Vittorio Lussana

Intervista alla giornalista e attivista da cinque anni al timone di una rassegna letteraria femminista con una grande ambizione: candidare Scanno, piccolo borgo abruzzese in provincia di L’Aquila, incastonato tra speroni di roccia e impreziosito dal celebre lago smeraldo, a capitale europea della cultura

Donne che hanno ripensato il mondo; donne che si guardano da dentro; donne che hanno imparato, sin da bambine, a nascondere il dolore e a esporre la lotta; donne che scendono in campo per la liberazione di altre donne; donne libere e un po’ bastarde; donne che viaggiano leggere sulle rotte del Mediterraneo (e dell’amore); donne divenute madri, che si interrogano sul potere della memoria e sulle età fragili che non passano mai; donne scellerate dalle chiome scapigliate dai venti d’Abruzzo. Fedele alla sua natura di festival fieramente femminista e antifascista, la V edizione di ‘Ju Buk’, la rassegna di libri e autrici in programma da venerdì 1 a domenica 3 agosto nell’incantevole borgo di Scanno (Aq), si è aperta in questi giorni dimostrandosi densa di storie interessanti e avvincenti e con un’anteprima pugliese ospitata sotto le stelle di Peschici (Fg) nelle giornate di martedì 29 e mercoledì 30 luglio 2025. Ne abbiamo parlato con la collega ideatrice e direttrice dell’appuntamento letterario più bello dell’estate, Eleonora de Nardis Giansante.

Eleonora de Nardis, può raccontarci cosa significa per lei il ‘Ju Buk Festival’ e quale messaggio desidera trasmettere attraverso questa manifestazione, così fortemente caratterizzata da una lettura di genere sul mondo?
”Per me è molto più di un semplice evento culturale: è un atto di resistenza, di cura e di riscoperta delle voci delle donne che ancora oggi, troppo spesso, vengono messe in secondo piano. E’ un momento in cui le autrici, con le loro storie di lotta, di dolore e di forza, diventano protagoniste di un racconto collettivo. Vogliamo trasmettere un messaggio di libertà, di coraggio e di speranza, perché crediamo che la cultura possa essere un’arma potente per cambiare il mondo, anche se solo un passo alla volta. E’ un invito a guardarsi dentro, a riconoscere il valore delle proprie radici e a condividere storie che ci rendono più umani e più forti insieme”.

Il festival si svolge tra Abruzzo e Puglia, due regioni legate dalla pratica della ‘Transumanza’, riconosciuta dall’Unesco come patrimonio immateriale dell'intera umanità: qual è il significato di questa connessione e come si riflette nella manifestazione?
“Questa connessione tra Abruzzo e Puglia rappresenta un ponte tra memoria e tradizione, tra passato e presente. La Transumanza è un simbolo di resistenza, di un legame profondo con la Terra e con le radici culturali che ci uniscono da millenni. Portare questa pratica nel cuore del festival significa ricordare che la cultura non è statica, ma un flusso continuo di storie, di tradizioni che si trasmettono e si reinventano. E’ un modo per celebrare la nostra identità condivisa, per rafforzare il senso di appartenenza, per dimostrare che, anche in tempi difficili, le radici profonde ci aiutano a resistere e a guardare avanti con speranza. Mi piaceva tendere questo ‘fil rouge’ virtuale, ma anche sostanziale, tra le due regioni, legato sia alla memoria condivisa, sia al valore delle tradizioni, stringendo idealmente per mano queste ‘enclave’ di cultura matriarcale del nostro sud che esistono e resistono alla Storia e al tempo, soprattutto in un periodo così buio come quello che stiamo vivendo. Quello che vogliamo fare con la rassegna è portare un po’ di luce attraverso la cultura. ’Ju Buk’, nel dialetto ‘scannese’, era la bisaccia del ‘pastore transumante’, che un tempo conteneva viveri per il corpo, mentre oggi la riempiamo di cibo per la mente, offrendo cultura come atto politico e militante, in particolare attraverso le pagine della letteratura di donne che, forse, non potranno salvare il mondo, ma sicuramente sanno come prendersene cura, riempiendolo di splendore e bellezza”.

Il festival si definisce “femminista e antifascista”: come si traduce questa identità nelle attività e nelle scelte della rassegna?
“Questa identità è il cuore pulsante di tutto ciò che facciamo. Significa che scegliamo di mettere al centro le voci delle donne, delle scrittrici che hanno ripensato il mondo, che si sono guardate da dentro e che continuano a lottare per un futuro più giusto e libero. Significa anche essere antifasciste, nel senso di opporsi a ogni forma di oppressione, di discriminazione, d’intolleranza. Le nostre attività, dagli incontri letterari alle performance teatrali, sono pensate per alimentare il pensiero critico, per dare spazio a storie di resistenza e di libertà. E’ un modo per dire che la cultura è un atto politico: un gesto di militanza che ci aiuta a costruire un mondo più equo e più umano”.

Ogni edizione porta con sé momenti unici: quella di quest' estate è la quinta e si sta dimostrando un piccolo 'tsunami' culturale...
“Sì, è così. Abbiamo iniziato domenica 27 luglio con un evento davvero eccezionale: la poetessa afghana, Somaia Ramish, esule da tempo in Olanda, giunta a Carsoli (Aq) per l'evento ‘Aspettando Ju Buk’, dove ha presentato la sua raccolta: ‘Parole dall'esilio’ (All around). Tra gli incontri pugliesi, oltre a Gabriella Genisi, che ha presentato le ultime indagini di Lolita Lobosco, narrate nelle pagine di ‘Una questione di soldi’ (Sonzogno) e Francesca Romana Recchia Luciani, con i ritratti delle sue ‘Filosofe: dieci donne che hanno ripensato il mondo’ (Ponte alle Grazie) c'è stato spazio anche per il teatro, con il recital sulla bellezza femminile ’Sei troppo figa!’, scritto da Antonella Questa e interpretato da Valentina Melis. E per l’altrettanto intenso monologo ‘Damned Iago’ – che sarà riproposto pure a Scanno – di e con Mimmo Padrone. In terra d’Abruzzo, invece, tra le altre, arriveranno: Annalisa Cuzzocrea, con il suo ritratto sulla storia di Miriam Mafai (‘E non scappare mai’, Rizzoli); la vincitrice del Premio Strega 2024 (anche delle giuria ‘Giovani’), Donatella Di Pietrantonio (‘L’età fragile’, Einaudi); Roberta Scorranese (‘Fluido: corpi mutevoli e instabili nell’arte’, Giunti). Infine, degni di nota si preannunciano anche gli appuntamenti fuori rassegna, che si terranno presso l’Auditorium ‘Guido Calogero’ a partire da mercoledì 6 agosto, alle ore 18.00, con Nadia Terranova, che presenterà la sua ultima fatica ‘Quel che so di te’ (Guanda), finalista al Premio Strega 2025, seguita dalle abruzzesi, Valentina Di Cesare (martedì 12 agosto, ore 18) e Antonella Finucci (mercoledì 20 agosto, ore 18), in dialogo con l’antropologa Anna Rizzo sulle pagine delle rispettive opere letterarie ‘Gli istrici’ (Caffèorchidea) e ‘Scellerate’ (Radici Edizioni). Tra gli eventi collaterali, è prevista anche una mostra fotografica sul corteo storico ‘Ju Catenacce’: la rievocazione in costume tradizionale del matrimonio scannese che, ogni anno in agosto, sfila lungo le vie del romantico borgo caratterizzato, tra le varie bellezze, dal suo incantevole lago a forma di cuore. Proprio sulle rive del lago, le autrici assisteranno allo ‘Scanno Jazz Festival’ di sabato 2 e domenica 3 agosto 2025, con degustazioni e ritmo sotto le stelle di un'estate che si preannuncia davvero indimenticabile”.

Per informazioni più dettagliate e aggiornate sul programma sono disponibili al sito della rassegna: https://jubukfestival.it/ e sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/JuBukScanno/




(intervista tratta dal sito: www.funweek.it)

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