Torniamo a interpretare l'opera del pittore romano, i cui ultimi lavori sono animati da uno spirito metafisico di profonda riflessione: un'enfasi verso un'estetica a tratti codificata, ma viva di concetti reali poiché calati nel dramma umano
Le nuove opere di Enzo Schirripa, noto ritrattista romano, sono legate a temi d’interpretazione davvero attuali e profondi. E', dunque, importante sottolineare l'importanza e l’utilità sia etica, sia sociale di queste sue nuove creazioni. Un immaginario collettivo che proviene da un luogo, per certi versi, d’ispirazione arcaica, legati al nostro primordiale concetto di genesi, di terra ancora nuda da nutrire, dove veder crescere speranze nuove. In un contesto umanamente e immensamente ricco di sollecitazioni, bisogna tornare a concepire l’essenza dell’esistenza e della sopravvivenza umana, in nome di un rinnovato incontro solidale riversato nella riserva di ogni risorsa terrestre e umana condivisibile. Il merito di questo artista è, infatti, proprio quello di spingere chi guarda verso una più attenta riflessione, che merita una soddisfacente risposta, stimolando l’osservatore a non essere indifferente verso ciò che in superficie sembra non appartenergli o apparire lontano, in una dimensione metafisica in cui ‘meditare’ sulla concretezza.
Enzo Schirripa, vuole parlarci di questa sua nuova opera, intitolata: ‘Metitabondi’? Si nota subito come i soggetti, il contesto e i colori rendano questi lavori quasi ‘futuristici’: è solo una nostra impressione?
“E’ un'impressione che non mi dispiace affatto. Si tratta di un primo e unico dipinto di elevata ampiezza. Ricordo che non lo dipinsi tutto dal vivo, ma prendendo spunto da una serie di fotografie che, certamente, rielaboravo a seconda del contesto figurativo”.
Questi colori che esprime sono evocativi? E di cosa?
“Diciamo che hanno qualcosa a che fare con il futuro, con il presente e con il passato: la parola ‘Meditabondi’ è, infatti, un abbandono alla riflessione”.
E’ un cambiamento dettato da un momento personale?
“Il momento personale sarebbe il vedere la situazione esistenziale, che continua a essere presente nella Storia”.
L'ispirazione è nata da qualche episodio o concetto, in particolare?
“L'ispirazione mi è stata dettata, se non ricordo male, dalle informazioni di povertà che erano presenti in alcune zone dell'Africa. Presumo che, oggi, la sitazione sia poco cambiata rispetto a ieri, anche e soprattutto a causa delle guerre: vittime innocenti che pagano con la vita le violenze e le carestie”.
Quindi, è un’opera più attuale di quanto sembri?
“Io dipingo sempre per essere attuale: la fotografia non la utilizza più nessuno da tempo e dev’essere reinterpretata. Trovo più stimolante la presenza viva: non credo che farò ancora qualcosa di simile a ciò che avete visto in questo dipinto. Concettualmente sì, ma credo con quacosa di più esotico e in un contesto diverso”.
Ha esplorato un territorio diverso dal solito?
“Sì, è vero. E forse, si tratta di un terreno che non mi appartiene. Tuttavia, ero anche curioso di sapere cosa ci vedevate voi come osservatori esterni, se ho dato un’impronta o solo una parvenza d’impronta. Io sono soprattutto un ritrattista, assai più attratto e attento alla realtà. Questa volta, credo di aver fatto un tentativo di esplorazione e d’interpretazione della realtà: un concetto metafisico, che potesse indurre a pensare”.
Rimane in noi un’impressione figurativa: un raccontare qualcosa tramite un messaggio in codice o una sorta di ‘messaggio nella bottiglia’...
“In ogni momento del lavoro su tela io cerco, infatti, di raccontare qualcosa. Il problema, tuttavia, è quello di non rendere difficile la comprensione dell'osservatore: vorrei avvicinarmi e accompagnare lo sguardo di chi osserva in ciò che realizzo proprio perché, in realtà, sono un pittore figurativo”.
Note biografiche
Figlio di emigranti calabresi giunti a Roma per lavoro e per creare una famiglia, Enzo Schirripa è nato in una rude periferia dove Pier Paolo Pasolini non trovava difficoltà nel cercare persone per i suoi film. Un quartiere, all'epoca denominata borgata, composto da emigranti e figli provenienti dal sud: Sicilia, Calabria, insomma da Napoli in giù. Gente povera, ma con il sorriso della ricchezza umana: ragazzi di strada in quanto scuola di vita, vero condominio in una palazzina dove tutti si conoscevamo e le case avevano le porte aperte per chiunque entrasse. In tale contesto, Enzo Schirripa s’iscrive all'Istituto d'arte di allora, unico a Roma, in via Conteverde. Poi continuò gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, sotto la guida di uno noto esponente della scuola romana, Alberto Zivieri: un punto di riferimento importante per iniziare una ricerca basata su una visione profonda della realtà, distaccandosi dal ritrattismo basato sulla fotografia puramente didascalica, per riuscire a entrare all'interno della natura delle persone. Uno stile poetico attraverso ritratti di cose, persone e natura sempre più sentiti e rivolti a rivelarne le emozioni più profonde.
Lo stile dell’artista: la tela, l’olio, il ritratto
La tela del momento per Enzo Schirripa è come la donna del desiderio: una scelta ponderata nella sua dimensione, preparazione e resistenza, in simbiosi e in sincronia con la realizzazione artistica. Schirripa sceglie la qualità della tela grezza, la prepara sul telaio attraverso un intero ciclo di strati, fino a quando la superficie diventa carezzevole al tatto, bianca per l’osservazione. In seguito, la tela viene posta sul cavalletto in attesa di una scelta d’immagine ‘aurea’, secondo un'ideale di bellezza e di armonia sulla quale l’opera stessa inizia a concretizzarsi. Nasce un’idea di massima, un assolo di ritratto o un insieme di elementi che si pongono in silenzio e in sintonia, individuando un primo approccio con pennelli intrisi di colore. Schirripa disegna col pennello, ma controllando sapientemente quell'intensità emotiva che potrebbe sfuggire di mano, degenerando nella pura sensazione estetica, puramente fotografica. Al contrario, questo artista preferisce, in ogni dipinto, raccontarci una storia e anche gli oggetti rappresentati parlano, vivendo di luce propria. Il colore a olio permette a Schirripa di plasmare le forme volute. Soprattutto nei ritratti, in quanto suscettibili a improvvisi cambiamenti di espressione. I suoi strumenti sono i pennelli e la spatola: una sorta di levare e mettere il colore, in una sorta di ‘solfeggio’ scultoreo e tattile: uno straordinario lavoro di ricerca in continua evoluzione. Questa materia pittorica della tecnica a olio trova il suo fine nel mettere in evidenza la carne, la pelle e tutto il mondo degli oggetti, della natura e del creato, donando originalità e riconoscibilità allo stile di questo artista.