Vittorio LussanaSecondo il Vaticano, il celibato obbligatorio dei preti sarebbe addirittura “una dottrina apostolica”. Per la verità, gli apostoli erano quasi tutti sposati. E la Chiesa si ritrova da millenni di fronte a una contraddizione di fatto: conservare ufficialmente il dogma celibatario di funzionari e dignitari e, al contempo, fare di tutto affinché il maggior numero di persone che subiscono questa legge si comportino secondo norma. Oggi, appare certamente anacronistico proporre le delizie e i dolori di una vita da eunuchi per il Regno dei cieli. Eppure, altissimi prelati insistono nel confermare la giustezza di questa legge, nonostante essa provochi, da sempre, pesanti forme di repressione che possono portare a comportamenti gravissimi. Cercare di spiegare che la Chiesa di Roma non possieda gli strumenti culturali per giudicare atti e comportamenti sessuali rimane una denuncia generalmente stigmatizzata come opera di un qualche ‘pazzo scribacchino’, come ad esempio il sottoscritto. E la moda di giudicare il prossimo facendo finta di non vedere i propri lati peggiori è divenuto atteggiamento addirittura tipico: di qualunque argomento si tratti, la colpa è sempre di qualcun’altro, il peccato e il senso di colpa debbono fungere da freno psicologico di scelte e comportamenti, la stessa vita sessuale, decisamente funzionale a un corretto equilibrio psichico di ogni singolo individuo - uomo o donna che sia - rappresenta un qualcosa di ‘sporco’, a meno che non venga ‘incanalato’ nella funzione di procreare figli all’interno della famiglia, ovviamente. Invece, giustificare ogni colpa attraverso la ‘lavatrice’ della confessione, del pentimento e della contrizione, proteggere il tutto mediante il segreto confessionale, togliersi dall’impaccio di ogni ordinamento giudiziario per mezzo del diritto canonico, che dà modo alla Chiesa di fare e brigare ciò che vuole senza dover rendere conto a nessuno del proprio operato, rappresenta un comportamento perfettamente logico e razionale. Perché i cattivi son sempre gli altri, mai noi stessi. Certamente, c’è anche da sottolineare che grazie a Wojtyla, un pontefice assai ortodosso ma umanamente molto simpatico, la propaganda cattolica ha avuto un certo successo nel mondo puritano americano, quasi giungendo a mettere in crisi i riti riformati di antica discendenza anglosassone, che dunque oggi utilizzano il pretesto della pedofilia per cercare di screditare il Vaticano. Tuttavia, a molti sfugge il vero errore dottrinario: costringere per millenni il proprio clero a subire un dogma che, in passato, ha già creato casi di vescovi soliti celebrare santissime Messe innanzi a una trentina di concubine e a una sessantina di figli. Il tema della sessualità rimane ostico al clero cattolico, che non comprende nemmeno da quale parte affrontare l’argomento, da che lato iniziare ad analizzarlo, a prescindere dall’atavica misoginia discendente addirittura dai tempi di San Paolo. Di accettare la sessualità come una cosa di questo mondo risulta proprio cosa difficile ai cattolici, che preferiscono mantenere in vita ogni genere e tipo di contraddizione piuttosto che impegnarsi a dipanare una matassa che non è affatto né di natura ‘sofistica’, né si richiama a forme di edonismo esibizionistico. Il dato della repressione cattolica della sessualità ha fatto sì che, a livello sociale, determinati argomenti siano divenuti un qualcosa di particolarmente ‘esplosivo’, di cui si finisce col parlarne in ogni angolo di strada, dai bar più infimi ai sagrati delle chiese. Questa repressione, però, non crea solamente scandali di cui dibattere fin quasi alla saturazione, bensì anche fenomeni socialmente distorti, con risultati pedagogici addirittura opposti rispetto a quelli sperati, come ad esempio intere schiere di giovani che, dopo aver scoperto il frutto proibito, si scatenano alla ricerca di continui rapporti privi di ogni logica o basati su una concezione di desiderabilità fisica meramente narcisista, concepita come uno ‘status’. Proprio ciò è quanto favorisce gli aspetti più trasgressivi, svilendo ogni contenuto valoriale della sessualità, che in realtà gode proprio della sintesi tra sentimento e piacere fisico. Oltre a creare fenomeni distorti come appunto quello della pedofilia, che rappresenta una questione grave non soltanto perché storicamente praticata da numerosi appartenenti al clero, bensì perché non si vuol proprio comprendere che di deviazione psichiatrica si tratta, che dunque dovrebbe essere combattuta nei suoi effetti, nonché curata nelle sue cause. In sostanza, non è grave solamente il fatto che siano stati scoperti degli ecclesiastici molestatori di bambini, bensì che la Chiesa cattolica non comprenda gli influssi secolari di ‘doppiezza’ che essa stessa ha culturalmente innescato: persino il fatto che vadano di moda alcuni culti ‘dualistici’ discende dal suo cattivo operato. Da millenni, Roma si rifiuta di parlare di amore, cioè di trattare approfonditamente l’argomento fondamentale del proprio messaggio evangelico, quello che dovrebbe rappresentare e difendere, permettendo al male non solo di insinuarsi tra le sue fila, ma di diffondersi in quanto vizio, favorendo cioè il dispiegarsi di gravissime deviazioni. Tuttavia, in base a ciò, nessuno si sogni di far ‘ricadere sulla testa’ dell’attuale pontefice le colpe di tutto questo, poiché si tratta di errori dogmatici provenienti da lontanissimo. E non mi appare del tutto corretto, oggi, fare la morale alla Chiesa: basterebbe, molto più semplicemente, che essa non la facesse sempre e solamente agli altri…




Direttore responsabile di 'Periodico Italiano'
(editoriale tratto dal web magazine www.periodicoitaliano.info)

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Vittorio Lussana - Roma - Mail - venerdi 23 aprile 2010 14.17
Caro Sergio, se la scelta la fa la Chiesa cattolica e non il singolo aspirante sacerdote, mi chiedo di quale libera scelta lei stia parlando. Rigurado invece ai risultati pedagogici, non è così infrequente incontrare figli di famiglie cosiddette 'perbene' in discoteca o nei locali drogati fin sopra ai capelli e in piena esaltazione trasgressiva. Concordo che ciò non derva dalla dottrina evangelica, che per l'appunto non viene applicata, poiché comunque il modello di Gesù è difficilmente eguagliabile nel mondo moderno. Ma affermo ciò sottolineando anche il fatto che, in termini sociali, è meglio proporre, quanto meno, un modello di riferimento piuttosto che non averne affatto.
Cordiali saluti a lei.
VL
sergio - fenizia - Mail - mercoledi 21 aprile 2010 17.5
Dice bene Lussana quando afferma che quello della "pedofilia è solo un pretesto per cercare di screditare il Vaticano". Infatti nessuno pensa che tra i chierici si dia una presenza di pedofili maggiore rispetto ad altre categorie di persone. Dalle ultime righe, inoltre, si evince come papa Benedetto XVI non sia il vero obiettivo di questa campagna diffamatoria che dura ormai da mesi. L’obiettivo vero è la Chiesa cattolica (e la sua dottrina sulla vita, sulla famiglia ecc.).

Mi sembra poco convincente considerare “repressiva” la dottrina della Chiesa in tema di celibato. Infatti, la Chiesa non impone il celibato ai sacerdoti, ma sceglie le persone alle quali conferire il sacerdozio tra coloro che già in precedenza abbiano manifestato di possedere questo carisma. Vengono chiamati al sacerdozio solo alcuni tra coloro che già hanno riconosciuto in se stessi questa chiamata alla dedizione totale nel celibato.

Sul piano pedagogico, poi, se è vero che a volte si ottengono risultati opposti rispetto a quelli sperati, ciò a mio parere oltre a non essere il caso più frequente, è dovuto ad errori di impostazione o di comunicazione, non certo alla dottrina, che invece ha dato buoni frutti nella maggioranza dei casi.

Sulla questione della pedofilia mi permetto di citare un articolo che mette un po’ di ordine tra gli elementi della vicenda: http://www.documentazione.info/article.php?id=1111&idsez=41

Cordiali saluti.


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