Siamo ormai giunti agli ultimi appelli per i referendum abrogativi di domenica 8 e lunedì 9 giugno prossimi, cioè tra pochi giorni. Diviene perciò necessario prendere una posizione specifica nel merito dei quesiti proposti, anche se l’eventuale raggiungimento del quorum della metà più uno degli elettori non dovrebbe comportare particolari conseguenze politiche nei confronti dello Stato-Governo, ma solo alcuni effetti giuridici sostanziali per lo Stato-comunità, cioè per tutti noi. Innanzitutto, ricordiamo ancora una volta che siamo di fronte a un’opportunità: quella di fornire un’indicazione precisa verso una società più equa e più giusta, costringendo la politica a prendere atto di come il Paese non sia razzista e voglia accogliere e integrare, qui da noi, quegli immigrati regolari che si comportano bene, accorciando loro le tempistiche dettate dalla Legge n. 91 del 1992, che regola la concessione della cittadinanza agli stranieri non comunitari. Innanzitutto, sarebbe il caso di smentire le menzogne di Matteo Salvini, le quali meriterebbero una risposta chiara, da parte della cittadinanza. A meno che non si voglia proprio perdonargliele tutte: “Vedete cosa potete fa’...”, si dice a Roma. In secondo luogo, i lavoratori debbono essere maggiormente tutelati rispetto a un sistema di subappalti a cascata perché ne muoiono troppi, ogni anno, sui luoghi di lavoro. E non per pura disgrazia o fatalità, ma per il mancato rispetto delle norme di sicurezza. Pur avendo compreso nel merito il tentativo riformista 'renziano' del decennio scorso, cioè quello di accreditarsi presso il mondo delle imprese, noi continuiamo a sottolineare all’ex premier di Rignano sull’Arno che qui non si tratta di quel ceto di imprenditori illuminati degli anni ‘80 del secolo scorso. E non per questioni di cattiveria o avidità, bensì perché si tratta di persone ancorate a una mentalità che fatica ad allinearsi agli standar europei più avanzati. Per provincialismo, insomma. Sia come sia, noi dobbiamo rifletterre un poco sulla deriva complessiva che sta prendendo la nostra società, sempre più spinta verso un dirigismo verticale più apparente che di sostanza, da pessimi 'scimmiottatori' degli Agnelli e dei Berlusconi. Non siamo di fronte a una rivoluzione massimalista favorevole a una dittatura delle maestranze - un concetto, quest’ultimo, di autogestione del lavoro legato ad arcaiche teorie marxiane - ma a una faticosa ricerca di un nuovo equilibrio sociale che risponda maggiormente alla realtà di tutti i giorni, soprattutto negli ambienti di lavoro. Detto questo, ora vi proponiamo un nostro sintetico specchietto di orientamento in merito ai quesiti che troverete sulle schede elettorali, riportati, purtroppo, in 'legalese' stretto:
Primo quesito, detto “della reintegra”: se voi foste licenziati per un errore che non avete commesso o per ingiusta causa, vorreste che un giudice del lavoro qualsiasi possa reintegrarvi sul vostro posto di lavoro?
Secondo quesito, detto “degli indennizzi”: se veniste licenziati senza la 'reintegra', vorreste avere più di 6 mensilità? L’abolizione di questa norma del 'Jobs Act', secondo Matteo Renzi, vi condurrebbe a ottenere un massimo di 24 mensilità e non 36. Ma anche qui, il nostro amico 'dossettiano' confonde la Storia con la geografia: l’opzione delle 36 mensilità esiste solamente sulla 'carta'. Nella realtà, i nostri imprenditori sono più tirchi di Paperon de' Paperoni e più di 6 mensilità non 'sganciano' mai, anche a costo di affrontare una seconda causa legale, procrastinando i pagamenti. E noi sappiamo che sono i ceti più deboli, quelli che non possono pagarsi consulenze legali troppo lunghe, che è ciò su cui generalmente contano i nostri 'furbetti del quartierino'.
Terzo quesito, detto “della causale”: se voi o i vostri figli veniste assunti con un contratto a tempo determinato, vorreste che il vostro datore di lavoro specificasse per quale motivo preferisce utilizzare quel tipo di rapporto? Esistono, infatti, anche contratti a progetto abbastanza lunghi e chi vi scrive appartiene alla categoria di coloro che qualcuno di questi lo ha anche visto. Tuttavia, nel mio caso era sempre presente una causale giustificatoria ben precisa. E vi posso assicurare che si tratta di una buona cosa: almeno lo sai e lavori più tranquillamente.
Quarto quesito, detto “della sicurezza”: qualcosa vi abbiamo già accennato sopra. Le tante morti sul lavoro e nei cantieri sono esplicativi di per sé. O, per lo meno, dovrebbero esserlo, anche se risultiamo ormai immersi nel più totale menefreghismo, per lo meno fin quando certe disgrazie non capitano a noi o alle nostre famiglie. E anche intorno a fattispecie di tal genere, il sottoscritto annovera le sue esperienze pregresse. Negative, ovviamente. Sia come sia, l’azienda che vince un bando dev’essere responsabile di quanto accade sul posto di lavoro, mentre oggi, tramite il sistema dei subappalti, non lo è. Anche qui, ci ritroviamo di fronte a una fuga dalle responsabilità: un atteggiamento di 'viscitudine' alquanto censurabile.
Quinto quesito, detto “della cittadinanza”: anche in questo caso, abbiamo già espresso qualche concetto esplicativo. Tuttavia, è bene specificare che il quesito in questione non riguarda tutti gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste, ma solo 1 milione e 136 mila cittadine e cittadini di origine straniera non comunitaria, tra cui circa 300 mila minori, già arrivati da tempo o addirittura nati in Italia, i quali già vivono, crescono, abitano, studiano e lavorano nel nostro Paese. Il quesito proprosto non modifica i criteri per poter ottenere la cittadinanza italiana (maggiore età, non aver commesso reati, avere un reddito adeguato, rispettare gli obblighi fiscali, conoscere la lingua italiana), ma solo il fatto di poterne fare richiesta dopo 5 anni di residenza e avviare il lungo iter di acquisizione, che oggi può durare fino a 15 anni.
Insomma, buon voto a tutti. E ricordate, carissimi italiani: non delegate ad altri certe decisioni per pigrizia mentale più che per amoralità: anche se vi affidaste a un 'tecno-dittatore', egli non potrebbe governare il Paese tutto da solo. E periodicamente, vi chiederebbe indicazioni. In caso contrario, sarebbe solamente un tiranno. E i tiranni, prima o poi, cadono sempre.