Francesca Galvagno“Italiani! Elettori, inquilini, coinquilini, affittuari, quando sarete chiamati alle urne per compiere il vostro dovere, ricordatevi un nome solo: Antonio La Trippa”! Così urlava al megafono il grande Totò nel film “Gli onorevoli” per la sua buffa e arbitraria campagna elettorale. Sin dai tempi della rinascita economica italiana, la campagna elettorale era davvero una cosa seria e impegnativa, condotta fino in fondo, senza esclusione di colpi. Anche oggi siamo in piena compagna elettorale e ogni attento cittadino ha già in mente il suo “Antonio La Trippa”, il nome del candidato prescelto da scrivere sulla scheda elettorale che il 28 e 29 marzo 2010 lascerà cadere nell’urna. Ma per tutti quegli italiani un po’ distratti che non hanno ancora deciso su quale preferenza di voto orientarsi, che non hanno la più pallida idea di chi votare o non aspettano altro che qualcuno dia loro un valido suggerimento da seguire, ecco entrare in gioco loro: tutti quei bei simpatici e paffuti faccioni che ci sorridono insistentemente e fissamente in ogni angolo di strada. Si, stiamo parlando delle affissioni abusive. E anche per questa tornata elettorale le nostre città non perdono l’appuntamento con manifesti di vari formati, con le effigi di questo o quel candidato alla regione, che quasi per miracolo appaiono dalla sera alla mattina sul muro di fronte alle nostre finestre. Forse i più distratti non si accorgono, uscendo di casa, che quel faccione sorridente che gli dà il buongiorno la mattina appena varcato l’uscio, quasi sicuramente non sarà lo stesso che alla sera, al rincasare, lo fisserà sornione e soddisfatto per aver conquistato quel nuovo formidabile spazio “gratuitamente abusivo”. Facile incappare, in questi giorni, durante una rilassante e romantica passeggiata notturna, in camioncini in sosta sul ciglio del marciapiedi col motore acceso, i portabagagli pieni di manifesti elettorali ripiegati un po’ alla rinfusa mentre degli extracomunitari con pennello e colla si prodigano in virtuose piroette e … voilà! Il faccione abusivo eccolo là! Ma se è vero che l’esempio sul modo più corretto di agire ci viene da chi è più grande di noi, in quanto più maturo e con più esperienza, allora perché ci meravigliamo se molti dei nostri giovani imbrattano i muri delle città con le loro bombolette spray? È forse un reato meno grave e meno fastidioso per il decoro di una città quello di aggredire un muro di cinta di una palazzina del centro storico con colla e carta piuttosto che con l’inchiostro in bomboletta? Non è forse la stessa cosa? In fondo, se usano farlo i nostri aspiranti amministratori della cosa pubblica, perché i giovani attratti dall’arte delle esibizioni sui muri dovrebbero resistere alla tentazione di dar libero sfogo alla loro espressività? Se analizziamo i due fenomeni dal punto di vista estetico, allora sarei addirittura tentata di far pendere l’ago della bilancia a favore delle bombolette spray abusive, perché se non altro, ogni tanto, riescono anche a creare qualcosa di esteticamente gradevole, sicuramente molto di più delle effigi rappresentate sui manifesti elettorali. Ma, in realtà, se esaminiamo il fenomeno dal punto di vista dei costi che ricadono sulla collettività, allora le affissioni abusive battono i grafomani di gran lunga! Insomma, mio caro faccione abusivo, ma tu quanto ci costi?  Da un’inchiesta condotta tra gli addetti ai lavori è emerso che questi rassicuranti candidati politici per il loro agire con disinvolta colpevolezza contribuiscono alla mobilitazione e allo spreco di tante risorse pubbliche sottraendole dal loro primario obiettivo di essere messe a disposizione della collettività. In prima linea per la lotta all’abusivismo si trova la Polizia municipale, lodevolmente  impegnata a rilevare e verbalizzare gli abusi commessi essendo perciò costretta a svolgere ore di lavoro straordinario naturalmente e giustamente retribuite. Ad affiancare la Polizia municipale in queste lunghe settimane di campagna elettorale si trova anche il personale Ama impegnato, se pur non sempre nelle ore di straordinario, a grattare, lavare, scrostare e raccogliere il lerciume lasciato in giro da questi complici dello scempio pubblico, venendo, quindi, distolto dal proprio lavoro ordinario. Altro punto, difatti, drammaticamente abusato è l’assoluta mancanza di rispetto delle regole per la tutela dell’ambiente. Si pensi a quanti quintali di carta viene destinata alla cartellonistica abusiva, non più riciclabile in quanto intrisa di colla, spreco, tra l’altro, assolutamente inutile ai fini della visibilità elettorale, dal momento che nell’arco di un paio d’ore i manifesti abusivi presenti vengono coperti da nuovi manifesti abusivi, secondo un avvicendarsi continuo senza sosta. E, a dispetto della salute dei polmoni dei cittadini e della battaglia contro la concentrazione delle polveri sottili nell’atmosfera, scorazzano indisturbati per le vie del centro i folcloristici camion detti ‘vele’, autorizzati a derogare ai divieti delle ZTL e all’obbligo dell’Euro4. E il cittadino che fa? Per la maggior parte delle volte subisce impotente e sconfortato questa usurpazione dei suoi diritti: il diritto di vivere in una città pulita, di godere del decoro urbano. Quando non rischia in prima persona di scivolare sulle viscide colle appena scolate sui marciapiedi, non fosse altro perché paga, anche profumatamente, tasse al comune affinché questo garantisca pulizia, ordine e decoro. Ma non sempre resta a guardare: già dai primi gironi di febbraio, per le strade della capitale i romani si sono organizzati nel “movimento dei cittadini stacchini”. E mentre in parlamento si decide di prorogare fino al 31 maggio 2010  il condono alle migliaia di multe da pagare per i manifesti abusivi, dando difatto l’autorizzazione preventiva a delinquere, sempre più gruppi di cittadini si sono rimboccati le maniche per pulire i muri delle loro città. La campagna elettorale, in Italia, è una vera e propria follia collettiva secondo la quale tutto è ammesso, ognuno può imporsi credendo e sapendo di farla franca un’altra volta, sperando anzi così di venire premiato racimolando qualche voto in più, il voto di quel passante che lo fissa negli occhi e decide che quello è l’uomo che fa per lui. Ma così non è, o almeno non lo è più da quando è iniziato un processo di presa di coscienza dell’opinione pubblica. Su questo ci confortano le parole di Massimiliano Tonelli, rappresentante del coordinamento blog antidegrado, che afferma: “Le affissioni abusive, grazie alla sensibilità che sta montando, ormai fanno perdere più voti di quelli che fanno guadagnare. Ogni blog, ogni forum, ogni mailing list è zeppa dei volti e dei cognomi dei candidati da “non votare” perché colpevoli di affissione abusiva. E allora chi ci guadagna? Solo il racket degli attacchini, tutti rigorosamente assoldati in nero”! Nel proprio delirio di onnipotenza, ogni politico che continua a usare e abusare di metodi illeciti per condurre la propria campagna elettorale pensa forse di essere rimasto ai tempi di Totò e di potersi rivolgere agli italiani proprio come faceva il candidato onorevole La Trippa, quando affacciato alla sua finestra urlava: “Italiani, dormite pure, dormite pantofolai, quando qui c’è l’insonne che vi salva. Mentre voi dormite, La Trippa lavora”!


Lascia il tuo commento

maria luisa - italiana - Mail - giovedi 25 marzo 2010 15.38
Condivido in pieno lo spirito dell'articolo. Abito in una bella periferia piena di verde, ma in questo periodo tutto e' ricoperto di carta macerata che nessuno porta via. Non posso piu' fare le mie quotidiane passeggiate!


 1