La serie 'You' è giunta al suo epilogo finale: l’inarrestabile spirale di violenza di Joe Goldberg verrà interrotta, oppure l’antieroe riuscirà a scamparla anche questa volta? Scopriamolo analizzando il tanto atteso finale dell’acclamata serie targata Netflix. In questa stagione, Joe, ormai volto noto della scena pubblica newyorkese, si troverà al centro di un'indagine avviata da un gruppo di content creators che, scandagliando la rete, trovano interessanti coincidenze e testimonianze che alimentano i sospetti sull’ex direttore della libreria Mooney, indicato come l’autore degli omicidi delle sue ex ragazze, morte o sparite in circostanze misteriose. Louise Flannery fa parte di questo improvvisato gruppo di giustizieri digitali ed è la chiave di volta, l’ariete designato per sfondare le difese di Joe. La ragazza dai capelli rossi sedurrà l’assassino, anche se l’ammaliante savoir faire di Joe farà vacillare la missione di Bronte (pseudonimo assunto da Louise per solleticare la passione letteraria di Joe, ndr), a tal punto da porla davanti ad un bivio: cedere all’amore, oppure guardare l’assassino negli occhi e mostrarlo al mondo per ciò che è. Bronte appare come un personaggio messianico, mossa da un’ideale di giustizia, ma al contempo portatrice di un animo misericordioso, contrapposta al mostro che è lì con lei, incapace di vedere il male in sé o nelle sue azioni, considerate dallo stesso, in maniera distorta, come atti d’amore e di protezione verso le persone che ama. Una furia cieca pronta ad abbattersi contro chi turba la tranquillità del suo amore e pronta a rivoltarsi anche contro chi rifiuta questo dono di sangue. Un canovaccio tremendamente simile ai casi di cronaca che affollano i notiziari: un amore svanito, che si traduce in un brutale femminicidio. La scia di sangue che Joe si lascia alle spalle, nel corso delle stagioni, è sempre più vasta. E la sua crudeltà è pari alla scaltrezza con la quale è riuscito a evitare la legge: un'impunità che pesa come un macigno sul petto dello spettatore, che invoca la giusta punizione in questo finale di serie. Il crimine non paga e, prima o poi, la giustizia presenta il conto: nell’episodio finale, Joe supplica Bronte di ucciderlo, ma quest’ultima sa che un proiettile nella testa sarebbe una liberazione, piuttosto che una sentenza. Uno scatto fulmineo di Joe provoca la reazione della ragazza, che lo ferisce sparando ai genitali: una superba metafora che castiga il falso principe azzurro, privandolo della sua mascolinità, attraverso la quale ha seminato sofferenza. Joe sopravvive e affronta un processo che lo condannerà a ergastoli multipli. Gli appassionati del genere 'true crime' esultano: le sue vittime hanno avuto giustizia e le donne sopravvissute possono riprendere in mano la propria vita. La punizione per Joe si rivela la più dura possibile: privato della libertà, dunque della possibilità di rimettersi alla ricerca dell’ennesimo amore di cui necessita disperatamente, si rassegna a un’esistenza che ha l’unico scopo di separarlo dalla morte. Nell’inquadratura finale, Joe legge una delirante lettera di una fan e s’interroga osservando lo spettatore: “Forse il problema non sono io… Sei tu”. Lo sguardo glaciale di Joe penetra lo schermo, quasi per richiamare lo spettatore a presunte responsabilità, come la silente complicità di chi osserva, perché attratto morbosamente dall’affascinante follia. Un monito forse, per non dimenticare che i mostri non nascono da soli.