Gabriele Tortora

C’è molto di più dietro gli avvenimenti di questo periodo. Lo scorso 11 ottobre, nella sede di ‘Raido’ a Roma, alla via Bressanone, si è tenuta la prima di tre conferenze dedicate all'attuale situazione geopolitica mondiale. ‘Raido’ è una comunità militante di ispirazione tradizionalista, fondata sul trinomio: tradizione – formazione – rivoluzione. La conferenza è stata guidata da Daniele Dell’Orco, giornalista inviato di recente in Donbass e a Taiwan. Gli interventi di Dell’Orco si sono concentrati sullo scontro tra Palestina e Israele, sulle dinamiche internazionali che coinvolgono la Siria, l’Iran, la Russia, l’Europa e il Venezuela, sulla situazione politica a Taiwan e sul ruolo delle grandi potenze nello scenario globale contemporaneo. Per quanto riguarda la guerra Israele–Hamas, il reporter ha evidenziato come, già prima del 7 ottobre 2023, “non sia stato fatto nulla per mitigare il conflitto”. Egli ha inoltre affermato che “il piano di pace di Trump non affronta le questioni storiche fondamentali”. Come ciliegina sulla torta, Dell’Orco ha parlato dell’instabilità politica interna israeliana, “causata da una legge elettorale frammentata”. Dopo aver trattato il conflitto in Medio Oriente, il giornalista è passato all’altro scontro, che si è imposto all’attenzione mondiale dal 24 febbraio 2022, quello tra Russia e Ucraina, sostenendo che “l’ingresso dei Paesi Baltici e della Finlandia nella Nato sta creando forti tensioni con la Russia”. Sempre secondo il reporter, “la pressione di Mosca ha spinto l’Unione europea ad aumentare il riarmo militare, ma quest’ultima ha utilizzato male le risorse a disposizione e ora dipende dall’industria militare americana”. C’è da dire che gli Stati Uniti, inizialmente, hanno offerto molti aiuti all’Ucraina. In seguito, con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, questi aiuti si sono interrotti per poterli vendere all’Ue, che invece continua a sostenere lo Stato assediato. Inoltre, tutti gli altri progetti di autonomia industriale e militare europei sono sostanzialmente fermi, sia per mancanza di fondi, sia per i dissidi interni. Dell’Orco ha poi spostato l’attenzione sul Venezuela, noto per la sua ricchezza di risorse energetiche, in particolare il petrolio. Secondo il giornalista, “il Venezuela rappresenta un obiettivo strategico per gli Usa, che spingono per un cambio di regime, sfruttando la crisi interna del Paese. L’opposizione interna è in ascesa”, ha spiegato il collega, “ma l’attuale regime resta consolidato grazie al supporto dei militari. Il rischio”, ha avvertito Dell’Orco, “è che si arrivi a uno scontro diretto, molto simile a quello condotto dagli Usa contro Panama, il 20 dicembre 1989”. Infine, l’incontro  ha voluto fornire uno sguardo sull’unica vera potenza avversaria degli americani: la Cina. Il reporter ha raccontato una serie di impressioni da lui maturate durante la sua recente permanenza a Taiwan. L’isola è da tempo al centro delle tensioni tra Usa e Cina popolare e la sua società, oggi, è polarizzata tra l’identità taiwanese e il legame storico con la Cina continentale. A Taiwan, si contrappongono principalmente il Ppt (Partito popolare di Taiwan, ndr) e il Kuomintang, accusato di essere filocinese, in quanto si considera il legittimo erede della Cina. Secondo Dell’Orco: “Senza una vera identità nazionale, forte e condivisa, il rischio di uno scontro resta costantemente dietro l’angolo”. La conferenza si è poi conclusa con un’analisi sul ruolo del mondo arabo e sulla questione logistica globale. Il giornalista ha sottolineato come “i Paesi arabi stiano progressivamente abbandonando la causa palestinese, in favore di interessi logistici ed economici condivisi con Israele”. In particolare, Daniele Dell’Orco ha osservato come “logistica e infrastrutture commerciali stiano diventando degli asset strategici prioritari, superando per importanza le alleanze storiche”. L’incontro ha invitato a guardare oltre la superficie degli avvenimenti attuali, per riconoscere le forze profonde che modellano il presente o che rischiano di provocare crisi ulteriori. Ne è emerso il ritratto di un mondo attraversato da tensioni antiche e nuove, in cui le grandi potenze mondiali intrecciano cinicamente i propri destini, in un complesso gioco di interessi e potere.


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