Vittorio Lussana
PROLOGO
Ogni tanto mi capita di nascondermi dietro alle mie stesse parole, scherzandoci sopra con crudeltà, avvolgendomi in pensieri difficili, che mi impedirono persino di essere bambino. Continuo a pensare al freddo delle sei del mattino, quando il treno che portava i pendolari in fabbrica entrava in stazione. E alle fughe all’alba sui prati della pianura padana, attraverso corridoi illuminati dagli ultimi raggi della luna.
 
CHI ALTRI, SE NON TU?
Dimmi amico mio: anch’io ti ho tradito come Giuda Iscariota? Se l’ho fatto, ti prego di perdonarmi: non ne avevo l’intenzione. Oggi è tardi per dirti che sono pentito e che potremmo tornare ad essere amici, anche se ho dato per scontato che lo saremmo sempre stati. Ti prego di scusarmi, non volevo abbandonarti: ebbi paura di prendere in mano il telefono per scoprire che mio padre era morto come un cane sotto la pioggia. Era importante per me, perché dopo che lui se ne è andato, non sono più riuscito a provare che avevo ragione, così come non sono riuscito a capire se avevo torto. A chi dovevo rivolgermi per non essere uno dei tanti che finiscono male? A chi avrei dovuto far riferimento per riuscire ad autoeducarmi? E allora mi ritrovai a scalare le vette di una razionalità raggiunta proprio attraverso l’elaborazione di quel dolore, un fuoco che mi aveva catturato sollevandomi sulle montagne più alte e che, calmando fino in fondo la mia rabbia, mi fece conoscere tutto quello che era già stato senza dover leggere nemmeno una riga.
 
RAGNI NELLA NEBBIA SCOZZESE
Noi siamo solo ragni che vagano senza scopo dentro a un’ombra, immersi in una nebbia che avanza lentamente come i fantasmi primordiali dei racconti scozzesi. Sull’orlo dell’indecisione, attendo sotto la pioggia che arrivino i furbi, gli opportunisti, cowboys arroganti che strombazzeranno la loro vittoria. Abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio, che ci permetta di mutare questo spettacolo, perché i cowboys vogliono solo guidarci nei soliti bar: siamo gente alla ricerca di un paradiso perduto o di un paradiso ritrovato? In questi anni, abbiamo riavuto rispetto o siamo stati lasciati nella polvere? Infimi politicanti vendono false ipotesi dando mance ai camerieri con espressioni volgari. La falsità è in ogni loro parola, in ogni loro gesto, mentre abbassano il naso sulle ‘piste’ migliori, bevendo vino di gran marca. Una confessione d’amore senza valore vorrebbe farmi credere che tu non hai significato nulla per noi. Non sto cercando il tuo compiacimento: io volevo solamente essere tuo amico, mentre tutti i ponti alle mie spalle stavano ormai bruciando.
 
IL FUGGITIVO
Io voglio essere libero, poiché sono un fuggitivo che sta cercando di salvarsi aggrappandosi alla cresta della notte, ma sono ormai troppo stanco per continuare a scappare. Noi siamo solo due estranei seduti ad un tavolo che cercano di superare i propri traumi, di scrivere pensieri per gli altri, bugie scintillanti che brillano di inchiostro sulla carta.
 
ANDREA RANISI
Ripenso alla notte in cui morì Andrea. Tu venisti a svegliarmi mentre dormivo completamente nudo. Ci sedemmo e piangemmo insieme: non mi ero mai sentito così solo. Alcuni svaniscono in una vampata improvvisa di oscurità, altri in una fiammata di pubblicità, ma io ero nuovamente sul margine più estremo della mia follia. E mi accorsi di essere pazzo già da molto tempo.
 
IL FANCIULLO RITROVATO
Così, mentre raccoglievo i miei calmanti caduti sul pavimento, percepii un’altra presenza. Essa tornava a me come un’anima antica, un’energia mistica. Era l’immagine di un bambino, quel bambino, il fanciullo che un tempo ero stato, il ragazzo che ero prima che mi spezzassero il cuore. E all’improvviso vidi una vedova di guerra in una lavanderia che tentava di pulire ricordi dall’uniforme del marito. E convogli rallentare lungo le strade di montagna della Bosnia, cercando di fuggire dalla guerra. E poi ancora bandiere nere sulle fabbriche, braccia sospese in attesa della zuppa per le labbra dei poveri. E poi di nuovo dei bambini con sguardi assenti destinati allo stupro: c’è qualcuno a cui importi veramente tutto questo? Io non ne posso più: dovrei dirti definitivamente addio! E vidi preti, politici, eroi in sacchi di plastica nera per cadaveri da coprire con le bandiere delle nazioni. E altri bambini implorare con le mani tese completamente inzuppati di napalm. E noi che ci consideriamo civilizzati!
 
LA GIUSTA DIREZIONE
Ormai era mattina e mi ritrovai a piangere per una fede che credevo smarrita. Guardai fuori dalla finestra e vidi che finalmente aveva smesso di piovere, ma non ero più solo: mi voltai verso lo specchio e vidi ancora il bambino che ero una volta, il bambino che ero prima che mi spezzassero il cuore, quel cuore che credevo di avere perduto. Sei sorpreso? Ti stupisce ch’io riesca a trovare risposte a domande che sono sempre state davanti ai miei occhi? E’ meglio che tu prosegua per la tua strada, perché colui che vedo, oggi, è solamente me stesso: non posso farci niente. L’unica cosa che avevo perduta era la direzione ed io l’ho ritrovata. Non c’è una fine dell’infanzia: io stesso sono il mio migliore amico. Guidami: sì, proprio tu, bambino sopravvissuto! Ora che sei arrivato per rinascere nell’ombra, ora che comprendi che è giunto il momento che tu esca di qui, hai trovato la principale luce del tuo destino, quella luce che brucia nelle ceneri della memoria: vuoi deciderti a cambiare questo mondo o vuoi di nuovo lasciarti condannare a morte come un ingenuo ribelle? Stavi guardando al passato ed ora hai ritrovato la luce: tu, il bambino che una volta era amato, il bambino che eri prima che ti spezzassero il cuore, un cuore che credevi perduto.
 
PORTERO’ SEMPRE LA TUA BANDIERA BIANCA
E allora scesi per le strade e trovai la corona d’alloro di un poeta. Sperimentai baci al filo spinato e lacrime ghiacciate: dove eri stato in tutti quegli anni? Porterò sempre la tua bandiera bianca e giurerò di non avere una patria, perché sono orgoglioso di possedere il mio cuore.

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Lucia - Roma - Mail - lunedi 24 marzo 2008 17.47
Un po' troppo poetico, forse. Ma bello. Buona Pasqua.
LuciaP


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