Lucilla Corioni

C’era una bruma leggera, mercoledì 27 agosto, ad avvolgere Malga Tassulla (Tn), ai piedi del Monte Peller. Come un sipario di veli, la nebbia apriva e chiudeva squarci di luce sui prati del Pian de La Nana, mentre le prime note del Theophil Ensemble Wien si innalzavano nel cuore delle Dolomiti di Brenta. Così si è aperta la XXX edizione de ‘I suoni delle Dolomiti’: il festival che da trent’anni che ha trasformato le montagne in un palcoscenico unico al mondo. Il ‘popolo dei suoni’, fedele e silenzioso, ha colorato con presenze discrete e occhi colmi di attesa la grande prateria alpina. Quando l’ensemble viennese ha iniziato a cesellare nell’aria i ritmi danzanti di Johann Strauss, la radura è diventata una sala da ballo invisibile, senza pareti né soffitti, con il cielo come lampadario e l’erba come parquet. “L'emozione è più intensa qui, con la natura che fa da perfetta cassa di risonanza”, hanno confidato i musicisti. E il pubblico ha accolto queste parole come un sigillo, che ha suggellato l'atuale, profonda micizia, tra italiani e austriaci. Il rigore e la perfezione dei solisti e delle prime parti dei Wiener Philharmoniker, da cui nasce il Theophil Ensemble Wien, hanno reso ancor più viva la sequenza dei brani: dall’Overture zu Eine Nacht in Venedig a Winterlust, fino a Lehar e Stolz, a Zierer e Hellmesberger, fino all’intensa Liebesfreud di Fritz Kreisler. Le melodie sembravano inseguirsi tra le corolle dei fiori, arrampicandosi sui profili delle cime, per poi dissolversi nella nebbia, che giocava con il sole, mentre persino i fischi delle marmotte si univano al concerto, come piccole voci allegre che timbravano la partitura del paesaggio. Un semplice concerto. Una festa che ha intrecciato passato e presente: Vienna e le Dolomiti, la memoria di Strauss e il respiro della natura. L’eco dei valzer e delle polke, trasportata dal vento, si è trasformata in un ponte invisibile tra culture, come se l’altopiano stesso avesse accolto dentro di sé un pezzo di capitale imperiale. Con questo evento inaugurale, diretto dall’instancabile Mario Brunello, il festival ha aperto un mese di appuntamenti che, fino al 4 ottobre, porteranno la musica tra i rifugi, le malghe e le vette, con percorsi accessibili a tutti e un’attenzione particolare alla sostenibilità e all’inclusione. È il segno distintivo di una rassegna e un cammino condiviso: rispetto per la natura e turismo consapevole. Tra nebbie e squarci di sole, la prima giornata del trentennale ha restituito la sensazione più vera di ciò che significa ‘I suoni delle Dolomiti’: un’esperienza immersiva, in cui l’arte non si sovrappone alla montagna, ma nasce da essa, come un canto antico che finalmente trova eco tra i prati e le rocce. Le immagini del concerto, specchio di un’atmosfera sospesa tra fiaba e realtà, sono disponibili online. Ma chi c’era, come noi, sa che la vera memoria è rimasta nelle orecchie e negli occhi, nel battito del cuore che ha danzato insieme ai valzer. Un trentesimo compleanno celebrato come una promessa di bellezza, che accompagnerà chi salirà ancora verso le montagne dolomitiche in cerca di silenzi che diventano musica. Tutte le informazioni sul festival e sull’accessibilità, comprese le escursioni organizzate dalle Guide Alpine, sono disponibili su: www.isuonidelledolomiti.it/
 


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