Valentina CorsalettiRicordiamo a tutti i lettori di www.laici.it la durissima battaglia svolta da questa testata in favore dell’abolizione della legge n. 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Si trattò di una campagna nel corso della quale avevamo sollevato numerosi dubbi di legittimità giuridica e di sensatezza scientifica nei confronti di quella normativa, incongruente ed oscurantista in numerosi punti. Ebbene, la notizia di oggi è che anche su quella battaglia avevamo ragione noi: il Tar del Lazio ha infatti accolto il ricorso di alcune associazioni, giudicando illegittime le linee guida della legge 40, in particolar modo l'obbligo a trasferire tutti gli embrioni prodotti e il divieto alla diagnosi genetica preimpianto, rimandando alla Corte Costituzionale il giudizio sulla costituzionalità stessa della legge n. 40 del 2004. La notizia è giunta da Monica Soldano, presidente di una delle associazioni promotrici del ricorso, ‘Madre Provetta’. “Ritenevamo” ha dichiarato la Soldano, “e il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ci ha dato ragione in questo, che le linee guida varate dal precedente governo contenessero un eccesso di potere: non possono essere più restrittive della legge stessa e devono solo chiarirne gli aspetti ai medici. Rientrano, in questo ‘eccesso di potere’, l'obbligo di trasferire gli embrioni prodotti senza lasciare autonomia decisionale a medico e paziente e, soprattutto, l'aver cancellato la diagnosi genetica preimpianto introducendo la diagnosi osservazionale, che è una cosa completamente diversa. Ciò, malgrado la legge 40 non vieti esplicitamente la diagnosi genetica”. La decisione del Tar, di fatto, ha reso ‘traballante’ l'intero impianto della normativa varata dal governo Berlusconi proprio mentre il ministro della Salute, Livia Turco, aveva già sul suo tavolo delle nuove linee guida, annunciate da tempo e che avrebbe presentato entro pochi giorni al premier Prodi se la crisi politica non avesse congelato ogni decisione. “A questo punto”, ha concluso la Soldano, "il ministro Turco dovrà rivedere le linee guida già pronte anche tenendo conto della sentenza del Tar, una decisione di cui noi siamo molto soddisfatti, ma che dimostra, ancora una volta, la sconfitta della politica che su questo tema ha rinunciato a decidere lasciando sole le associazioni ad assolvere a un ruolo fondamentale”.
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