Antonio SuraciDopo il voto espresso dal parlamento sul ddl in materia di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere, è giusto porsi la domanda se la politica sia in grado di comprendere i problemi della gente e, conseguentemente, di offrire soluzioni adeguate. La trasversalità del voto non influisce minimamente sul giudizio negativo, né tale giudizio viene attenuato dalla presunta incostituzionalità sollevata da alcuni parlamentari. Siamo abituati, purtroppo, ad assistere a indecenti spettacoli politici sui diritti civili ed umani. Ma l’abitudine non può trasformarsi in complicità e occorre, almeno per un partito laico, alzare i toni della sfida per non abbandonare quanti, e sono tanti, continuano a vivere ai margini della società. Margini voluti e non definibili quali normalità in una convivenza civile di massa. Non stiamo parlando della marginalità dei profitti o delle perdite, parliamo dei diritti umani che dovrebbero essere al centro dell’interesse politico in una democrazia che si autodefinisce tale solo perché ancora garantisce delle libere elezioni, seppur con il trucco. Credo che non sfugga a nessuno la violenza contro i gay, le lesbiche o i transessuali, né sfugga ai più accorti come Roma sia diventata una città in cui la punizione, spesso esercitata da gruppi organizzati, da infliggere ai ‘diversi’ rischi di diventare una pratica da seguire anche in altre realtà nazionali. Cosa si fa e cosa si propone per evitare che simili ‘audaci azioni’  non si trasformino in una pratica giustificata o giustificabile con cui convivere tra paura e indifferenza? Certo, il dibattito politico non aiuta a rasserenare gli animi, né le ambigue dichiarazioni del sindaco Alemanno, il quale a ‘Buongiorno 5’ ha dichiarato: “'Avrei votato contro quella legge non perché sia contrario ad aggravanti rispetto a reati di violenza fisica, ma sono contrario a tutte quelle formulazioni ideologiche in cui si parla di aggravanti per questioni morali e culturali…Io sono favorevole alle aggravanti quando si parla di violenza fisica, ma in relazione a violenze morali ci troviamo dinanzi a situazioni che possono andare in conflitto con la nostra cultura cattolica”. Il primo cittadino di Roma, insomma, si dichiara contrario su una formulazione ideologica per il fatto che tale formulazione potrebbe andare in contrasto con la nostra cultura cattolica. Prima di tutto, non essendo sufficiente in tale contesto la sola condivisione della punizione inflitta per violenza fisica, il sindaco deve spiegarci cosa c’entri la nostra (Sua) cultura cattolica. Dietro qualsiasi violenza fisica è riscontrabile una motivazione ideologica o morale e tale motivazione, la maggior parte delle volte, nasce dall’ignoranza o dalla difficoltà di comprendere il prossimo e le sue diversità. Ciò vale non solo per i gay, ma per tutti coloro che vengono emarginati per qualsiasi titolo supposto o presunto valido. La violenza è sempre di matrice ideologica. E dopo l’affermazione di Alemanno non vorremmo scoprire che la matrice ideologica a cui far riferimento sia proprio quella cattolica. Noi laici abbiamo un grande rispetto della tradizione cristiana e siamo convinti che la storia attraverso la quale si sono formate le moderne società non possa non tenere conto di questa tradizione. Ma è da sottolineare che le moderne società democratiche si sono formate attraverso una forte e vivace dialettica non con il cristianesimo, ma con il cattolicesimo. Il che vuol significare che i diritti umani, per i quali ci auguriamo vengano introdotti in tutte le democrazie e non solo, non possano essere riconosciuti su una base ideologica, ma debbano essere valutati nella loro universalità. Solo il rispetto dell’uomo al quale si riconosce il diritto di vivere la propria vita anche nella diversità e nel rispetto delle regole che, in via evolutiva, la società stessa si dota nelle diverse fasi storiche, deve informare l’azione politica grazie alla quale realizzare una convivenza non ideologica, né cattolica. Il problema di fondo è che coloro che si dichiarano oggi liberali e riformisti dovrebbero approfondire il senso delle loro dichiarazione, avvertendo la necessità di riflessioni assai più pregnanti, evitando, nel frattempo, dichiarazioni a dir poco superficiali.




Segretario politico dell'Unione romana dei Repubblicani
(articolo tratto dalla prima pagina del quotidiano 'la Voce Repubblicana' del 21 ottobre 2009)

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