Nell'impero romano, la libera cittadinanza si poteva ottenere in vari modi: sostenendo attivamente il dominio di Roma e la sua strutturazione sociale; acquisendola per meriti speciali; oppure ancora acquistandola per diritto di censo, cioè pagando una tassa piuttosto onerosa, che in pochi potevano permettersi. Poi c'erano gli indigeni, che praticamente erano considerati degli stranieri in casa propria. Ecco perché capitava quel che si potrebbe definire: "Il paradosso di Paolo". E cioè possedere lo 'status' giuridico di cittadino romano per nascita, non per concessione. L'apostolo Paolo, infatti, proveniva da una famiglia di notabili ebrei dell'Asia minore stabilitisi a Tarso, nell'attuale Turchia, i quali avevano accettato e sostenuto, con il proprio lavoro e versando le tasse, il dominio di Roma. Ma a differenza del proprio nucleo familiare di provenienza, egli non aveva ottenuto la propria cittadinanza per concessione ottriata, cioè per una magnanima decisione proveniente dall'alto, né per meriti particolari: egli era cittadino romano per diritto di nascita. Non per questioni di sangue, dunque, né in quanto appartenente alla razza romana o italica, bensì perché era figlio di prima generazione di ebrei anatolici divenuti cittadini romani. Egli, pertanto, ereditò la cittadinanza poiché nato su un 'suolo' politicamente e militarmente occupato dall'Impero romano. Una caratteristica che dimostra non soltanto come il cosiddetto 'ius soli' esistesse già nell'antichità, ma anche che i nostri progenitori più antichi, i romani, erano giuridicamente più avanti di noi. Paolo, insomma, beneficiò dello 'ius soli'. Perchè i romani - e stiamo parlando, si badi bene, dei romani 'pagani', cioè non ancora 'cristianizzati' da Costantino - concepivano una società in cui prima veniva il diritto e, solo in seconda battuta, il sangue, la famiglia, le parentele e altri criteri consuetudinari o contingenti. La preminenza del diritto è ciò che rende realmente etica una società, poiché favorisce l'instaurazione di princìpi anche provenienti da molto lontano, come appunto quello dello 'ius soli'. Ed è questa la riflessione che veniamo a porre, quest'anno, in occasione delle festività pasquali. Augurando, naturalmente, una felicissima Pasqua ai nostri lettori e a tutti gli italiani. Nessuno escluso.