L’atto di pirateria compiuto dalla Marina militare israeliana nei confronti delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla e il successivo arresto dei loro equipaggi al largo della Striscia di Gaza è uno sfacciato attacco al diritto internazionale e alla Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos). E’, infatti, illegale fermare in acque internazionali una missione umanitaria con intenti totalmente e dichiaratamente pacifici. Un arresto avvenuto dopo settimane di minacce e incitamenti all'odio da parte delle autorità israeliane contro la missione e i suoi partecipanti. E dopo ripetuti tentativi di sabotagio di alcune imbarcazioni. Il Governo Netanyahu ha mostrato, ancora una volta, il suo profondo disprezzo verso normative internazionali giuridicamente vincolanti, affinché la popolazione della Striscia di Gaza potesse avere accesso a livelli sufficienti di cibo, di farmaci e di aiuti umanitari. Le persone arrestate a bordo delle imbarcazioni debbono esser messe immediatamente in libertà e senza condizioni, poiché la loro detenzione risulta illegale. Israele dev’essere ritenuto totalmente responsabile della loro incolumità e assicurare che saranno protette contro ogni forma di violenza o di maltrattamenti. Il mondo intero ormai si trova di fronte a veri e propri atti intimidatori, che hanno l’obiettivo di ridurre al silenzio chiunque critichi il massacro in atto nella Striscia di Gaza e il blocco illegale del mare territoriale palestinese. Le minacce e le istigazioni all’odio che hanno preceduto l’azione delle forze israeliane, sono state un vergognoso tentativo di demonizzare ogn iniziativa di solidarietà. Un comportamento a dir poco provinciale, da autentici analfabeti capitati per caso o per errore alle più alte responsabilità di governo dei propri rispettivi Paesi. Ora è giunto il momento di operare pressioni contro Israele, richiamando l’ambasciatore di Tel Aviv in Italia, approvando sanzioni e interrompendo tutti i rapporti commerciali e diplomatici. In caso contrario, il governo italiano e tutti gli esecutivi dei Paesi occidentali rappresentati dalle imbarcazioni fermate illegalmente, rischiano un convolgimento penale internazionale per favoreggamento in crimini di guerra. Al momento, la sola posizione diplomatica corretta è quella del premier del governo spagnolo, Pedro Sanchez, secondo il quale è ora necessario “garantire protezione diplomatica ai nostri concittadini e la tutela di tutti quei diritti che potranno eventualmente risultare compromessi dall’azione del governo israeliano”. La Global Sumud Flotilla non rappresentava alcun pericolo concreto o terroristico nei confronti di Israele, bensì era il semplice tentativo di sostituirsi all’inerzia immobista dei governi occidentali nel favorire la creazione di un corridoio umanitario, affinché l’agenzia delle Nazioni Unite 'Unrwa' potesse operare nella distribuzione degli aiuti sul teatro di crisi palestinese. Ciò basterebbe per richiedere le dimissioni dei suddetti esecutivi coinvolti, per manifesta incapacità politica nello svolgere la propria funzione di indirizzo, esecutiva e di governo. Ma forse si è ancora in tempo per invertire una tendenza che, finora, ha visto i governi occidentali, a cominciare da quello italiano, dibattersi nella più ipocrita delle incertezze, nella convinzione che il proprio ruolo di responsabilità esecutiva sia soprattutto di carattere propagandstico, puramente d'immagine, privo di ogni contenuto politico sostanziale. Una concezione della democrazia svuotata di ogni concretezza nella risoluzione dei problemi e un’idea di politica estera caratterizzata unicamente da 'photo-opportunity' e 'giri di valzer'. Un comportamento da "sepolcri imbiancati", che sembrano splendidi di fuori, mentre all’interno sono pieni di morte e di putrefazione.
Direttore responsabile di www.laici.it