Da qualche giorno è possibile trovare nelle librerie italiane il volume ‘Benevolenza: la grande assente?', edito da Youcanprint. Un testo lungimirante, alla ricerca di un nuovo equilibrio nella società attuale, con uno sguardo mirato alle relazioni umane. Un’ampia riflessione sul mondo contemporaneo e sulla stessa mancanza di legami più profondi, alla ricerca di una risposta singolare e collettiva. Questo libro si pone come una semplice ‘raccolta’, al contempo complessa nei significati. Si sfiorano temi di assoluta importanza per la convivenza civile, a cui la società sembra indifferente. L’invito alla lettura, questa volta, si presta a un grande suggerimento: quello di aprire un dialogo tra le persone e di mettere in moto una domanda sintonica e sinergica sempre più presente nella nostra vita quotidiana. L’esigenza di instaurare nuovi meccanismi di comportamento costituisce la posizione migliore per rincorrere e raggiungere il concetto di ‘benevolenza’ richiamato dal titolo. Il calibro e l'alto spessore professionale e culturale dei molti autori lascia trasparire la loro particolare sensibilità, poiché si tratta di personalità dedite, oltre che al proprio lavoro, anche al volontario, rendendosi attivi nei contesti sociali più disagiati e richiedenti vicinanza, attenzione alla cura e un’analisi più efficace anche della psiche umana. Qui di seguito citiamo: monsignor Vincenzo Paglia, arcivescovo e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio; suor Cristiane Pieterzack, bioeticista, laureata in Filosofia e Interpretazione letteraria; il professor Enrico Girmenia, laureato in Lettere e in Neuropsichiatria; Antonio Lucarelli, operatore sanitario; Ivan Ilardo, avvocato; Matteo Di Simone, psichiatra e psicanalista; Pietro Grassi, bioeticista e psicanalista; Roberta Cerina, giornalista e insegnante. La post fazione è a cura del cardinale Angelo Comastri. A margine dell'incontro romano di presentazione dell'opera, Suor Cristiane Pieterzack e il dottor Enrico Girmenia ci hanno offerto la possibilità di comprendere meglio i contenuti da loro esposti.
Riassumendo, questa è la sutuazione: il Pd ha promosso un referendum per abrogare una legge che aveva proposto e sostenuto, sapendo che comunque non avrebbe raggiunto il quorum. La "politica del fare". Anzi, del fare e disfare.
'Artemisia, Héroïne de l’Art' è il titolo dell’esposizione in corso, fino al 3 agosto 2025, al Musée Jacquemart-André di Parigi, a cura di Patrizia Cavazzini, Maria Cristina Terzaghi e Pierre Curie e realizzata con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia.
Lo scorso 2 maggio 2025 e fino a domenica 4, presso la Galleria Toledo di Napoli è andato in scena 'Rumore bianco: confessioni di un insospettabile serial killer con fruscio di sottofondo', scritto e interpretato da Danilo Napoli, per la regia di Yari Gugliucci. Uno spettacolo che ha avuto il coraggio di guardare negli occhi l’oscurità, sondando le profondità della mente umana tra traumi, pregiudizio e fanatismo. Attraverso un monologo incalzante e visionario, lo spettatore viene immerso nei pensieri di un uomo solo, colpevole e psicologicamente compromesso: un assassino di donne transgender. La narrazione scivola senza filtri tra confessione e delirio, guidando il pubblico in un viaggio disturbante, dove i confini tra vittima e carnefice si fanno labili, dove il dolore diventa motore di una violenza cieca. Il palco, un non-luogo fatto di suoni, silenzi e ombre firmato dalla scenografa Anna Simeoli, diventa il terreno psichico dove si consuma lo scontro tra il protagonista e una madre-ombra, presenza simbolica e oppressiva. Una figura che incarna il giudizio, la repressione e una religiosità tossica, capace di soffocare ogni tentativo di autodeterminazione. Ma è attraverso Rossella, la prima vittima evocata nel racconto, che lo spettacolo alza il sipario sulla realtà brutale della transfobia. La sua voce, come quelle degli altri personaggi evocati da Gennaro Ciotola e Michele Vargiu, emerge come una eco lontana, ma indelebile, dentro un testo che alterna violenza e pietà, orrore e grottesco. Il protagonista si confessa senza chiedere perdono.
Due parole ancora sul cosiddetto 'flop' referendario. Anche nelle analisi di questi giorni, si continua ad accettare il terreno narrativo delle destre, come se queste avessero vinto la consultazione e la percentuale degli astenuti fosse equivalente a quella di coloro che hanno votato “No” ai 5 quesiti referendari. Ebbene, le cose non stanno affatto così: quando una squadra di calcio non si presenta in campo per giocare una partita, perde 3 a 0 'a tavolino'. Esiste, infatti, una distinzione ben precisa tra l’astensione in quanto mera clausola di legittimità e l’esercizio attivo del diritto di voto: giuridicamente, le due cose non sono sullo stesso piano. Pertanto, qualcuno a sinistra avrebbe dovuto impegnarsi maggiormente nella campagna referendaria, anziché continuare a fare il 'furbo', poiché l’astensione non può essere uno strumento per bloccare la volontà popolare. Anche quando questa sembra essere ben contenta di farsi strumentalizzare.
La serie 'You' è giunta al suo epilogo finale: l’inarrestabile spirale di violenza di Joe Goldberg verrà interrotta, oppure l’antieroe riuscirà a scamparla anche questa volta? Scopriamolo analizzando il tanto atteso finale dell’acclamata serie targata Netflix. In questa stagione, Joe, ormai volto noto della scena pubblica newyorkese, si troverà al centro di un'indagine avviata da un gruppo di content creators che, scandagliando la rete, trovano interessanti coincidenze e testimonianze che alimentano i sospetti sull’ex direttore della libreria Mooney, indicato come l’autore degli omicidi delle sue ex ragazze, morte o sparite in circostanze misteriose. Louise Flannery fa parte di questo improvvisato gruppo di giustizieri digitali ed è la chiave di volta, l’ariete designato per sfondare le difese di Joe. La ragazza dai capelli rossi sedurrà l’assassino, anche se l’ammaliante savoir faire di Joe farà vacillare la missione di Bronte (pseudonimo assunto da Louise per solleticare la passione letteraria di Joe, ndr), a tal punto da porla davanti ad un bivio: cedere all’amore, oppure guardare l’assassino negli occhi e mostrarlo al mondo per ciò che è. Bronte appare come un personaggio messianico, mossa da un’ideale di giustizia, ma al contempo portatrice di un animo misericordioso, contrapposta al mostro che è lì con lei, incapace di vedere il male in sé o nelle sue azioni, considerate dallo stesso, in maniera distorta, come atti d’amore e di protezione verso le persone che ama.