La Lega Nord è una forza politica ormai in via di 'smantellamento'. A parte i fatti accaduti in questi giorni in Veneto, che hanno dato pienamente il segnale di una crisi profondissima di identità politica, la volgare bassezza del suo attuale Segretario nazionale, Matteo Salvini, che nei giorni scorsi ha insultato in maniera insopportabile la presidente della Camera, Laura Boldrini, sta fornendo l'immagine desolante di una nuova 'leva' post 'bossiana' ormai indirizzata verso una deriva sempre più triste ed estremista. Siamo cioè di fronte a una serie di sussulti reazionari i quali, oltre ad aver mandato in 'soffitta' l'ideale federalista, stanno abbassando il movimento 'padano' attorno a un crinale 'melmoso' e improvvisato, buono solamente per 'fare notizia' sui nostri già 'squallidi' bollettini d'informazione, nella più totale incapacità di delineare un qualsiasi progetto per una società post industriale e 'neolaburista' nel nord'Italia. Se fare politica significa semplicemente stupire con battute ed 'effetti speciali', allora può andar bene anche il semplice insulto o l'esposizione di una bambola gonfiabile. L'orgoglio 'provincialista' della Lega Nord, finalizzato a rappresentare la robusta 'etica del lavoro' di bergamaschi e bresciani o della piccola imprenditoria del 'triveneto', sta declinando invariabilmente verso un conservatorismo piccolo borghese demagogico e 'pasticcione', che bestemmia al bar e poi si reca in chiesa alla domenica pur di rispettare i sacri 'canoni' consuetudinari del bigottismo 'ritualista' cattolico. A nostro parere, il 'leghismo' non è mai stato nient'altro che un fenomeno a tempo determinato, figlio di una 'precarietà sociale' imposta da una classe politica sorta dalle 'macerie' di Tangentopoli, ma priva di ogni progettualità. Nella sua fase iniziale, la Lega Nord incarnava una serie di fondate ragioni: quelle di un movimento "di lotta e di governo" che avrebbe potuto potenzialmente sostituire quella 'sinergia' tra ceti medi e classi popolari che in Emilia Romagna e nel centro Italia aveva fatto le fortune elettorali del Pci. Purtroppo, dopo l'esperienza di Governo in alleanza col centrodestra, che possiamo ormai derubricare come semi-fallimentare, poiché interpretata in una funzione subdolamente 'contenitiva' da parte di quelle stesse forze che la Lega si è andata a scegliere come alleate, il movimento fondato da Umberto Bossi e teorizzato dall'ideologo Gianfranco Miglio ha finito con l'imboccare una strada che lo sta inesorabilmente trasformando in un Partito di 'coatti', tanto per dirla 'alla romana', dove pesano maggiormente la demagogia e gli attacchi personali piuttosto che le 'ricette' per un'alternativa concreta, basata su valori quali la semplicità dei comportamenti e una genuina frugalità popolare. L'ubbia dell'ignoranza che sale al potere, in politica non ha mai condotto da nessuna parte. E le improvvisazioni di Matteo Salvini sono già lì a dimostrarlo. Senza bisogno di ulteriori commenti.