Vittorio Lussana

Dallo scorso 27 giugno è in rotazione radiofonica ‘Mela a metà’: un brano che sfida gli stereotipi dell'amore con un sound energico, a mezza strada tra tra pop surrealista e linguaggio da diario segreto

Rossella Perticone, in arte Rossella, nasce nel 1996 in Ciociaria, immersa nel verde e nelle acque di Fiuggi. Sin da giovane mostra una passione per la musica, esibendosi in spettacoli teatrali, serate pianobar e piazze cittadine. Durante l'adolescenza comincia a scrivere canzoni, che diventano un bisogno irrinunciabile di comunicare se stessa. Dopo aver intrapreso un percorso universitario a Roma, quest’artista ha deciso di dedicarsi totalmente al mondo musicale e attoriale. Le sue canzoni parlano di rapporti umani, crescita personale e importanza di inseguire i propri sogni. Le sue influenze spaziano da Gianna Nannini a Lady Gaga, da Lucio Dalla a Roberto Vecchioni, creando un sound rock melodico che si fonde con la sua voce emotiva e vulnerabile. A fine marzo 2025 era già uscito ‘Sempre’, il primo singolo del suo progetto musicale: un brano che ha segnato l'inizio del suo viaggio artistico, presentato con un debutto ‘live’ presso l'Auditorium Parco della Musica (Sala Petrassi) e, in seguito, partecipando a diverse trasmissioni radiofoniche e contest musicali, tra cui ‘Sogni di gloria’ su Rai Radio 2 e la finalissima del contest ‘Un talento x il successo’, presso il Teatro comunale di Fiuggi. Oggi, Rossella ci presenta il suo secondo singolo, dal titolo ‘Mela a metà’: una canzone che parla di un amore travolgente, viscerale e imperfetto, giocando con il classico ‘mito della mela’ da una prospettiva diversa, più ironica e irriverente. Ecco qui di seguito una sua recente intervista da lei gentilmente concessa.

Gentilissima Rossella, innanzitutto siamo rimasti incuriositi dal tuo nuovo singolo, intitolato ‘Mela a metà’, che dal testo fa pensare a rapporti un po’ problematici con i ragazzi che ti sono capitati o che ti capitano: è così?
“Diciamo che ci siamo dati reciprocamente del filo da torcere. Tuttavia, oggi ne approfitto per ringraziare tutti i rapporti ‘storti’ che ho avuto: sono diventati il capitale umano delle mie canzoni”.

Ma come è nato questo brano? Avevi rotto col fidanzato? Dovevi superare un trauma? Ti sei accorta che, in amore, ci sono delle incompatibilità?
“Il primo brano, ‘Sempre’, l’avevo scritto quando ho capito che una mia storia non era mai nata; questo secondo brano, invece, quando ho compreso che avrei scritto almeno altre 4 canzoni per elaborare il trauma di quello che stava nascendo”.

La complessità è sinonimo di intelligenza e vivacità, ma sai bene che il materiale umano in circolazione, di questi tempi, è quello che è, no?
“Ma no, dai: l’umanità è sempre stata variopinta”.

Perché hai scelto di chiamarti Rossella e basta, in campo artistico? Forse per via di un cognome un po’ troppo ciociaro?
“Esatto: ho un rapporto conflittuale col mio cognome (non perché ciociaro...). Inoltre, penso che Rossella sia sufficiente: c’è dentro un colore e ci sono io”.

Abbiamo letto che ti senti vicina alle battaglie della comunità Lgbtq+: che ne pensi di questa ‘solfa’ che ci accusa tutti quanti di occuparci troppo di minoranze e poco della classe operaria?
“Credo che ogni voce voglia la propria battaglia. E penso che i diritti che riguardano la libera espressione di sé abbiano un grande valore. Per cui, non è mai troppo, quando ce ne occupiamo”.

Sei anche attrice teatrale, quindi una ‘radical chic’ da cui fuggire a ‘gambe levate’, secondo alcuni: non credi che il popolo italiano sia rimasto troppo legato a degli stereotipi o a luoghi comuni e che non voglia capire che i tempi cambiano? Perché incontriamo questa mentalità ‘statica’, secondo te?
“Oggi, rispetto a prima, le arti si fondono maggiormente: siamo più abituati al ‘multitasking’ e a sfoderare più sfaccettature. Certo, qualche mentalità tende a inquadrarti sotto un’unica etichetta, ma credo che ciò abbia a che fare con la volontà di controllare e di dare definizioni precise. Questa rigidità, per fortuna, non appartiene ai più, secondo me”.

Torniamo alla tua musica. Anche le influenze musicali sono quelle classiche di una donna progressista: Lucio Dalla, Gianna Nannini, Roberto Vecchioni. In che modo ti hanno influenzato?
“Gianna Nannini è stata uno spartiacque: quando l’ho vista a 9 anni, per la prima volta, mi ha insegnato a mettere nella mia musica forza e fragilità. Dei grandi cantautori, invece, ho studiato la parola, le immagni, la poetica che brilla in mezzo alla vita vissuta”.

E delle tue origini ciociare, ti va di parlarne?
“Certo: io sono molto legata alla mia città e alle mie origini. Fiuggi mi ha dato cura e dolore (parlando delle persone), la forza di un sogno, il calore della ‘compaesanità’ e la capacità di andare via”.

Dopo ‘Sempre’ e ‘Mela a metà’ arriverà un album, oppure un Ep come progetto ‘pilota’? Insomma, cos’hai intenzione di fare da grande?
“Sono stata ‘grande’ quando ero adolescente: ora la mia vita è tutto un regredire. Quindi, direi che quello che voglio fare da ‘piccola’ è cantare le mie canzoni, che usciranno poco a poco (la prossima a settembre), per poi fare un disco e portarlo in giro live”.

Sei molto simpatica, sai cantare, ballare e sei un talento vero: tutte cose che non contano in Italia, lo sai?
“Eh! Ma l’utilità è monotona, l’inutilità è imprevedibile e creativa. E l’Italia ama questo”.

In ogni caso, noi faremo il tifo per te, sappilo: resta in città, che un po’ di aristocrazia ciociara, ogni tanto, non fa mai male…
“Grazie, lo terrò a mente. Ci vediamo in giro”.
 




(intervista tratta dal sito www.funweek.it)

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