Anna Maria Baiamonte

C’è chi è appena tornato dalla villeggiatura, chi deve ancora andarci e chi per vari motivi è rimasto a casa. In ogni caso, le vacanze di cui parliamo sono a dir poco originali: dimenticate paesaggi rilassanti, spiagge assolate e relax. Dimenticate Mykonos, Ibiza e altre amene destinazioni: per un’esperienza fuori dal comune, affidatevi al dark tourism. Il dark tourism (il turismo oscuro, ndr) è un ‘concept’ che comprende un’ampia gamma di attività turistiche verso mete che sono state teatro di eventi disastrosi, tragedie, massacri, incidenti, crimini, persecuzioni e calamità varie, e ha diverse sfumature e sottocategorie più o meno estreme: c’è il turismo verso le scene dei più famosi omicidi, dal classico tour londinese sulle tracce di Jack lo squartatore al Sixth Floor Museum di Dallas, che racconta l’assassinio di JFK; c’è il turismo “nel bel mezzo del nulla” (l’Isola di Pasqua e le Falkland le più località più gettonate, ndr), il turismo storico, quello di esplorazione urbana (urbex), il turismo sotterraneo e quello verso siti di sepoltura e martirio. Oppure, luoghi macabri come tombe, cimiteri, mausolei, ossari, relitti, aree industriali e nucleari abbandonate e così via. Per tutte le informazioni, si può consultare il sito dark-tourism.com gestito da Peter Hohenhaus, guida di viaggio non esaustiva a circa un migliaio di luoghi oscuri in 116 Paesi di tutto il mondo. Il dark tourism come controtendenza culturale è un argomento che ha trovato anche un certo interesse accademico nelle ultime decadi, sintetizzato nell’ormai classico Dark Tourism: the Attraction of Death and Disaster del 2000. Da Chernobyl a Ground Zero, da Fukushima al Vietnam, queste insolite destinazioni di viaggio sono spesso luoghi cupi e agghiaccianti, che esercitano una fascinazione morbosa e che sono ben radicati nell’immaginario collettivo, classificate in base a un 'darkometro' circa il grado di oscurità dell’esperienza turistica per i potenziali visitatori di oggi. Con il massimo punteggio si attestano, per esempio, Hiroshima e Nagasaki seguite da Auschwitz e dall’atollo Bikini nelle Isole Marshall, nell’Oceano Pacifico: ex paradiso tropicale dove gli Stati Uniti condussero un programma di test nucleari nel 1946. In alcuni casi, siamo ai limiti del viaggio d’avventura vero e proprio. Come nel caso di Semipalatinsk: un'area desolata nella steppa del Kazakistan orientale, utilizzata dall’ex Unione Sovietica per test nucleari durante la Guerra fredda e chiusa nel 1991, oggi in parte inaccessibile. Oppure, Berlino: indiscutibile capitale del turismo oscuro, che riceve una valutazione massima per il numero e la gamma di attrazioni dark e per l’atmosfera generale che si respira in città. Tra le destinazioni italiane, la cripta di Benito Mussolini a Predappio ottiene il punteggio più alto: 9 su 10. Il turismo oscuro, a prima vista, può sembrare bizzarro, se non discutibile in linea di principio, ma non ha nulla a che vedere con le derive voyeuristiche nelle quali, per esempio, folle di curiosi si sono riversate a New Orleans dopo l’uragano Katrina di qualche anno fa, solo per scattare una foto della devastazione; o di chi si ritrae in 'selfies' sorridenti sui luoghi delle tragedie: una routine ormai talmente automatizzata da sfuggire a qualsiasi controllo. Al contrario, i turisti oscuri sono ben consapevoli delle implicazioni etiche delle loro attività: sono attenti all’aspetto ambientale; hanno un atteggiamento rispettoso, sobrio e appropriato, non sensazionalistico; propongono un riavvicinamento alla Storia e ai suoi lati oscuri che invita allo studio e all’approfondimento, per rendere l’esperienza di viaggio davvero coinvolgente. Il problema etico si pone con particolare delicatezza di fronte a luoghi colpiti da calamità recenti, anche se talvolta sono le stesse amministrazioni locali a incentivare questo particolare genere di turismo. E' il caso dei siti commemorativi del genocidio in Ruanda, entrati a far parte dell’infrastruttura turistica di quel Paese; oppure del sito commemorativo dei campi di sterminio in Cambogia, a Choeung Ek, diventato anch'esso un’attrazione turistica. Queste scelte possono mettere a disagio, perché si tratta di eventi drammatici, che hanno avuto ripercussioni ancora 'palpabili' nella comunità internazionale, oppure possono essere lette in chiave più propositiva. La guida suggerisce anche una lista di luoghi dove non è opportuno andare, per motivi di salute o sicurezza. Tra questi, oltre alle attuali zone di guerra, l’ex ambasciata statunitense a Teheran; la Cecenia; Bagdad; una centrale nucleare vicino a Chelyabinsk, in Russia. Nella lista figura anche Seveso (MB), teatro, il 10 luglio 1976, di uno dei peggiori disastri ambientali d’Italia e d’Europa, sebbene oggi completamente decontaminato: oltre a pochi cumuli e a una strada che porta ancora il nome dell’azienda che gestiva l’impianto non c’è rimasto niente da vedere. A tal proposito, l’Italia 'vanta' diverse altre mete oscure, oltre a quelle citate. Molte sono legate alle vicende della seconda guerra mondiale e dell’Olocausto, come il memoriale della Shoah a Milano, le foibe a Trieste, le Fosse Ardeatine a Roma e il Bunker e i rifugi antiaerei di Villa Torlonia, realizzati sotto il Casino Nobile per volere di Mussolini, il quale vi risiedeva con la famiglia. Una particolare menzione va fatta a queste strutture sotterranee che arrivano fino a sei metri di profondità, riaperte al pubblico nel 2024, con un allestimento multimediale che rievoca i bombardamenti su San Lorenzo del luglio 1943 a opera delle fortezze volanti americane e simula, con suoni e vibrazioni, un attacco aereo. Destinazioni più classiche sono Pompei, le catacombe dei cappuccini a Palermo o il santuario di San Bernardino, sempre a Milano, con le sue decorazioni di teschi e ossa umane, mentre tra i luoghi dove si sono verificati disastri ambientali spicca, tristemente, il Vajont. A Venezia, per un’esperienza fuori dall’ordinario, si può prendere il traghetto per l’isola di San Servolo, sede di un ex ospedale psichiatrico in uso fino al 1978, oggi sede museale che conserva gli allestimenti e i materiali originali, insieme agli archivi e alla biblioteca. Non si può negare che questo particolare concetto di viaggio, con tutte le sue 'sfumatue dark', eserciti un certo fascino anche tra i più abitudinari: viaggiare verso mete poco conosciute con occhi e mente aperti, farsi coinvolgere nella storia e nella cultura locale, magari abbinando una visita a mete più tradizionali e coniugando l’aspetto oscuro con altri più ludici, come quello culinario o quello naturalistico. Tuttavia, è un’idea che in fondo attrae e seduce e che tutti possono concedersi. Ma a una condizione: essere assolutamente consapevoli che, comunque vada, la nostra vacanza tutto sarà tranne che una rilassante fuga dalla realtà.


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