La strage di Monaco di questi ultimi giorni ha segnalato caratteristiche maggiormente simili a quella di Utoya, rispetto ai fatti di Parigi, Tunisi o Bruxelles. E' frutto, cioè, della diffusione di odio che sta dilagando in tutta Europa in quanto fenomeno irrazionale pericolosissimo. Il fondamentalismo islamico questa volta c'entra poco, anche se il ragazzo autore della strage era di origini iraniane. Il Daesh ha indubbiamente la grave responsabilità di aver soffiato sul 'fuoco', in questi ultimi anni, nel tentativo di scardinare il modello liberaldemocratico europeo basato sulla libertà dei singoli individui. Ma questa volta il 'Califfato' si è dimostrato solamente uno 'specialista' delle 'appropriazioni indebite': si 'vende' la strage su internet, che invece non risulta affatto progettata da una propria 'cellula'. Il metodo della menzogna demagogica diffusa in rete e sui social network sta cominciando a diventare un problema mediatico maledettamente serio, insieme a quello dell'estrema facilità di reperimento delle armi da fuoco. Una questione, quest'ultima, che avvicina i fatti bavaresi ad alcune gravissime vicende accadute, in passato, negli Stati Uniti, ai quali da tempo la comunità internazionale sta chiedendo di rivedere la propria normativa di regolamentazione per il possesso di pistole e fucili automatici di precisione. La Germania non ha un problema di norme mancanti. Tuttavia, possiede quello di un robusto mercato 'nero' delle armi, che ne facilita l'acquisto. Tutto ciò pone un problema psicologico molto serio: lo Stato islamico oggi può reclamare a pieno titolo il 'successo strategico' di essere riuscito ad alimentare odio e insicurezza con finalità emulative. Una vittoria piena e indiscutibile, che rende alcune 'critiche' all'integrazione multiculturale e interetnica europea parzialmente fondate. Nonostante ciò, continuiamo a ritenere un errore 'mescolare' i due estremismi, quello del fanatismo religioso e quello reazionario dei Breivik e dei Sonboly, poiché ciò può solamente peggiorare la situazione, trasformando l'attuale 'doppia radicalizzazione' in una strategia 'politica' precisa. Quanto accaduto a Monaco e, per certi versi, anche a Nizza rappresenta il preciso 'segnale' di una società mantenuta, colpevolmente, in 'bilico', con una conflittualità che cova sotto la 'cenere' e può riaccendersi con facilità da un momento all'altro, o da un giorno all'altro. Pulsioni che il Daesh ha contribuito a 'seminare', ma che comunque preesistevano all'interno della nostra società. Siamo cioè di fronte a una crisi sociale di enormi dimensioni, dettata da una stagnazione economica e da un'austerità politica ormai divenuta irresponsabile e insensata, poiché 'spacca' ogni Paese al proprio interno. La brusca contrazione dei mercati britannici di questi ultimi giorni sta infatti dimostrando che rimanere in Europa, al contrario di quanto affermano alcuni 'apocalittici' dell'ultima ora, non solo sia molto conveniente per ogni singolo Stato-membro, ma rappresenti addirittura un'arma di 'ricatto' da parte di Bruxelles. Ma il ricatto non è mai una buona politica. Soprattutto, quando 'svela' l'attuale vera immagine dell'Unione europea: quella di un 'pachiderma' burocratico condizionato e guidato, ormai da troppo tempo, da un conservatorismo 'strozzino' e usuraio.