Antonio Festa

Quando si parla di peso, bisogna sempre valutare da quali compartimenti sia costituito (massa magra, massa grassa, ossa, muscoli e organi). Solo così si possono andare a strutturare le strategie più idonee al caso. Considerare solamente il peso corporeo vuol dire tutto e niente: è la composizione corporea, quella che ci dà le indicazioni necessarie su come agire. Qui vogliamo proporre una distinzione tra la Bia clinostatica (esame  bioimpedenziometrico, in cui il soggetto si trova disteso in posizione supina) e quella in posizione ortostatica (le famose bilance a bioimpedenza, che non misurano solo il peso corporeo, ma la massa magra, la massa grassa e il grado di idratazione, ndr). La Bia ortostatica, infatti, risulta meno affidabile in presenza di edema agli arti inferiori (soprattutto nelle donne). Ciò per alcuni motivi che adesso proviamo sinteticamente a elencare:

1) distribuzione idrica alterata (per effetto della gravità): in posizione eretta, l’effetto idrostatico porta all’accumulo di liquidi extracellulare (ECW) nei distretti declivi (arti inferiori), falsando l’impedenza totale misurata dagli elettrodi;
2) riduzione artificiale della resistenza (Rz): l’acqua riduce la resistenza elettrica. Più edema=meno Rz, anche quando ciò non corrisponde a un reale stato di iperidratazione sistemica;
3) diluzione della reattanza (Xc): il liquido in eccesso diluisce il segnale capacitivo delle membrane cellulari attive. Meno Xc=sottostima della massa cellulare (BCM);
4) falso abbassamento dell’angolo di fase (PA): con Rz in calo e Xc basso, il rapporto Xc/Rz (cioè il PA) si abbassa anch’esso, anche se ciò non riflette una reale compromissione cellulare.

Insomma, il rischio è quello valutare falsamente uno stato infiammatorio catabolico o malnutrito. Pertanto, la Bia ortostatica, in soggetti con edema, amplifica l’errore strumentale, soprattutto nei parametri qualitativi come angolo di fase e BCM. Per questo motivo, in caso di edema periferico (frequente nel genere femminile), la Bia clinostatica (da sdraiati) è la scelta metodologica corretta, da eseguire dopo almeno 5–10 minuti di riposo.


 


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