Barbara AlessandriniAddentrarsi in riflessioni e analisi sul ritardo nella presentazione delle liste del Pdl a Roma equivarrebbe alla pretesa di dimostrare che l’acqua è bagnata. Quel che è accaduto si commenta da sé. Con ciò che è successo. Come una sorta di disarmante tautologia. Che il principale partito della capitale non sia riuscito a presentare la propria lista della provincia di Roma rappresenta comunque una dichiarazione di incapacità da parte della classe politica. Locale e, in parte, anche nazionale. E’ però sul piano locale che i cittadini ancora si domandano che cosa i loro rappresentanti e la dirigenza politica del Pdl romano e del Lazio abbiano espresso negli ultimi quindici anni, fino a toccare il fondo in cui non si è più in grado di distinguere le procedure che sono inderogabili. Caso a parte Alleanza Nazionale che ha seguito il suo percorso politico coronando il proprio radicamento con l’elezione a sindaco di Roma del proprio esponente Gianni Alemanno, con i suoi colonnelli costantemente impegnati a fare politica così come la facevano all’interno del Movimento Sociale. E progressivamente ascesi dai piani locali a quelli nazionali. Così come molti ex consiglieri comunali di An, per anni dediti a farsi le ossa in consiglio e in giunta in Campidoglio nell’ultima tornata elettorale nazionale sono approdati nelle aule parlamentari. Fin qui An. E Forza Italia? E’ un puro caso dipendente da imperscrutabili “coincidenze e circostanze avverse” il fatto che FI romana non sia mai riuscita a esprimere un dirigente degno di questa qualifica? Il dominus incontrastato in ambito romano è stato ed è tuttora Antonio Tajani che, pur essendo stato insignito di allori europei, oltre vedersi universalmente riconosciuto come uno dei fedelissimi di Silvio Berlusconi, è, per usare una perifrasi, poco accreditato in ambito romano e laziale. Se non altro sono molti ad addebitargli, oltre al ministro Gianfranco Rotondi, la mancata crescita di una classe politica capace, tempestiva e responsabile. Tornando al caso specifico, c’è da osservare che il pasticcio è stato così eclatante che rischia di trasformarsi ancor più in un boomerang per il Pdl. Le ipotesi sull’argomento fioccano come neve a zero gradi. Tutte, pressoché, prive di credito ma pur sempre ipotesi. Dalla voce che vorrebbe l’accaduto non figlio del caso ma di ripicche e dimostrazioni di forza interne al Pdl locale, o del tentativo, andato maldestramente fuori tempo, da parte di un Milioni che attende un via libera per l’avviamento di un centro commerciale a Fiuggi, di cambiare un candidato. O ancora, la tesi di coloro che sostengono un ritardo intenzionale al fine di costruire un alibi che giustifichi un ipotetico calo elettorale del Pdl nel Lazio a cui nemmeno la stampa più antiberlusconiana si avventurerebbe a dar credito. Un dato però è evidente. Il Pdl sta reagendo all’accaduto come un bambino trovato con le mani nella marmellata. Quando si dice ‘a fessa ‘n mano a i ccriature! Ma quali ccriature…





(articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 2 marzo 2010)
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