Valentina Spagnolo

Gianni Scudieri attraversa con la sua ultima opera, ‘Oltre…dentro l’eternità’ (Il quaderno Edizioni), i migliori anni della musica italiana e internazionale. I tempi che hanno partorito generazioni di giovani esplosivi, in un periodo in cui le canzoni sono state dei messaggi all’avanguardia sul futuro. La capacità di espressione e la voglia di comunicare al mondo, sono state le grandi possibilità offerte dalla musica e da ogni suo artista. Ricordiamo, oggi, dei veri e propri capolavori, spettro di una società del tutto diversa rispetto a oggi. In tale contesto, il lavoro di quest’autore si può leggere e interpretare come una vera e propria testimonianza dell’epoca. Interessante e profondo il contenuto del testo, che attraversa i grandi capolavori della musica dagli anni '60 agli anni '90 del secolo scorso, con una scrittura leggera e comprensibilissima. Il ‘senso denso’ delle canzoni che hanno segnato la storia di una generazione, innanzitutto quella del dopoguerra, ricca di prospettive e nuovi valori da applicare alle arti, nel proprio lavoro e alla vita più in generale. Motore propulsore di una cultura generazionale poggiata sulle note e sulle parole di artisti unici ed irripetibili. La bellezza del volume di Scudieri rappresenta uno 'scrigno' di contenuti 'sacri', da conservare e rileggere con estrema cura. Dietro la spensieratezza di “canzonette” o “cori di ragazzi”, si è nascosta la vera rinascita dei sentimenti: il potere di dare voce a un’emozione collettiva, in nome di una speranza nuova, dove il riconoscimento del sentire umano ha trovato la musica come naturale strumento prediletto. Si tratta, in fondo, di un altro modo di ripercorrere i 'sentieri' di una modernizzazione avvenuta a prezzo di 'laceranti convulsioni'. Anche e soprattutto nei confronti di chi si rifiuta di comprenderne l'importanza storico-politica per il mondo giovanile, addebitandogli esclusivamente le tendenze più 'decadenti' o 'nichiliste', chiarissima appare la necessità, intellettuale e morale, d'indicare come, nell'analizzare determinati fenomeni, non serva a nulla rinchiudersi nei 'comodi recinti' del qualunquismo 'egoistico', bensì occorra allungare il nostro 'sguardo' e interpellare, con profondità e urgenza, la nostra 'memoria storica'. Perché in Paesi come il nostro, in cui il 'digiuno culturale' si è protratto per troppo tempo e la 'doppiezza' e il 'perbenismo' dell'etica dominante, custodita specificamente dalla Chiesa cattolica, hanno a lungo represso oltre ogni misura qualsiasi desiderio di 'felicità possibile', diventa inevitabile il dover prendere atto di come quella libertà civile e sociale, espressa e teorizzata dal liberale Stuart Mill, non si facesse largo a ‘scossoni’. Anche musicali, inutile negarlo.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio