di lingua italiana; assistenza legale; orientamento al lavoro; counselling individuale; corso di avvio all’autoimprenditorialità. Un approccio integrato, che offre risposte tangibili, affinché ogni persona possa riscoprire la fiducia nelle proprie capacità, trovare il coraggio di muoversi in un contesto sociale totalmente nuovo, affrontare le sfide quotidiane del Paese di accoglienza con determinazione e compiere scelte autentiche, in linea con il proprio sentire. In questo percorso, la diversità — e persino la fragilità — non sono limiti, ma risorse da valorizzare. Il counselling diviene, così, la leva del cambiamento, perché aiuta le persone a riconoscere il proprio valore e a compiere scelte consapevoli. E’ qui che nasce la vera rigenerazione: la vera vittoria dell’Ucraina che si sente, ormai, una nazione pienamente europea. Ne abbiamo parlato con Silvia Bonamano, specialista del training e responsabile del progetto per 'Eulab Consulting' srl e Francesca Coddetta, counsellor supervisore di 'Life & Business Coach' e 'Gordon Trainer', nonché responsabile del counselling per 'To-Gather'.
Silvia Bonamano e Francesca Coddetta, come avete definito i servizi offerti da 'To-Gather' e perché avete puntato sul counselling? Cosa vi ha spinte a entrare in 'ToGather'?
Silvia Bonamano: “Il progetto ‘To-gather’ è nato con l’obiettivo di offrire ai rifugiati ucraini che si trovano, ancora oggi, in condizioni di fragilità sociale, economica e abitativa. Un percorso di accoglienza e di supporto che non si limitasse alla mera erogazione di un servizio. Per questo motivo, sono stati previsti uno sportello di ascolto, che fosse punto di riferimento e di informazione per gli utenti durante tutta la durata del progetto e uno sportello di counselling, che permettesse alle persone più fragili di affrontare il loro vissuto e trovare uno spazio sicuro da cui ripartire più consapevoli, verso una maggiore autonomia e autodeterminazione”.
Francesca Coddetta: “Infatti, la nostra vocazione professionale si traduce nel lavoro quotidiano finalizzato a facilitare le persone a rafforzare il proprio empowerment, per superare piccole e grandi sfide e agire da protagoniste attive nella qualità della propria vita. Per quanto mi riguarda, contribuire a ‘ToGather’ mi ha offerto l’opportunità di entrare in contatto empatico con persone che stanno affrontando cambiamenti improvvisi e imprevedibili; che sono chiamate, ogni giorno, a prendere decisioni che impattano la sostenibilità del presente e del futuro loro, dei loro figli e del loro contesto sociale; che sono impegnate a gestire e risolvere positivamente crisi e conflitti relazionali. Con il counselling, si crea uno spazio relazionale sicuro, in cui le persone rifugiate dell’Ucraina possono allenare e potenziare le ‘life skills’ necessarie per costruire la propria vita in Italia”.
Ma cos’è davvero il counselling? Perché è efficace per l’integrazione? E come funziona l’orientamento al mercato del lavoro?
Francesca Coddetta: “Il counselling è una relazione professionale di aiuto in ambito socioeducativo, capace di rispondere in modo efficace e tempestivo a situazioni di difficoltà che persone, gruppi o organizzazioni si trovano a dover gestire in aree specifiche e attuali e che richiedono soluzioni in tempi brevi. I rifugiati, mentre nel loro Paese è in corso la guerra e si trovano in Italia, hanno la necessità di orientarsi rapidamente nel nuovo contesto, per attuare comportamenti funzionali alla loro integrazione come lavoratori, genitori o semplici persone. In uno spazio libero dal giudizio, il counselling facilita la consapevolezza dell’intelligenza emotiva, dell’autoefficacia, delle competenze decisionali e organizzative. Attraverso ascolto attivo e comunicazione assertiva, le persone ritrovano equilibrio e riattivano il buon funzionamento della propria vita”.
Silvia Bonamano: “Certamente, quello del lavoro rappresenta, ancora oggi, uno dei principali strumenti di integrazione sociale. Purtroppo, molti rifugiati ucraini non hanno trovato ancora un’occupazione. Proprio per questo, il progetto prevede anche la realizzazione di incontri di orientamento al mercato del lavoro. Si tratta di incontri individuali di circa due ore, che possono essere ripetuti fino a sei ore complessive per ogni utente. Durante quest’attività, la persona, con l’aiuto di un orientatore esperto, esplora le esperienze di vita e lavorative per identificare le competenze e le ‘skills’ utili alla ricerca di lavoro. Viene redatto un curriculum aggiornato e vengono forniti consigli e chiarimenti sul mondo del lavoro in Italia”.
Quali sono le sfide più grandi nella gestione di un progetto così ambizioso? E il rapporto con le istituzioni funziona?
Silvia Bonamano: “Il progetto, come dicevo, ha l’obiettivo di accompagnare queste donne verso una maggior autonomia e autodeterminazione. Le sfide che si trovano ad affrontare ogni giorno non rendono facile questo percorso. Infatti, noi incontriamo quotidianamente donne con figli minori a carico che vorrebbero trovare un’occupazione, ma spesso debbono declinare una buona opportunità perché non hanno un supporto familiare che le aiuti. Sono donne che hanno una professionalità ‘alta’ e che devono completamente riqualificarsi, poiché si trovano in un mercato in cui la loro competenza non è sempre richiesta. In più, ci sono tante famiglie con figli disabili che combattono costantemente con la burocrazia. Tuttavia, come operatrici di ‘Eulab Consulting’, siamo diventate consapevoli che queste persone si sono scontrate non solo con una differenza linguistica importante, ma anche con una organizzazione sociale e lavorativa che, in alcuni casi, è completamente diversa da quella in cui sono cresciute e si sono formate. Pertanto, accompagnarle nella conoscenza e nella padronanza della nostra società è divenuto il nostro compito, anche al di là della scadenza del progetto. Le istituzioni sono e restano sempre un punto di riferimento importante, per la presa in carico e la tutela di queste fragilità. Indubbiamente, Roma è una città che presenta grandi complessità, in cui non è facile gestire tutte le necessità che, in alcuni casi, presentano gradi di urgenza molto forti. Tuttavia, le istituzioni hanno accolto con favore l’impegno di enti e associazioni come ‘Eulab Consulting’ e ‘Cuore Impresa Sociale’, impegnandosi a fondo nella realizzazione di ottime esperienze di collaborazione”.
Quali traguardi intendete raggiungere entro il termine del progetto?
Silvia Bonamano: “Il progetto prevede di raggiungere 140 utenti che beneficeranno dei nostri sportelli ed attività entro Gennaio 2026. Ma il nostro vero traguardo sarà quello di fare tesoro di quanto appreso e costruito durante gli incontri con queste persone e creare una rete di informazione e di supporto per coloro che vorranno rivolgersi a noi anche dopo la conclusione del progetto”.
Francesca Coddetta: “Come counsellor, io lego i risultati più che alla speranza, alle competenze professionali validate che metto a disposizione. La mia aspettativa è di rispondere alla domanda che ciascuna persona porta nel setting, facendo leva su potenzialità, competenze trasversali, abilità personali. Mi impegno a facilitare il superamento della situazione critica rafforzando l’empowerment, affinché ogni donna agisca da protagonista nell’individuazione di strategie e strumenti per superare gli ostacoli, raggiungere i propri traguardi e vivere con serenità il quotidiano in Italia”.
Come si svolgono le sedute? E quali risultati si aspetta alla fine del ciclo di incontri?
Francesca Coddetta: “Le sessioni di counselling previste dal progetto ‘ToGather’ sono individuali. Esse durano 50 minuti e si svolgono in un ambiente confortevole, che garantisce la privacy. Quando necessario, è prevista la mediazione linguistica per superare eventuali barriere. La relazione di counselling è una forma di scambio comunicativo in cui si crea una connessione tra counsellor e cliente: due individualità che diventano un “noi” orientato alla risoluzione di problemi circostritti, attuali e urgenti. L’alleanza tra professionista e persona, nutrita da fiducia, solidarietà e rispetto reciproco, si sviluppa in un clima privo di pregiudizi e aspettative. Il primo obiettivo è cocostruire un ambiente sicuro, in cui osservare la situazione problematica — e se stessi in relazione a essa — da prospettive nuove, per giungere a decisioni efficaci in tempi brevi. Questo percorso nasce dall’applicazione coerente della teoria dell’Approccio centrato sulla persona di Carl Rogers: una cornice scientificamente validata”.
Quali sono le difficoltà più frequenti che affrontano queste donne? E cosa significa ‘accompagnarle’?
Francesca Coddetta: “Significa: a) comunicare e costruire relazioni con persone che parlano una lingua diversa e appartengono a culture differenti; b) mantenere la propria identità professionale trovando, al contempo, un lavoro che risponda ai bisogni di sopravvivenza e sicurezza; c) mantenere i legami familiari, nonostante la distanza e l’assenza dei propri cari; d) garantire ai figli una crescita sana e serena in condizioni di precarietà e incertezza; e) accompagnare queste donne, significa fidarsi della loro capacità di rispondere positivamente alle sfide; f) riconoscere e dare dignità alle emozioni che portano nella relazione di counselling; g) rispettare profondamente i loro valori, la loro cultura e la loro Storia. Insomma, non bisogna sostituirsi a loro, ma essere ‘olio’ per i loro ingranaggi, una ‘bussola’ nel loro percorso, una ‘torcia’ per illuminare bisogni e competenze già presenti”.