Maria Pia Cantarini

Dopo l’apertura di una nuova inchiesta da parte della Procura di Pavia, a 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi nella villetta dei suoi genitori a Garlasco (Pv), nuovi indizi sono emersi in merito al delitto, non tutti ammissibili in sede di dibattimento processuale. La Procura di Pavia, infatti, ha iniziato a sospettare che, sul luogo del crimine, fossero presenti "più ignoti" e non solo Andrea Sempio, a cui l'11 marzo 2025 aveva notificato un avviso di garanzia per “concorso in omicidio”. Sotto le unghie della vittima erano state infatti rinvenute alcune tracce di Dna dello stesso Sempio. Il 17 giugno scorso si è dunque proceduto con un maxi-incidente probatorio, al fine di effettuare perizie più approfondite con i mezzi oggi a disposizione, tecnologicamente più avanzati. Un’indagine a tutto tondo, da parte della Procura di Pavia. Al centro della nuova inchiesta ci sono alcune impronte digitali e nuovo materiale biologico, riscontrato nella villetta di via Pascoli. Si tratta di vari indizi, in particolare dell'impronta n. 33 inizialmente considerata "prova regina", poiché trovata impressa su una parete della scala che porta alla cantinetta, dove il corpo esanime di Chiara venne ritrovata 18 anni fa. Si tratta di una traccia attribuita al palmo della mano destra di Andrea Sempio. Questa tesi è già stata messa in dubbio: l'intonaco del muro su cui poggiava la traccia è ormai consumato, a causa delle ripetute verifiche da parte della 'scientifica'. Pertanto, il suo valore di giudizio sarà limitato o addirittura nullo, secondo quanto confidano i periti delle nuove tecniche esplorative. In secondo luogo, c’è l’impronta n. 10, che si trova sulla parte interna della porta di ingresso della villetta di via Pascoli, dove però non è stata trovata alcuna traccia di sangue. Questa, infatti, non è attribuibile né a Sempio, né a Stasi, né ai famigliari, ma ha avuto il merito di aver chiarito, all’improvviso, che altri ‘ignoti’ potrebbero entrare in scena. Poi, c’è anche la traccia 97 F, attribuita all’assassino in quanto mescolata anche al sangue della vittima. Si tratta di una 'strisciata' sul muro di sinistra delle scale, a 20 centimetri dal corpo di Chiara. Infine, sono state rilevate ulteriori impronte conservate, tuttavia, su fogli di acetato e non tramite strisce para-adesive. Quindi, il materiale biologico trattenuto potrebbe essere meno del previsto e avere una minor capacità di conservazione, oltre a un maggior rischio di contaminazione. Dai 30 fogli di acetato esaminati è emerso che tutte le impronte sono negative al sangue, anche se quattro di esse devono ancora essere sottoposte a esame. Analizzati, inoltre, i reperti sul tappetino del bagno e sulla spazzatura della cucina, mai presi in considerazione fino a oggi. Recentemente, durante l'incidente probatorio disposto dalla Procura di Pavia, è stato analizzato anche un tampone oro-faringeo, prelevato nel 2007 dalla bocca di Chiara. Anche in questo caso, si tratta di un tampone orale mai analizzato prima, dal quale è emerso un profilo genetico maschile di tipo Y, non riconducibile né ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l'omicidio della findanzata, né ad Andrea Sempio. Il test effettuato ha rivelato, in realtà, due profili genetici maschili: uno "ignoto" e uno attribuito a un tecnico presente ai tempi dell'autopsia di Chiara. I risultati emersi, comunque, dovranno essere confermati da un ulteriore test di replica, al fine di confermare la loro valenza scientifica. Le analisi preliminari sono state effettuate su cinque campionature, prelevate da una garza non sterile usata dal medico legale di allora: Dario Ballardini. Tre di esse non hanno dato alcun esito utile; delle altre due, una sembra essere compatibile con il profilo genetico appartenente, appunto, a un tecnico presente durante l’esame autoptico effettuato nel 2007: una contaminazione, insomma; l'altra traccia, rilevata sul palato e sulla lingua del cavo orale della vittima, conduce a un Dna maschile denominato "Ignoto 3", di cui ancora non è stata attribuita la paternità. Secondo i consulenti e i legali della famiglia Poggi, tale traccia potrebbe derivare da un’altra contaminazione accidentale di laboratorio, avvenuta anch’essa durante le fasi dell'autopsia praticata sul corpo della vittima. Se questa traccia dovesse essere ritenuta non attribuibile a contaminazione, potrebbe individuare la presenza di una terza persona - "Ignoto 3", per l'appunto - all'interno della villetta di via Pascoli, dove si è consumato il delitto. Un unico indizio che potrebbe portare a un nuovo sospettato: il presunto aggressore, a detta di alcuni investigatori, potrebbe avere tappato la bocca a Chiara o, addirittura, essere stato morso dalla vittima, nel tentativo di difendersi, lasciando così la sua traccia biologica. Al momento tutto è sospeso: si attendono le conferme scientifiche. La genetista, Denise Albani, sarà chiamata a guidare l'esame di replica, che dovrebbe esprimersi con maggior chiarezza sulla natura e l'origine delle tracce. A quel punto, si potrà addivenire a un confronto tra il Dna dello sconosciuto e quello delle persone che hanno avuto accesso alla villetta dei Poggi o che vennero in contatto col cadavere successivamente.

 


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