Giordano FossiUn concetto fondamentale per l’evoluzionismo è quello di ‘fitness’, cioè la capacità degli organismi di sopravvivere e di riprodursi. Per realizzare al massimo la seconda caratteristica (diffondere i geni di cui siamo i portatori) maschi e femmine seguono due condotte diverse: i maschi cercano di fecondare il massimo possibile di uteri, dato che dispongono di miliardi di spermatozoi e le femmine, che di uova ne hanno poche, cercano di utilizzare i geni maschili migliori a disposizione. Date queste premesse, apriamo lo scenario di un paio di diverse centinaia di milioni di anni di sessualità per soffermarci sull’ultimo suo prodotto, il ‘Sapiens sapiens’ nella sua sottospecie giudeo - cristiana. Si tratta di un periodo molto recente, in termini evoluzionisti, nel quale i maschi si sono dati da fare per disporre di molti  uteri mettendo su harem con tante mogli e concubine. E anche quando sposavano una sola donna, organizzavano un gratificante corteo di schiave e affini facendo sì che la fedeltà coniugale riguardasse solo le donne, in maniera da garantirsi che allevassero figli loro. Gli Ebrei furono i primi (con la breve eccezione di Akenaton) a seguire un rigido monoteismo. Dopo la morte di Gesù, i suoi seguaci dovettero decidere se collocarlo come uno dai tanti profeti di Israele o considerarlo l’unico vero Dio (Gesù non aveva mai dichiarato di esserlo). Forse è stata la religione Indù a suggerire il modello della Trinità. Sta di fatto che Gesù non venne più considerato un profeta, ma Dio stesso. Risolto il problema del monoteismo, tuttavia ne sorse un altro: se si trattava dell’unico Dio, il modello che si offriva (l’imitazione di Cristo) doveva essere perfetto, ma a questo stesso modello non era possibile attribuire una sessualità, altrimenti si sarebbe ricreato il politeismo. Teniamo presente che ci si aspettava, entro poco tempo, la fine del mondo e che una religione universale non aveva bisogno di tanti ‘soldati’. La valutazione negativa della sessualità ha così portato molte conseguenze, che elencherò senza poter fare un collocazione cronologica: consapevolezza che la natura peccaminosa della sessualità costituiva un potenziale strumento di potere se ci si arrogava il potere di assolvere i peccati sessuali; il peccato originale (non si poteva considerare peccaminosa la conoscenza nella cultura greca e romana) diventò di natura sessuale; le fantasie e i desideri sessuali diventarono peccaminosi (Gesù non poteva aver avuto neppure questi), le masturbazioni un peccato mortale (persuadendo i medici della loro estrema pericolosità e rovinando l’adolescenza di tanti poveri innocenti). Potremmo continuare a lungo in questo elenco, che ha fatto del cristianesimo l’unica religione sessuofobica. Le altre credenze, infatti, vanno dalla esaltazione (dalla sessualità sacrale del Paradiso musulmano, con femmine bellissime, la cui verginità si rinnova dopo il coito, così incantevoli che il Credente premiato resta per 10 anni con gli occhi sbarrati appena le vede, ad una ricerca di spiritualità in alcune religioni orientali che però non condannano la sessualità come tale). Le Chiese Ortodossa e Protestante hanno fatto qualcosa per sottrarsi a queste forme di condanna anacronistiche della sessualità, ma ci sono riuscite solo in parte. Molto di più sta facendo la cultura moderna, che però non ha ancora raggiunto una vittoria completa nel proporre la sessualità come attività essenzialmente positiva la quale, come molte altre, può essere occasione per comportamenti negativi o addirittura delittuosi.


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francesco p. luiso - lucca italia - Mail - martedi 3 novembre 2009 0.9
Mi sembra che la sessualità sacrale islamica sia un po' a senso unico. E le donne cosa hanno a disposizione: uomini bellissimi che tornano vergini dopo ogni coito? O magari hanno un'erezione che dura dieci giorni?


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