Carissime amiche e amici, mi rivolgo a voi come vostro fratello maggiore, in senso anagrafico, al fine di chiedervi di accettare la proposta di mediazione delle nostre istituzioni, consegnando gli aiuti alimentari da voi raccolti, destinati alla popolazione civile di Gaza, al Patriarcato latino di Gerusalemme. Vi consiglio ciò, facendovi partecipi di tutti i nostri più sinceri sentimenti di orgoglio e di fierezza nei vostri confronti, per aver dimostrato un coraggio e una nobiltà d’animo pienamente inseriti nel solco del diritto internazionale, il quale imporrebbe un intervento dell'Onu al fine di rompere il blocco navale israeliano innanzi alle coste della Striscia di Gaza. Si tratta, infatti, di un blocco illegale, effettuato nel più totale disprezzo degli accordi di Oslo, che lo avevano immaginato esclusivamente in accordo con la Repubblica Araba d’Egitto. Avete ragione voi e il mondo deve assolutamente saperlo. Sia Roma, sia Bruxelles sono al corrente del fatto che la 'ratio' del diritto internazionale, questa volta, era totalmente dalla vostra parte. Tutti lo sanno e dovranno riconoscerlo. A prescindere dalle trascendenze confusionarie di una politica ormai ridotta a mero propagandismo pubblicitario. Voi avete dimostrato che certe questioni internazionali, come quella israelo-palestinese, meritano un approccio assai più serio e una volontà più decisa. E avete anche dimostrato che la società civile potrebbe dotarsi di strumenti innovativi, per riuscire a incidere con idee e iniziative coraggiose rispetto a una classe politica decisamente al di sotto delle nostre aspettative: rozza e irrazionale sul versante populista; impotente e piena di sé su quello progressista o più ‘illuminato’. L’obiettivo di aver sottolineato l’illegalità della posizione di Tel Aviv è stato, dunque, raggiunto. Ora, dobbiamo occuparci di ricordare all’opinione pubblica e a tutta la comunità internazionale l'esistenza di un diritto internazionale, il quale dev'essere applicato proprio per evitare che determinate tragedie vengono occultate dall’insensibilità, sino a quando esse non ci coinvolgono in prima persona: una strana idea di liberalismo codardo, che si occupa dei problemi delle persone solamente quando può trarne una convenienza diretta in termini di consenso. Ma c’è un’ulteriore nemico all’orizzonte, che dobbiamo saper affrontare con intelligenza e maturità: la tendenza a mescolare ogni scienza umanista con un fideismo religioso assolutista e ‘fariseo’, che pretende un nuovo ruolo all’interno di una società sempre meno incline alla spiritualità. Uno spirito che, tuttavia, non viene inteso come filosofia di pensiero o come semplice buon senso tra singoli individui, bensì come astratta volontà divina: una sorta di ritorno all’era delle caverne, dove la forza e la sopraffazione dell’uomo sull’uomo possano ancora esercitare il loro arbitrio. Noi dobbiamo combattere questo 'colpo di coda' dell’irrazionalismo, esercitando tutti insieme quella ragione critica che ha permesso all’umanità di percorrere un lungo cammino pacifico ed equilibrato all’interno della nostra Storia. Un cammino fondato sull’esperienza e sulla riflessione intorno ai nostri errori del passato. Ma per far questo, avremo ancora bisogno di tutti voi in quanto donne e uomini, non come martiri. Anche il martirio appartiene al terreno culturale delle religioni. E dobbiamo ricordare a noi stessi come proprio le religioni, nella loro visione più rigida e ortodossa, non abbiano reso il mondo un luogo migliore in cui vivere. Accettate, dunque, il ruolo di mediazione di monsignor Pizzaballa e tornate a difendere le ragioni della civiltà giuridica e morale. Soltanto in questo modo, gli spiriti più irrequieti cominceranno a comprendere quale sia la via migliore per risolvere certi conflitti irriducibili come quello israelo-palestinese. E come serva un’estesa alleanza tra tutte le forze sinceramente democratiche, per riuscire finalmente a porre i nemici dell’umanità di fronte alle proprie responsabilità. Ci vorrà del tempo: questo è vero. Ma in passato lo abbiamo già fatto: lo abbiamo già dimostrato. Cercate, dunque, di vivere questo vostro momento d’orgoglio come una piccola vittoria. E sappiate difenderne il ricordo come una prima ‘colorata’ iniziativa di solidarietà, in grado di ispirarne molte altre. Affinché la libertà, la fantasia e la gioia di vivere tornino a orientare lo spirito di tutta l’umanità.
Direttore responsabile di www.laici.it