
Il vero problema di fondo del
Movimento 5 stelle non è mai stata la leadership di
Luigi Di Maio. La questione che sta letteralmente investendo la forza politica
'grillina', in realtà, è un'altra: quella di un
idealismo populista destinato a rivelarsi totalmente
inadatto ad affrontare quella
'società liquida' delineata e diagnosticata da
Zygmunt Bauman. Si tratta di un problema che si pone anche per il
centrodestra, in larga parte affetto da un
'superomismo' il quale, all'interno del contesto sociale venutosi a creare dopo il crollo del
muro di Berlino, si trasforma in una vera e propria forma di
autolesionismo. Ciò accade perché, storicamente, la classe politica dei
populismi risulta quasi sempre
mal selezionata e politicamente
'incondita' ab originem. Nella
'parabola di Dio', il mistico
Zarathustra non dichiara la
'morte fisica' della divinità, bensì quella di un
ordine cosmologico predefinito, teologicamente prestabilito, dimostrando ai cittadini del suo villaggio che
Dio è morto poiché gli uomini stessi lo hanno
assassinato, trasformandolo in mero
'meccanismo' da utilizzare contro altri uomini. Ecco da dove discende il motto:
"Non c'è più religione". In una
società liquida come quella attuale è perfettamente inutile stabilire a priori delle fissità, ideologiche o morali che siano. Uno
sviluppo acefalo, globalizzato e
massificato dev'essere contrastato con
categorie culturali totalmente nuove, che sappiano agire
su noi stessi prima ancora che nei confronti
dell'Altro. Eppure, si insiste con visioni utilizzabili solamente in
fase propagandistica e non certo in
sede empirica. In secondo luogo, il
pragmatismo ideologico tornato di gran voga in questi anni incontra un
limite ben preciso: esso non indica
alcuna strategia sociale e
collettiva, bensì individua dei semplici
'bersagli', identificandoli come
"nemici del popolo". Una vera e propria
fuga dalle responsabilità, individuali e collettive. In pratica, si crea la categoria dei
'bibbianisti' per colpire un Partito politico avversario, facendo rimpiangere persino gli
'esodati' della
professoressa Elsa Fornero: una
'neo-categoria' creata nelle redazioni dei giornali per sintetizzare le difficili condizioni di quei lavoratori che, a causa di un
errore burocratico, non avevano più né
un'occupazione stabile, né alcun
trattamento previdenziale. Una
'categorizzazione', insomma,
destinata a chi, in quella precisa fase politica, governava il Paese affinché provedesse a porre un
rimedio all'errore commesso, non funzionale a colpevolizzare qualcuno per accusarlo di chissà cosa. Ecco perché possiamo assicurare che tutto sta procedendo secondo i
'piani' previsti: a un certo punto, il
'grosso' dell'elettorato italiano diverrà consapevole non solo
dell'inedeguatezza del populismo, di
destra o di
sinistra che sia, ma finirà persino per
archiviarlo in quanto
strumento inutilizzabile, scientificamente
anacronistico, filosoficamente
inattuale. La gente comprenderà che accusare un Partito politico di
strappare bambini dalle loro legittime famiglie non è la stessa cosa rispetto a un
sindaco che, per autentica e pura
superficialità, assegna dei locali senza procedere a un
bando di gara: la prima questione è totalmente
astratta, mentre la seconda rischia di essere
replicata, poiché
sottovalutata o
considerata di
minor importanza, mentre invece essa è il vero
'nocciolo' del problema. Quando si comprenderà questa
'differenza di piano', il popolo non sarà più disposto a perdonare chi ha cercato di
manipolarlo, di
'intossicarlo', o addirittura di
'avvelenarlo', tanto per citare lo stesso
Friedrick Nietzsche. In ogni caso, ribadiamo: tutto sta procedendo secondo i
'piani'. Ma l'intento finale non sarà quello di una
vendetta da parte di qualcuno verso altri: non sarebbe coerente con un autentico modello di recuperata
'spiritualità'. Il vero obiettivo è solamente quello di far emergere, scientificamente e con prove alla mano, quali siano le questioni che stanno alla base della nostra
immaturità democratica. Non ci saranno
colpevoli, né
innocenti, ma una serie di indicazioni alle quali si dovrà
rispondere politicamente, affinché divengano una serie di
valori e
obiettivi comuni per tutte le
'parti' in causa, senza rimescolamenti strumentali, demagogici o meramente propagandistici. Un movimento politico è solamente un
mezzo, non un
fine. Il Partito è uno
strumento, non il contenitore di svariate e molteplici
tendenze insurrezionali, come avveniva, invece, nelle forze politiche
totalitarie. La vera finalità è quella di denunciare la scarsa efficacia di molti nostri
'organi', a cominciare dalla
'forma-Partito' medesima. A causa di ciò, alla fine di questo percorso verrà posta una questione importantissima, legata al
modello educativo e di
istruzione vigente, oggi, in
Italia, non più in grado di dotare le generazioni più giovani di
strumenti adeguati per
decodificare la realtà che li circonda. O che, anche nei casi migliori, li consegna a una
società ipertecnologica carichi di molte, troppe,
lacune. Una problematica di natura
culturale, che solleva un'ulteriore questione: quella di un Paese capace di
unirsi e
ricompattarsi soltanto quando si trova
in pericolo, o viene messo
sotto pressione. Un aspetto antropologico da correggere, al fine di abbandonare i retaggi più atavici della nostra
inciviltà, giuridica e morale. Per imparare a
cambiare noi stessi e a modificare, quando necessario, il nostro
punto di vista.