Antonio Di Giovanni

Gianni Alemanno rappresenta, senza alcun dubbio, uno degli esponenti più interessanti, intelligenti e politicamente preparati della nuova destra democratica italiana. La sua stessa elezione alla carica di sindaco di Roma, da sempre significativo ‘trampolino di lancio’ verso importanti incarichi nazionali, riveste un’importanza storica fondamentale sulla difficile strada del rinnovamento del nostro Paese. Ecco dunque il suo parere intorno ai numerosi problemi della capitale e di tutto il nostro sistema politico nazionale, a cominciare, naturalmente, da quello della sicurezza.

Onorevole Alemanno, visti i costi dell’operazione ‘strade sicure’ con l’impiego dell’esercito, non sarebbe stato più opportuno, di concerto con il ministro dell’Interno, procedere ad un più giusto impiego dei 25 mila poliziotti che, in ambito ministeriale, svolgono compiti amministrativi generalmente di competenza del personale civile?
“Occorre distinguere: bisogna tenere conto del fatto che esistono situazioni, in sede amministrativa, vedi alcune cancellerie del Tribunale, dove la macchina si fermerebbe senza la presenza di rappresentanti delle Forze dell’Ordine distaccati. È in quelle sedi che la funzione di raccordo con i relativi uffici di provenienza viene, per ovvii motivi, svolta con efficienza maggiore. Sarà in proposito necessario verificare quante unità siano indispensabili, dove si trovano e quanti possano, invece, essere recuperati per il controllo del territorio”.

E’ ormai al via il grande progetto delle ‘Città metropolitane’ e di ‘Roma Capitale’: Comuni, Province e Regioni diventeranno enti autonomi con propri Statuti, poteri e funzioni, un nuovo modo di pensare la riforma amministrativa. Qual è il suo punto di vista intorno a queste trasformazioni che verranno introdotte?
“Il mio punto di vista è che stavolta siamo di fronte a un vero passaggio storico: l’approvazione dell’art. 22 del federalismo fiscale, quello su ‘Roma Capitale’, ha decretato la nascita di un ‘super Comune’ dotato di propri fondi per attivare, oltre a un riequilibrio dei conti, un aumento degli investimenti fuori dai vincoli di bilancio nell’edilizia, nella cultura, nel turismo, e non solo. Alcuni esempi: si possono destinare nuove risorse alle infrastrutture della mobilità, come le linee metropolitane e approvare rapidamente una nuova strategia per la manutenzione stradale, attraverso una riforma della gestione degli appalti. Roma potrà muoversi autonomamente anche sul piano industriale e di sviluppo e parteciperà alla valorizzazione di beni storici acquisendone alcuni dal patrimonio statale: caserme dismesse, terreni demaniali, ed altro. E il primo segno tangibile si vedrà il 21 aprile, il Natale di Roma: quel giorno, infatti, abbatteremo il muro che ora divide i Fori imperiali in due parti, una gestita dal Comune, l’altra dallo Stato e faremo un’unica gestione di valorizzazione dell’area”.
 
L’emergenza abitativa a Roma è un problema ormai annoso. La precedente amministrazione aveva ‘dribblato’ la questione stipulando contratti d’affitto, assai onerosi per le casse comunali, con alcuni noti costruttori romani, al fine di adibire a residence alcune strutture private senza approvare, di fatto, la costruzione di alcuna nuova casa popolare o di edilizia residenziale ‘calmierata’: come intende procedere e nei confronti di costoro, a fronte dei contratti già posti in essere, e nei riguardi della forte domanda di abitazioni per i meno abbienti?
“La questione della casa è un altro problema storico: sono oltre 36 mila le famiglie iscritte nelle graduatorie per un alloggio popolare e più di duemila quelle che hanno 'dieci punti', alle quali cioè spetterebbe una casa con evidente urgenza. I numeri sono gli stessi da almeno dieci anni a questa parte e credo che ciò basti per far comprendere le difficoltà, da parte delle amministrazioni, di risolvere, o quanto meno, alleviare, il problema. In realtà, il dramma della casa coinvolge anche migliaia di persone ancora 'non censite', quelle cioè che non fanno neanche richiesta di un alloggio perché ritengono che non l'avranno mai. In ogni caso, è importante che si sappia che, nonostante la ristrettezze di bilancio, il Comune si è impegnato a portare a compimento l’erogazione di 10415 buoni casa, che sono in fase di ultimazione le stipule delle convenzioni urbanistiche per la trasformazione di alcuni immobili o aree con destinazione finale residenziale (ciò porterà all’Amministrazione comunale un contributo di valorizzazione complessivamente pari a 50 milioni di euro) e che con l’alienazione di immobili comunali raggiungeremo, in tre anni, l’obiettivo di 3500-4000 alloggi da destinare all’emergenza più grave. In parallelo, manderemo avanti i progetti per lo sviluppo dell’housing sociale, un percorso indispensabile per offrire la possibilità di accedere all’acquisto o all’affitto di case a canone concordato anche ad altre categorie sociali, ossia famiglie e giovani coppie a basso o monoreddito, anziani, studenti fuori sede, immigrati regolari. Il piano comunale prevede, infatti, dopo la prima fase d’individuazione di nuove aree, o ambiti di riserva, la costruzione di 30 mila alloggi popolari entro la fine dell’attuale consiliatura. In questo modo, il Comune di Roma mette mano al dossier ‘edilizia residenziale sociale’ con l’obiettivo di rispondere al fabbisogno abitativo della Capitale e nell’intenzione di promuovere una politica abitativa in linea con le reali esigenze della città, negli ultimi decenni sempre più pressanti e urgenti e troppo a lungo disattese”.

Lei è si è sempre rivolto ai giovani in maniera molto fiduciosa. Volevo quindi chiederle: non crede che una gran parte delle nuove generazioni sia poco attenta alla cultura, alla politica e alle radici della nostra Storia e siano, invece, troppo orientate verso una forma estrema di relativismo?
“Effettivamente, nelle giovani generazioni oggi si riscontra una disaffezione alla politica che tuttavia è un rifiuto di un approccio ‘ideologico’ alla realtà. Se si vuole identificare una delle cause di questo raffreddamento, si deve perciò contestare il lento processo di svilimento dei nostri valori e della nostra identità, che la cultura dominante di sinistra ha prodotto. Ugualmente, anche nei confronti della cultura e delle radici della nostra Storia, i giovani vivono questo distacco perché la realtà impone, oggi più di prima, scelte concrete, che possano garantire opportunità ad una generazione che cresce in una società che cambia. Sono queste le ragioni per cui il rischio del relativismo esiste davvero. Ma io ho intenzione di battermi con forza contro questo relativismo, etico e culturale, che è responsabile di aver indebolito i valori fondamentali, quelli che meglio identificano la destra da cui provengo”.

Ma esiste ancora, oggi, la nota egemonia culturale della sinistra, in Italia?
“Per tutto il Novecento vi è stata una tendenza diffusa a definire la cultura come un qualcosa di sinistra. Certamente, è un luogo comune, ma si sa: i luoghi comuni sono duri a morire, probabilmente perché qualcuno ci ha abituato a sovrapporre e confondere la “cultura di sinistra” con la stessa idea di cultura, che invece è ben altra cosa. Anziché domandarsi se la cultura appartenga all’uno o all’altro schieramento politico, sarebbe dunque necessario interrogarsi sul vero stato della cultura italiana, chiedersi dove sia arrivata e quali risultati abbia raggiunto. Sotto questo profilo, ho l’impressione che il mondo intellettuale che ama etichettarsi ‘di sinistra’ per ‘pontificare’, si sia sempre più ristretto ad un’area anagraficamente invecchiata. E questo è sicuramente una fatto positivo”.
 
Il centrodestra viene spesso accusato di essere portatore di principi culturali populisti: è così?
“L’accusa di populismo viene mossa ogni qual volta si vuole mostrare attenzione alle istanze che provengono dall’area popolare, smettendo di rinchiudersi in ‘torri d’avorio’. La verità è che molti uomini della cultura e della politica dovrebbero impegnarsi di più nel concreto ed essere meno autoreferenziali”.

Quali saranno i futuri ‘cardini dottrinari’ del Pdl? Un popolarismo sincero e non ideologico? Oppure una laicità attenta ai valori della fede?
“Il Popolo delle Libertà nasce su due valori fondamentali: il primo è quello della libertà, la libertà del cittadino, la libertà del mercato, la libertà di produrre, la libertà delle coscienze; il secondo, è quello di una libertà che si fondi sul valore, altrettanto importante, dell’identità, della nostra identità nazionale, senza la quale non c’è riferimento per esprimere la libertà stessa. Dopo il Congresso fondativo, in programma per fine marzo, avremo finalmente il più grande partito della Storia italiana, un movimento per il quale An e Fi hanno stabilito, insieme, un percorso partecipato in termini di regole, di identità, di valori e di dibattito. Perché il nostro obiettivo è creare uno strumento di partecipazione che metta definitivamente in movimento l’Italia, che risvegli la nostra nazione, che abbia la capacità di dare risposte che vengono dal sentimento popolare”.
 
Lei pensa che un ricambio generazionale possa portare anche ad un’innovazione dell’attuale assetto politico oppure, alla fine, il bipolarismo, cosi come è stato inteso finora, sia destinato a soccombere? E qual è la sua opinione sull’esigenza di alcuni di formare un centro cattolico moderato.
“Penso che, innanzitutto, dobbiamo incoraggiare i giovani a rivendicare con forza il protagonismo generazionale e il diritto al futuro, ostacolati in Italia da alcuni impedimenti pratici e culturali. Poi, a interessarsi alla politica e a prepararsi bene, perché c’è bisogno di prevedere, per il futuro, la sostituzione di politici meno giovani e, a volte, incapaci. Non credo, invece, che il bipolarismo sia destinato a soccombere, perché un sistema politico che vede la contrapposizione di due blocchi distinti, rappresentati, di solito, da due coalizioni o raggruppamenti di partiti e/o movimenti, che si contendono la conquista del potere, è un dato ormai consolidato e positivo ai fini della governabilità, e non solo. In questo contesto, la formazione di un centro cattolico moderato è utile e auspicabile nell’ambito del sistema ‘bipolare – bipartitico’ in fase di sviluppo, non al di fuori di esso”.
 
Un ultima domanda: lo slogan dei ‘fannulloni’ ormai sembra essere il ‘tormentone’ del momento. In parte, il ministro Brunetta non ha torto su un diffuso malcostume, ma non crede sia sbagliato generalizzare su una categoria, quella degli impiegati pubblici, cosi complessa ed essenziale nella vita amministrativa del Paese?
“Sono convinto che la gran parte di coloro che lavorano nella Pubblica Amministrazione non siano affatto dei ‘lavativi’ e che i cosiddetti ‘fannulloni’ rappresentino solo una piccola minoranza da rimuovere, con vantaggio di quei lavoratori che, invece, si impegnano e che spesso, anche in mancanza di mezzi e incentivi reali, fanno il massimo possibile. Si deve fare inoltre grandissima attenzione ai diritti sindacali, ma io sono convinto che gli stessi sindacati non vogliono difendere i fannulloni”.

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LUCA - MILANO - Mail - giovedi 4 giugno 2009 20.50
Mentre l'America va a sinistrra (OBAMA...) l'Italia, al solito, va controcorrente e, richiamandosi a valori desueti, va a destra, pensando così di risolvere in maniera semplicistica e/o demagogica i problemi complessi posti dalla globalizzazione. Ci sarà un'ultima corsa per tornare a ragionare?
ALESSANDRA COCCA - PISA-ITALIA - Mail - venerdi 6 febbraio 2009 16.6
INTERVISTA ECCELLENTE CON DOMANDE CHE NON LASCIANO SPAZIO ALLA DIVAGAZIONE,MA CHE FOCALIZZANO L'ATTENZIONE NON SOLO SULL'OPERATO DEL NUOVO SINDACO DI ROMA MA CHE FANNO RIFLETTERE ANCHE SU ANGUSTI BUCHI GESTIONALI DEGLI SCORSI PRIMI CITTADINI DELLA CAPITALE.
GAP DI QUALITA DELLA VITA PRIMARI PER UNA CITTA COME ROMA RISPETTO ALLE CUGINE EUROPEE, PER TROPPO TEMPO DISATTESE.
IL NUOVO SINDACO SEMBRA DARE NUOVA LINFA DI IDEE DA SVILUPPARE SUL TERRITORIO ...CARATTERISTICA QUESTA SOLO DI CHI OLTRE CHE COME LAVORO,PRENDE LA POLITICA COME PASSIONE,VERA PASSIONE!!!
AUGURI PER IL SUO MANDATO ONOREVOLE ALEMANNO!!!
Giuseppe - Italia - Mail Web Site - martedi 3 febbraio 2009 16.10
Ritengo che il sindaco Alemanno sia molto pratico e colga profondamente il nocciolo delle problematiche. Il passaggio sul dramma della casa che coinvolge anche migliaia di persone ancora 'non censite', quelle cioè che non fanno neanche richiesta di un alloggio perché ritengono che non l'avranno mai, ne è esempio lampante. Credo che abbia le idee chiare e chem nei limiti dell'umanamente possibile, farà bene per tutta la legislatura.
Ritengo invece che il sindaco perda molti punti di consenso, anche tra gli elettori del PDL, quando parla di cultura e si identifica in quella percentuale di cittadini della destra sociale che a Roma potrebbero essere il 7/8% ma nel resto d'Italia anche meno e che sono rimasti ancorati ad una ideologia superata e chiusa. Spero che Alemanno sia di parola e volorizzi i giovani, interessati alla politica, sostituendo politici meno giovani e incapaci; e soprattutto uscendo da quella logica di candidature di mogli, figli, parenti e assistenti che regna in Italia.
Complimenti per l'intervista, ben formulata e precisa nell'individuare i punti cardini delle questioni.
www.cuscusa.it
daniela stanco - roma italia - Mail - martedi 3 febbraio 2009 13.32
Caro Antonio, non intendevo difendere nè il governo Prodi, nè quello Ciampi... nè tantomeno nessuno di quelli Berlusconi... il fatto che certi personaggi o certe ideologie, culture e pseudo culture, siano diventate antipatiche, pesanti, vuote e inadeguate ai tempi... non è una scoperta della "nuova destra" (...sto attendendo di verificare se è proprio proprio proprio e ripeto proprio! "nuova"), Alemanno, Lega, Berlusconi o chissà chi... ma di tutti noi Cittadini Italiani che amiamo il nostro Paese, l'Europa e direi fortemente l'intero Pianeta, che crediamo giusti e sacrosanti i diritti umani estesi all'umanità intera, e perchè no anche al mondo animale e vegetale, (diritto alla casa, alla salute, allo studio, al lavoro, alla FELICITA', alla parità di sesso, razza e religione ecc.), che ricordiamo il passato in maniera CHIARA, studiando e documentandoci in buona fede, ascoltando chi c'era, senza preconcetti, con mente e cuore aperto, perchè attraverso la Storia possiamo capire dove è giusto andare... "voididestra", tanto x capirci e ne ho tanti di amici!, avete una gran coda di paglia quando si parla di cultura... complesso d'inferiorità? paura? Per quanto riguarda le elezioni: NO COMMENT! Accetto la democrazia e il voto della maggioranza... e poi sai quanti "amicidisinistra" conosco che non sono andati al voto? TANTISSIMI. Anche se non ho condiviso... ho capito. "Mala tempora currunt". Con stima, Dan
Antonio Di Giovannii - Roma - Mail - martedi 3 febbraio 2009 11.57
Per Daniela Stanco : Perdere le elezioni cara Daniela , per la Sinistra Italiana è stato un duro colpo perchè i due anni con Prodi, anche se tragici, non erano riusciti a cancellare l'incosciente ottimismo derivante dalla mezza vittoria del 2006. Improvvisamente l'Italia si è scoperta di destra: Berlusconi, la Lega, Fini e Forza Nuova sono ormai in schiacciante maggioranza e a sinistra non c'è più nessuno. La sinistra conta poco o nulla e perde soprattutto sul piano culturale. La vera sconfitta non l'hanno infatti subita gli elettori o i politici di sinistra; a perdere è stata la cultura di sinistra che dopo anni di progressiva erosione è diventata ormai nettamente minoritaria. E' stata sconfitta la cultura di sinistra, ma Veltroni pare non averlo ancora capito. Una cultura che mai ha mosso le redini del potere politico, se non nelle amministrazioni locali. Forse è stata troppo dominante da diventare antipatica, oppressiva, neo-moralista, inadeguata ai tempi moderni e proprio per questo facile da distruggere da parte dell'opinione pubblica. La gente cara Daniela non ha più voglia di certi argomenti, di certi modi di pensare, di certe regole, di certe classificazioni, di certi stili di vita. Non ha più voglia di prediche. I valori sono stravolti e l'Italia di oggi pensa esattamente all'incontrario rispetto a 20 anni fa. E questo che Alemanno a mio avviso ha voluto dire. Per quanto riguarda l’uso dell’esercito vedi Governo Ciampi e Governo Prodi con le varie operazioni sulla sicurezza. Grazie per il tuo commento, da parte mia molto sentito.
tiziana - ITALY - Mail - martedi 3 febbraio 2009 9.51
PER DARIO:
MA TU NON SEI QUELLO CHE LAVORAVA PER STORACE?
daniela stanco - roma italia - Mail - martedi 3 febbraio 2009 9.25
E' una buona intervista, giuste le domande e gli argomenti posti da Antonio Di Giovanni... non condivido però l'opinione del Sindaco, soprattutto quando sostiene: "si deve perciò contestare il lento processo di svilimento dei nostri valori e della nostra identità, che la cultura dominante di sinistra ha prodotto"; quando elude la domanda sulla sicurezza e l'uso dell'esercito (un tema primario della sua campagna elettorale); quando ci fa credere che il passato italiano sia stato tutto in mano alla "sinistra", uno slogan di propaganda ... e meno male che non dice "i comunisti" come fa invece il presidente del consiglio!! (e uno se li immagina allora con 3 narici e i bambini tra le fauci come in quegli angosciosi manifesti del Passato... quelli si reali, i manifesti!)
Ringrazio Laici.it per l'informazione varia e attenta e aspetto la prossima intervista di A.D.G., magari verso chi ha opinioni diverse su come affrontare e risolvere i difficilissimi problemi di una metropoli come Roma.
Antonio Di Giovanni - Roma - Mail - lunedi 2 febbraio 2009 20.23
Per Anna di Roma: E' penoso sentir ancora l'eco di certe definizioni tipo "Fascista" oppure "Comunista" alle soglie della nascita nel nostro Paese, di un bipartitismo politico, dove si riconoscono in entrambi gli schieramenti delle forze "Democratiche", ciò rappresenta a mio avviso la difficolta di alcuni (per fortuna pochi) di superare gli steccati ideologici, volendo a tutti i costi rimanere imbrigliati nelle logiche di una nostalgica ideologia. e' questo a mio avviso, che alimenta l'odio ideologico e allontana la visione di una politica costruttiva. L'insulto peraltro è stato fatto a questa splendida Città di Roma, ridotta a baraccopoli, a strade dissestate, a scuole fatiscenti, a trasporti inefficienti, a strumenti sociali inefficaci proprio da una Sinistra Capitolina che si è protratta per troppo tempo....Sig.ra Anna
Antonio Di Giovanni - Roma - Mail - lunedi 2 febbraio 2009 20.9
Per la Sig.ra Polidoro. Ho letto con attenzione il suo commento, è le vorrei ricordare che l'impiego dell'esercito nelle operazioni di Ordine e Sicurezza Pubblica è stato utilizzato nei vari governi oltretutto di appartenenza politicha diversa, veda l'operazione Testuggine tra il 16 agosto 1993 ed il 28 febbraio 1995 con l'allora Presidente del Consiglio Azelio Ciampi e l'allora Sindaco Rutelli, l'operazione "Vespri Siciliani" che rappresentò il primo intervento in grande stile, per ragioni di ordine pubblico, effettuato dalle Forze Armate nel dopoguerra, proprio durante il governo Prodi e con l'allora Sindaco (sempre) Rutelli....quindi Sig.ra Polidoro la sua affermazione riguardo l'incapacità dell'attuale Amministrazione capitolina, risulta davvero flebile in relazione ad una più ampia analisi del problema. I reati di stupro non diminuiscono ne aumentano a seconda del colore politico, ci mancherebbe altro, sarebbe da parte sua una visione davvero miope dell'entità e della gravita di questo efferato e infame reato perpetrato a danno delle donne. Il problema della sicurezza è un problema strutturale, l'impiego dell'esercito non credo che crei nei più, come lei afferma una sensazione illusoria, piuttosto di contro puo determinare nel breve e nel lungo periodo, la percezione per chi vuol delinquere che le istituzioni comunque sono pronte a rispondere non sottovalutando la natura della problematica. Purtroppo sig.ra Polidoro una politica volta alla troppa tolleranza e ad una spasmodica ricerca di un integrazione razziale non attenta e screvra di una logica organizzativa , porta ad incentivare lo sviluppo di sottoculture, degrado e microcriminalità. Quindi Sig.ra Polidoro, prima di fare affermazioni, peraltro gradite, se volte ad una reale forma costruttiva....legga, si documenti, si informi. Grazie
,
L.Polettini - Roma - Mail - lunedi 2 febbraio 2009 19.56
Ritengo che il più grave e serio problema di Roma Capitale sia di tipo prettamente urbanistico, topografico, strutturale; ovvero il traffico, i semafori non sempre attivi, i pedoni distratti , le strade e l'asfalto. Le mie perplessità riguardano la sicurezza del manto stradale, sempre più precario e sempre più dissestato ogni principio di pioggia , di vento e di grandine , anche su percorsi tirati a lucido(si fa per dire) da pochissimo. Lottiamo a mio parere , contro un qualcosa di ancora poco contollabile e che rischia di mettere a serio rischio le risorse economiche del comune di Roma ,oltre che mettere a repentaglio quotidianamente le nostre vite sulla strada e che sovente ,poco conta se viene da destra o da sinistra! Buon lavoro!L.P.


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