Giovanna Albi

Quando si parla di pace, si sollecita l'opinione pubblica alla costruzione di un percorso nuovo e originale nei rapporti tra due Paesi. Un concetto in grado di delineare nuovi perimetri tematici, dai contorni labili o sovrapponibili. La parola “pace”, infatti, può essere declinata in una molteplicità di sensi e direzioni: estetica, spirituale e scientifica. Ma ogni definizione che possiamo darle non allude a un ordine prestabilito, ma vuol essere rottura di abitudini consolidate, risveglio da una sorta di pigrizia mentale, apertura verso nuove prospettive. La pace che si cerca in Europa, pertanto, dovrebbe muoversi sul doppio binario della promozione e della valorizzazione delle culture prodotte e promosse dai due popoli in conflitto, portando il dialogo oltre il confine per cominciare a costruire nuove relazioni progettuali, in vista di una futura integrazione europea. Un percorso dal quale la Russia stessa non dev'essere, né sentirsi esclusa. La volontà che deve guidare la pace è quella di ridurre il caos del presente senza confondere i cittadini, esponendoli a stimoli, riflessioni e idee all’interno di una progettualità che deve ‘andare oltre’, ponendosi come strumento di pensiero. La guerra deve sparire dalle agende politiche degli Stati. A prescindere dalle credenze religiose o dalle ideologie professate.


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