Luca BagatinErnesto Nathan fu il sindaco di Roma che maggiormente lasciò il segno nella ‘città eterna’, caratterizzandola per la buona amministrazione, il senso civico e la laicità delle istituzioni. Egli lasciò, inoltre, il segno nella politica italiana, specialmente in quella che si rifà tutt’ora alla sinistra antimarxista (repubblicana, socialista, liberale) e nella Massoneria del Grande Oriente d'Italia, che rinnovò profondamente. Cercherò qui di presentare, brevemente ed evitando il più possibile la retorica, il profilo biografico di questo grande repubblicano mazziniano e massone, ancor oggi ineguagliato. Ernesto Nathan nacque a Londra il 5 ottobre del 1845 da Sara Levi e Mayer Moses Nathan. Attorno agli anni '60 del XIX secolo, la famiglia si stabilisce in Italia: dapprima a Firenze e successivamente a Milano e poi vicino a Genova. In seguito, Ernesto Nathan si trasferirà nuovamente a Londra e sposerà Virginia Mieli. Conoscerà dunque Giuseppe Mazzini, apostolo dell’Unità italiana, il quale lo invierà a Roma per assumere l’amministrazione del suo quotidiano “La Roma del Popolo”, il quale avrebbe dovuto formare la coscienza civile degli italiani, finalmente uniti, sconfiggendo l’analfabetismo. Correva infatti l’anno 1870. Nel 1872, Mazzini muore proprio nella casa della sorella di Ernesto Nathan - Giannetta Nathan Rosselli -  e dunque sarà la stessa famiglia Nathan ad assumersi il compito di lottare contro l’analfabetismo, la povertà diffusa e per l’emancipazione della classe lavoratrice, come propugnato dall’ideale mazziniano. Sara Levi fonda dunque la scuola elementare "Giuseppe Mazzini", aperta a tutti, ove viene impartito un insegnamento laico a partire dallo studio del mazziniano “Doveri dell’Uomo”. Altre scuole fioriranno per mezzo del contributo delle numerose Società operaie di Mutuo Soccorso, tutte di matrice mazziniana e garibaldina. La famiglia Nathan, acquisiti i diritti, si occuperà proprio in questi anni della diffusione delle opere di Giuseppe Mazzini. Attorno al 1886, Ernesto Nathan inizia ad appassionarsi ai problemi sociali in particolar modo dei ceti deboli, partecipando ai primi congressi operai e sostenendo il diritto di sciopero. Inizia a lottare contro lo sfruttamento della prostituzione, per la tutela del lavoro minorile e femminile, per la lotta all’analfabetismo, per l’affermazione della libertà di culto delle minoranze religiose e per un’etica laica e patriottica. Ernesto Nathan fa dunque suo il pensiero e l’azione del suo maestro: Giuseppe Mazzini. Inizia così l’attività politica del nostro. Nel 1887, Nathan aderisce alla Massoneria in accordo con i suoi ideali di libero pensatore e di emancipatore. Viene iniziato “sulla spada” dallo stesso Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Adriano Lemmi, nella Loggia Propaganda Massonica. L’anno successivo Ernesto Nathan acquisisce la cittadinanza italiana e, finalmente, tutti i diritti politici. Nel 1889 viene eletto consigliere provinciale a Pesaro. Questo incarico gli permetterà di schierarsi - forse fra i primi - contro la gestione barbarica dei manicomi dell’epoca e di sostenere come la causa prima della malattia mentale risieda nell’indigenza e nella povertà. Successivamente, si presenterà, nelle file radicali, con Andrea Costa alle elezioni per il Parlamento nazionale, senza essere eletto (ricordiamo che allora il suffragio era ristretto, maschile e legato al censo, quindi le classi popolari erano escluse dal voto). Nel 1895, Nathan, con alcuni scritti significativi, attacca l’allora primo Ministro Francesco Crispi, accusandolo di spreco di danaro pubblico e di corruzione. Egli propone inoltre l’allargamento del suffragio alle classi popolari, l’indipendenza della magistratura dal potere politico, la restrizione dei poteri dell'esecutivo e il miglioramento delle condizioni economiche degli insegnanti. Sarà così eletto nel consiglio comunale di Roma. Nel 1896 viene eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia succedendo a Lemmi e inizierà un processo di rinnovamento dell’Istituzione massonica, rafforzandola e mettendola al servizio dell’etica laica e dell’emancipazione delle classi popolari. Arrivò persino a sostenere - come prima di lui aveva già fatto il Gran Maestro Giuseppe Garibaldi – l’iniziazione massonica delle donne, affermando testualmente: “L’uomo e la donna siano le due note musicali che formano l'accordo umano, le due ali su cui l'essere si solleva sempre più alto per legge di eterno progresso nell'etere dell'infinito”. Nei primi anni del '900, Ernesto Nathan propone un’alleanza elettorale fra repubblicani, radicali e socialisti che sarà denominata “Blocco popolare” e con questa lista, nel 1907, sarà eletto aindaco di Roma con un’ampia maggioranza. Quale sindaco della città eterna, Nathan istituì le municipalizzate tutt’ora funzionanti: l’Atac e l’Acea; promuoverà l’istituto dei referendum per permettere alla cittadinanza di partecipare direttamente alla gestione della cosa pubblica; ostacolerà gli speculatori e i proprietari terrieri che si opponevano al nuovo piano regolatore; aumenterà il numero delle scuole e promuoverà la cultura laica. Celebre il suo discorso - a Porta Pia - del 20 Settembre 1910, ove denunciò l’oscurantismo della Chiesa cattolica e la sua scarsissima sensibilità nei confronti del ceti meno abbienti. Passò alla Storia della cultura popolare, poi, il celebre motto coniato dallo stesso Ernesto Nathan: “Non c'è trippa per gatti” a proposito della necessità di risparmiare danaro pubblico finanche nelle frattaglie da dare ai gatti, allora utilizzati dal Comune quali cacciatori di topi. Nel 1914, il “Blocco popolare” guidato da Nathan, prese il nome di “Unione liberale democratica”, riconfermando per le amministrative di Roma l’alleanza fra repubblicani, radicali e socialisti. E, nello stesso anno, prende posizione a favore dell’entrata in guerra dell’Italia contro gli Imperi centrali, necessaria a completare il processo di Unità nazionale e di emancipazione dagli Asburgo. Il suo irredentismo è così acceso che decide, nel 1915, di arruolarsi volontario nell'esercito, nonostante i suoi settant’anni: sarà assegnato ai reparti della Croce Rossa. Infine, nel 1919, si dimette dalla carica di Gran Maestro del GOI per dedicarsi alla cura dell’Edizione Nazionale delle opere di Giuseppe Mazzini. Morì nel 1921 e gli fu così risparmiata la sciagura del fascismo, che spazzò via, tristemente, ogni residuo di cultura laica e risorgimentale mettendo all’indice gli ideali mazziniani (arrivando persino a distorcerli e a utilizzarli a uso e consumo del fascismo), radicali, socialisti e mettendo fuori legge la Massoneria. Ernesto Nathan fu rarissimo esempio di uomo di governo coerente con i suoi ideali: mazziniani dalla nascita alla morte. Esempio di buona amministrazione e lungimiranza, purtroppo mai eguagliata in quasi cent’anni dalla sua morte.




(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
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