Inutile sottolineare come la recentissima giornata di sciopero generale dei mezzi di trasporto pubblico abbia, per l'ennesima volta, messo in 'ginocchio' il Paese, in particolar modo la città di Roma. La quale soffre di uno specifico problema di 'iperburocratizzazione', in cui tutto si blocca anche nei casi di resistenza di un singolo elemento del sistema. Sottolineare come per l'Atac, l'azienda tranviaria 'assistita' dal comune di Roma, qualsiasi giustificazione sia valida al fine di prendersi un venerdì di vacanza ogni mese, gettando i cittadini nel caos, significa semplicemente 'sfondare' una 'porta aperta'. Un modello di sviluppo come quello italiano, quasi interamente imperniato sulla 'raccomandazione' e posto sotto la protezione dei vari sindacati, finisce unicamente col cronicizzare i problemi, rendendo impraticabile ogni approccio riformistico teso a correggere, almeno in parte, la situazione. La 'raccomandazione', che un tempo rappresentava un'effettiva 'segnalazione' di efficienza nei riguardi di un singolo lavoratore meritevole, negli ultimi decenni ha assunto dimensioni talmente 'strutturali' da rendere velleitaria ogni forma di selettività meritocratica. Per non parlare dei numerosi enti pubblici in cui gli impiegati non comunicano tra loro, persino allorquando risultano vicini di stanza o vengono collocati allo sportello a fianco. Anche le banche non fanno eccezione: nei giorni scorsi, presso la filiale Unicredit di via Mattia Battistini, ripetutamente 'segnalata' come la più inefficiente del quadrante 'nord-ovest' della capitale, un addetto allo sportello si è rifiutato di effettuare il versamento di un'imposta diretta indirizzata all'Agenzia delle entrate, poiché il 'modulo F24' non risultava compilato da uno studio di commercialisti. Ogni tentativo di spiegare a questo 'goffo' signore che tutti i versamenti al di sotto dei mille euro privi di compensazione a titolo di credito non prevedono affatto il 'passaggio' dal commercialista e che l'intero sistema bancario del pianeta Terra consente il pagamento 'diretto' di un tributo, è risultato vano. Non c'è niente da fare: in Italia, il 'burocrate' con le 'fisime' è in possesso di un potere di 'paralisi' praticamente assoluto, mentre la nostra classe politica è impegnata a premiare, attraverso condoni e sanatorie, coloro che per interi decenni hanno sistematicamente evaso il fisco, danneggiando l'erario e l'intera collettività. E' molto probabile che, per riuscire a rimettere in moto questo benedetto 'sistema-Paese', qualcuno abbia compreso di dover 'chiudere gli occhi' sull'amoralità 'catto-qualunquista' degli italiani, autentico 'motore' del nostro modello di sviluppo. Ed è esattamente per tali motivi che siamo convinti che il Paese sia sul punto di riprendersi. L'Italia s'è desta, signori. E, ben presto, riprenderà a 'marciare', trascinando con sé gli stessi, identici, problemi di sempre.